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Legge 194. Consiglio respinge mozione di Sel per sollecitare più impegno della Regione su Ivg 

A presentare la mozione Chiara Cremonesi (Sel). L’assessore Gallera sostiene che “in Lombardia la libertà delle donne di interrompere volontariamente la gravidanza è già garantita con tempestività, omogeneità ed efficacia”, ma per Cremonesi non è così: “Dobbiamo quindi prendere atto che il centrodestra persevera nell’idea che l’Ivg non sia un diritto da garantire con pienezza”. Nei giorni scorsi anche il PD aveva lanciato l'allarme ritenendo che in Lombardia la 194 sia disattesa

05 APR - “Dopo l’ennesimo richiamo al nostro Paese da parte di organismi sovranazionali, a fronte di un livello di obiezione in Lombardia che risulta critico al pari della media nazionale, con un particolare problema nei piccoli centri lontani dalle aree metropolitane, la Regione si attivi per garantire finalmente la piena applicazione delle legge 194 in modo uniforme su tutto il territorio”. Con queste parole Chiara Cremonesi (Sel) annunciava dal suo blog la presentazione di una mozione in Consiglio Regionale. Ma i suoi colleghi non sono stati d’accordo. La mozione, infatti, è stata respinta a larga maggioranza dopo un ampio dibattito e forti polemiche.

Per l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, “in Regione Lombardia la libertà delle donne di interrompere volontariamente la gravidanza è già garantita con tempestività, con omogeneità e con efficacia. Non si può fare riferimento a ciò che avviene da altre parti d'Italia o del mondo, noi siamo in Lombardia dove le leggi si applicano, i diritti si attuano e dove si ha grande rispetto delle donne e per le loro scelte. Che non sono mai scelte superficiali, ma difficili e dolorose”.

“La nostra - ha spiegato l'assessore in una nota - è una regione dove lo scorso anno sono state effettuate 14.111 interruzioni volontarie di gravidanza, il 15% provenienti da fuori regione, dove non vi è alcuna donna in lista d'attesa o che non possa accedere al servizio. Un servizio che viene fornito attraverso l'attività di 163 consultori pubblici e 81 consultori privati, dove viene gestita la gran parte delle fasi del pre intervento e della certificazione. Il tempo che intercorre tra il rilascio della certificazione e l'atto di interruzione va da un minimo di 8 giorni a un massimo di 14, con grande tempestività in tutte le nostre Asst”.

“Addirittura - ha sottolineato Gallera - e per questo il voto della Giunta è contrario alla mozione, in Lombardia abbiamo 61 medici non obiettori su 209, ovvero il 30%, che viene destinato ad altri servizi perché numericamente superiore alle richieste per la prestazione".

Per Gallera “quindi, in Lombardia, non abbiamo bisogno di altri medici non obiettori. E in merito ai luoghi dove le interruzioni di gravidanza non avvengono voglio far presente che in molti casi, avviene che sia proprio la donna, per motivi di privacy, a scegliere di andare a effettuarle a 10 chilometri dalla propria residenza. Quindi quello della carenza di medici non obiettori è un non problema per la nostra regione e per questo non si può chiedere di fare dei corsi riservati al loro reclutamento”.
 
Per il vice capogruppo della Lega Nord e presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, la mozione di Cremonesi “è l’esempio di un tema serio e difficile usato per finalità propagandistiche di bassa lega, le cose che vengono raccontate infatti non corrispondono al vero e sono i numeri a spiegarlo oltre ogni ragionevole dubbio”.
 
Per Rolfi, inootre, “piuttosto che incentivare l’aborto si deve pensare a fare tutto il possibile per promuovere la cultura della vita, certamente nel rispetto della libertà di scelta, ma tenendo sempre conto di come il compito delle istituzioni, così come quello della politica, debba essere necessariamente orientato verso il futuro”.

Ma Cremonesi ribadisce il suo allarme. “Con una media di obiezione del 70% e alcuni ospedali che da anni non praticano aborti, il centrodestra bolla come propaganda di sinistra le stesse critiche sollevate a più riprese da organismi sovranazionali, ultimo in ordine di tempo il Comitato dei diritti umani dell’Onu, e rifiuta di considerare soluzioni organizzative che consentano di contemperare la facoltà di astenersi dalla pratica con la necessità di assicurare il servizio. Già altre Regioni si sono mosse in questo senso, per esempio il Lazio, con misure d’emergenza come bandi ad hoc per assumere medici non obiettori da assegnare al servizio specifico. La libertà delle donne non può essere sacrificata sull’altare di visioni ideologiche né delle scelte personali di ginecologi e anestesisti, senza che le istituzioni si sentano chiamate a intervenire. Regione Lombardia ha il dovere di fare in modo che i suoi ospedali pubblici rispettino la legge e rendano disponibili i servizi che essa prevede. La qual cosa oggi, per quanto ne dica l’assessore Gallera, non succede”.

Per Cremonesi “dobbiamo prendere atto che il centrodestra lombardo persevera nell’idea che l’interruzione di gravidanza non sia un diritto delle donne da garantire con pienezza. Una tesi che peraltro è stata sostenuta in Aula con affermazioni irricevibili, prima fra tutte l’accusa di ‘cultura mortiferà riferita a una legge dello Stato da chi in passato ha organizzato e sostenuto i funerali dei feti”.

05 aprile 2017
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