Brescia. Truffa su trasporto dializzati, 32 indagati. Pazienti si appellano alla Regione
Sarebbero circa 2 milioni i km mai percorsi per i quali le 24 associazioni al centro dell'inchiesta avrebbero ottenuto rimborsi dalla Asl (pari a circa 1,5 milioni di euro). I pazienti dializzati chiedono l'intervento della Regione: “Il trasporto da casa all'ospedale e ritorno è parte del progetto terapeutico ma in Lombardia è a macchia di leopardo”.
13 LUG - Ammonterebbero a quasi 1,5 milioni di euro i rimborsi gonfiati da 24 associazione di volontariato per il trasporto dei pazienti in dialisi da casa all’ospedale. Nell’'inchiesta della Procura di Brescia sono indagate 32 persone, tra i quali comparirebbero anche due dirigenti delle Asl.
Intanto la situazione per i pazienti sta diventando preoccupante, e non solo a seguito della vicenda bresciana, tanto da indurre
Valentina Paris, Presidente Nazionale Aned onlus, ad appellarsi alla Regione: “In Lombardia, in tutta onestà, sul tema del trasporto per le persone dializzate non ci siamo: troppe diversità territoriali, una situazione a macchia di leopardo che vede accanto a realtà efficienti, territori che garantiscono male questo servizio. Più volte abbiamo chiesto di procedere ad una mappatura delle diverse realtà e conseguentemente agire insieme affinché tutte le ASL siano in grado di assicurare un buon servizio. In molti casi invece i rimborsi per Croci e Associazioni non sono adeguati e questo diventa un terreno scivoloso, che alimenta scorciatoie, ancorché non giustificate e condannabili”.
Quanto all’indagine bresciana, Paris spiega che “Aned non vuole e non deve entrare nel merito della vicenda giudiziari, perciò chiede con forza che sia garantita la continuità del servizio e invita la regione e tutte le Associazioni e Croci convenzionate di adoperarsi in tal senso. Si sappia che molti malati non hanno alternative”. Per l’Aned, infatti, l’unica “vittima certa sono i malati di reni, che si vedono negato un diritto”.
13 luglio 2015
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