Sulla riforma del 118 se pensano di fermarci sbagliano di grosso
di Maria Domenica Castellone
24 SET -
Gentile direttore,
leggo su un quotidiano online di settore la replica dell’infermiere, dott.
Andrea Andreucci, Presidente del Secondo Congresso di Emergenza Urgenza di Riva del Garda, e dell’anestesista dott.
Alessandro Vergallo, Presidente AAROI-EMAC (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani – Emergenza Area Critica) alla mia contestazione a mezzo stampa in merito alla “gogna” offensiva cui sono stata pubblicamente esposta dal dott. Vergallo quando sul palco ha sostenuto che il DDL a mia prima firma di riforma legislativa del Sistema di Emergenza Territoriale 118, ossia il DDL 1715, come dicono “all’ombra del Vesuvio, addà murì”, ossia “deve morire”, peraltro senza diritto di replica, non essendo la scrivente stata invitata all’evento.
In merito ai contenuti della replica, l’infermiere Andreucci, che definisce la stessa una “lagnanza”, sostiene di avermi invitata ed esibisce in allegato un pdf che riporta l’immagine di un invito rivolto alla mia persona a partecipare al Congresso. Avrebbe fatto meglio, l’infermiere Andreucci, ad esibire la documentazione di una mail formalmente inviata ad uno dei miei indirizzi istituzionali, perché, al contrario di quanto lui afferma, questo invito non risulta agli atti, da nessuna parte. Unica mail da me ricevuta a firma AAROI-EMAC-dott. Vergallo è datata Ottobre 2020.
In merito a quanto da me affermato che il DDL 1715 rientri “in difesa di leggi che vanno a disturbare chi vuole mantenere il potere lucrando sulla pelle dei cittadini”, l’infermiere Andreucci sostiene che “questa affermazione non è neanche degna di una risposta”. Anche qui si sbaglia. Andreucci, evidentemente, si è perso la devastazione cui è stato oggetto da almeno 15 anni il sistema 118 nazionale nel nome di interessi che stanno emergendo pubblicamente mediante inchieste dedicate, assai note, e su cui si attendono sviluppi che, con carattere di “risposta” esauriente, chiariranno meglio, ai territori di Riva, e davanti a quanto si è verificato e si verifica sulla “pelle dei cittadini”, i contesti, le appartenenze, le responsabilità.
L’infermiere Andreucci, che ringrazio per avermi definita “illuminata”, formula, scoprendosi addirittura “incuriosito”, un quesito. Mi pone, infatti, questa domanda ben precisa: “da quando i volontari prendono un compenso? ” Rispondo: i volontari non prendono compenso, ma prendono ugualmente soldi, sotto forma di rimborsi. A fronte del lavoro massacrante che i volontari “autisti-soccorritori” del Sistema 118 fanno in tutte le regioni d’Italia, paragonabile ad un vero e proprio “lavoro parasubordinato”, che possiamo peraltro produrre ubiquitariamente, turni di servizio alla mano, mediante accesso agli atti e testimonianze dirette rese, in tutte le regioni ed in tutti i SET 118 del Paese, questo “rimborso spese” è assolutamente irricevibile, improponibile, inaccettabile.
Il tutto, spesso a fronte di lauti finanziamenti che le Associazioni ricevono da più parti. Riteniamo, infatti, che l’istituzione del profilo professionale dell’autista-soccorritore debba prevedere anche la creazione, in aggiunta al mantenimento della componente del volontariato, di un nuovo impiego, che riconosca legittimamente l’impegno profuso e chiarisca definitivamente il ruolo di questa figura. Anche qui, rassicuro l’infermiere Andreucci, che si preoccupa di evidenziare come le realtà illecite in cui i volontari percepiscono una retribuzione debbano essere segnalate agli organi competenti: le segnalazioni vengono puntualmente effettuate in tutto il Paese, e anche qui le inchieste ed i vari report, con tanto di testimonianze, altrettanto ubiquitarie e sconcertanti, diventeranno ben presto cardine dell’attenzione tutta del parlamento e della cittadinanza nazionale. A mia firma sono già state depositate in Senato, da mesi, diverse interrogazioni sul tema.
Sempre l’infermiere Andreucci proclama altisonante, nel suo replicare, in merito al fatto che “la carta di Riva delinea un sistema di emergenza-urgenza dove tutti gli stakeholders che davvero contano, sono coesi e presenti”. Chiarisco all’infermiere Andreucci che delineare i sistemi in Sanità è compito del legislatore e non compete certamente a lui definire, in merito alla autorevolezza ed alla competenza del delineare questi sistemi, quale è il Sistema di Emergenza Territoriale 118, quali siano gli “gli stakeholders che davvero contano”.
L’infermiere Andreucci legge, quindi, in modo evidente, con nuovi parametri interpretativi grammaticali rispetto alla più elementare sintassi della nostra lingua (ancora l’italiano) quanto ho affermato: “Ma la cosa sconcertante sono gli applausi (alle esternazioni “beneauguranti” del dott. Vergallo) e la completa indifferenza a questo teatrino fatiscente di tutta la politica presente”. In questa affermazione, “tutta la politica presente” viene – molto chiaramente - connotata con il concetto di “indifferenza” (ossia si è dimostrata indifferente) rispetto a “questo teatrino fatiscente”, qui rappresentato dalla affermazione assolutamente offensiva del dott. Vergallo, per cui, ripeto, il DDL 1715, “addà murì”.
Infatti, nessuno dei politici presenti è intervenuto, come avrebbe dovuto, per stigmatizzare contenuto e stile di questa affermazione (episodio a cui non si è mai assistito in precedenza nella sanità nazionale), vera e propria invettiva scomposta, assolutamente non consona nel contesto di un dibattito che, all’esatto contrario, avrebbe dovuto essere correttamente impostato sul piano scientifico e di documentato e attento confronto in tema di politica sanitaria. Cosa replica quindi, in merito, Andreucci? “Se lei, Senatrice, si permette di usare toni così disprezzanti nei confronti dei Decisori (definiti, invece, semplicemente quali indifferenti davanti al teatrino), non vedo perché dovrebbe prendersela per il fatto che il presidente di AAROI-EMAC Alessandro Vergallo dichiara che il DdL 1715 “a dà murì”…obiettivamente lo trovo meno offensivo dei toni da lei usati”.
Andreucci, pertanto, stentando qui – davvero palesemente - con l’interpretazione sintattica, attribuisce quindi il concetto di “teatrino fatiscente” ai “Decisori” (“se Lei si permette di usare toni così disprezzanti nei confronti dei Decisori”), quando invece il “teatrino fatiscente” è riferito ai contenuti apertamente e violentemente offensivi del dott. Vergallo, e addirittura interpretando (scorrettamente) la mia chiarissima e più che motivata replica giustifica e legittima addirittura ex post (traduco, “a posteriori” non si sa mai…) l’inaccettabile comportamento offensivo del dott. Vergallo stesso. Questo è davvero incommentabile, e fornisce al dibattito una connotazione di livello non certamente qualificante.
In merito ai numeri dei partecipanti al congresso, vengono, in ultimo, riferite e documentate da partecipanti allo stesso, ben altre evidenze “visive” rispetto a quelle ufficialmente comunicate dall’infermiere Andreucci.
In quanto alla replica del dott. Vergallo, preciso semplicemente che ha ragione su un punto, ossia quando afferma che: “il DDL 1715 nasce già da sé su presupposti la gran parte dei quali sono morti in partenza”. In particolare consideri, il dott. Vergallo, morto in partenza il presupposto per cui dopo 29 anni il Sistema di Emergenza Territoriale 118, Sistema ipercomplesso ed autonomo della Sanità nazionale e della Medicina del Territorio, possa diventare la terra di colonizzazione e di sfruttamento, economico e gestionale, da parte delle Unità Operative della Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza e dell’Anestesia – Rianimazione, che il legislatore ha già definito e ribadito quali ospedaliere.
A ciò va aggiunto che, sempre il dott. Vergallo, in un suo post definisce il 118 la “casa comune” in cui gli Anestesisti ed i Medici di Pronto Soccorso vanno a loro piacimento. Ebbene, se pensa di togliere ai cittadini il diritto ad essere assistiti e curati quando è a rischio la loro vita da un sistema stabile e dedicato, per usarlo a suo piacimento come “casa comune”, si sbaglia di grosso e troverà sempre la mia forte opposizione.
Se pensa con tale affermazione di poter offendere e mortificare i tanti validi e qualificati operatori del 118, troverà chi ne apprezza e ne garantisce le funzioni, il ruolo e la professionalità.
Se pensa il dott. Vergallo di poter ribaltare l’orientamento della politica sanitaria degli ultimi decenni, pensando di riuscire a determinare ulteriormente il depotenziamento della medicina territoriale, di cui il 118 fa legittimamente parte, a vantaggio di interessi di parte, nonostante la pandemia ci abbia dimostrato che serve un filtro territoriale al pronto soccorso, si sbaglia di grosso.
Se pensa il dott. Vergallo di poter affermare i suoi inaccettabili ed illogici concetti attraverso l’uso di un tono sprezzante ed irriverente verso chi rappresenta lo Stato, peraltro inadatto a chi indossa un camice bianco, si sbaglia di grosso.
Maria Domenica Castellone
Senatrice, Commissione Igiene e Sanità
Medico e Ricercatrice
24 settembre 2021
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