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Il virus della polemica e l’apartheid vaccinale

di Fabio Cembrani

15 SET - Gentile Direttore,
che ai medici italiani piaccia litigare e smentirsi reciprocamente è una realtà triste e purtroppo sotto gli occhi di tutti. Si litiga su tutto ed ogni occasione è buona per stoccare i presunti avversari esprimendo idee diverse che, alla fine di tutto, minano la credibilità pubblica della scienza medica ingenerando quella paura e sfiducia che si coglie in chi non ha ancora aderito alla vaccinazione contro il Covid-19 alimentando la schiera fortunatamente ancora modesta dei no-Vax.
 
L’occasione per rinnovare la polemica è stata innescata, questa volta, dalla notizia che in alcuni Paesi (Israele e Serbia) già si sta provvedendo a somministrare la terza dose vaccinale, che in America, secondo l’annuncio fatto dalla portavoce della Casa Bianca, ciò avverrà a partire da settembre rivaccinando tutta la popolazione di quel Paese ad otto mesi di distanza dalla seconda dose di Pfizer e di Moderna e che in Inghilterra ciò avverrà a breve per tutti gli over50enni.
 
A favore della terza dose l’immunologo Fabrizio Pregliasco che si è fatto subito portavoce dell’esigenza di rinforzare l’immunizzazione eterologa per tutti; contrario a questa idea l’infettivologo Massimo Galli e soprattutto Matteo Bassetti mentre Giovanni Rezza e Silvio Brusaferro, rispettivamente direttore del Dipartimento di Prevenzione del Ministero della salute e presidente dell’Istituto superiore di sanità, hanno espresso - almeno inizialmente - un’idea più cauta affermando pubblicamente che non esistono, almeno al momento, evidenze scientifiche sull’efficacia del rinforzo immunitario, fatta eccezione per le persone immunodepresse.
 
Mentre la polemica continua, anche se con toni leggermente più pacati dopo le recenti decisioni politiche, stupisce la decisa presa di posizione dell’Organizzazione mondiale della sanità che, in un appello accorato, si è decisamente espressa contro l’effettuazione della terza dose non solo perché non esistono al riguardo evidenze scientifiche certe ma anche per la scarsità delle dosi di vaccino prodotte dai colossi dell’industria che non consentono la sufficiente copertura vaccinale della popolazione mondiale.
 
Perché nei 50 Pesi più poveri al mondo, dove però vive il 20% della popolazione del nostro pianeta, le dosi vaccinali disponibili consentono di immunizzare si o no l’1-2% della popolazione quando sappiamo che Stati quali la Gran Bretagna ed il Canada si sono accaparrati un numero di dosi sufficienti a vaccinare tutta la loro popolazione rispettivamente per 4 e 5 volte.
 
Con la conseguenza che saranno circa 1 miliardo le dosi vaccinali, acquistate a prezzi non sempre calmierati dai Paesi più ricchi, che rischiano di scadere e che non potranno essere somministrate come ha denunciato l’editoriale pubblicato sul BMJ dal suo direttore Fatima Hassan et Al. (Profiteering from vaccine inequity: a crime againt humanity, 16 agosto 2021): un’altra disuguaglianza, un ennesimo discrimine, un vero e proprio apartheid vaccinale perpetuato dal potere dei più forti e dalla loro capacità d’acquisto che rappresenta un vero e proprio crimine contro l’umanità.
 
Di cui non parla però nessuno, con una vergognosa omertà di tutti, della nostra sempre più pigra politica, del mondo accademico (sempre poco incline a prendere una posizione), dei rappresentanti istituzionali dei medici e di chi, a tutti i livelli, continua ad offrire un indebito spazio pubblico ai no-vax ed al loro (presunto) rifiuto ideologico senza agire le strade previste comunque dal nostra legislatore per sanzionare chi non adempie all’obbligo vaccinale.
 
Perché queste strade esistono e perché su di esse bisogna incamminarsi con trasparenza e coraggio tutte le volte che la libertà personale può condizionare e mettere a repentaglio gli interessi collettivi.
 
Senza alimentare sterili polemiche ciò che occorre comunque fare è di correggere la nostra preoccupante miopia e guardare responsabilmente a ciò che sta accadendo nel mondo perché le strategie vaccinali non possono diventare un’altra forma di monopolio se non di vero e proprio racket che non possiamo combattere solo con forme più o meno strutturate di carità vaccinale (dei 237 milioni di dosi promesse dall’Unione europea a 142 Paesi quelle effettivamente recapitate sono 163 milioni, quando l’obiettivo dovrebbe essere quello di garantire a questi Paesi almeno 2 miliardi di dosi entro l’anno) perché la speculazione sulla pandemia messa in atto dall’industria farmaceutica con la complicità dei governi occidentali (Pfeizer ha incassato, nel primo trimestre del 2021, oltre 3 miliardi di Euro e Moderna, che ha ricevuto cospicui aiuti finanziari pubblici, guadagnerà diversi miliardi di dollari) è una palese violazione dei diritti umani pur sanciti, almeno sulla carta, a livello internazionale (così la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo).
 
Se non si interviene rapidamente di Covid-19 si continuerà ad ammalare e a morire ed il virus, naturalmente, fecondando la sua stessa natura biologica, continuerà casualmente a replicarsi, a modificarsi ed a mutare frantumando, ancora una volta, la nostra insana insana presunzione e falsa sicurezza.
Non farlo significa essere complici dei più forti!
 
Fabio Cembrani
Medico-legale

15 settembre 2021
© Riproduzione riservata

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