8 marzo. Il Ssn fa ancora troppo poco per l’assistenza e il supporto psicologico alle donne
di David Lazzari
08 MAR -
Gentile Direttore,
si parla tanto dei diritti delle donne ma tra le parole e i fatti nel nostro amato Paese c’è sempre una enorme differenza. Nei Livelli Essenziali di Assistenza sono previsti una serie ben definita di interventi ed attività per la salute ed i problemi psicologici della popolazione femminile.
In particolare si prevede che “nell’ambito dell’assistenza distrettuale, domiciliare e territoriale ad accesso diretto, il Servizio Sanitario garantisca alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie, le prestazioni , anche domiciliari, psicologiche e psicoterapeutiche necessarie ed appropriate” per:
• Assistenza alla donna in stato di e tutela della salute del nascituro anche ai fini della prevenzione del correlato disagio psichico
• supporto psicologico per l’interruzione volontaria della gravidanza
• supporto psicologico per problemi di sterilità e infertilità e per procreazione medicalmente assistita
• supporto psicologico e assistenza per problemi correlati alla menopausa
• consulenza ed assistenza psicologica per problemi individuali e di coppia
• supporto psicologico ai minori in situazione di disagio in stato di abbandono o vittime di maltrattamenti e abusi
• supporto psicologico a nuclei familiari in condizioni di disagio
• valutazione e supporto psicologico a coppie e minori per l’affidamento familiare e l’adozione anche nella fase successiva all’inserimento del minore nel nucleo familiare.
Indubbiamente una indicazione puntuale di ciò che il Servizio Sanitario deve garantire alle donne, in ottica di prevenzione (per impedire il degenerare di tante situazioni), di promozione delle risorse personali e di sostegno psicologico quando necessario.
Ma quanto di tutto questo è realmente garantito alle donne italiane? Nel 2019 è stato fatto uno studio puntuale che ci ha consegnato, in sintesi, un dato da Paese sottosviluppato: una persona su quattro ottiene una risposta quando ne ha bisogno per le situazioni sopra indicate.
La carenza numerica di Psicologi e la mancanza di una organizzazione delle loro attività (ancora – nel 2021! – nella maggior parte delle USL e ospedali non ci sono forme di coordinamento per le attività psicologiche) rende i LEA psicologici un libro di fantascienza.
Sono anni che politici e manager della Sanità si comportano come se il problema non esistesse o fosse corporativo. Potremmo fare come altri ed essere soddisfatti che il bisogno psicologico, come sta avvenendo in questi mesi di pandemia, si riversi nel privato.
Ma le centinaia di migliaia di donne che non possono permetterselo? Che spesso sono quelle più esposte e più fragili? Aspettiamo che i problemi si aggravino? Che finiscano ai servizi psichiatrici, al Pronto Soccorso, in Tribunale? Che sviluppino malattie psichiche o fisiche, che si producano drammi sociali, che si lascino tracce indelebili sui figli? (la salute psicologica della madre è il più importante predittore del tipo di sviluppo dei figli).
Perché è questo che accade. Con costi umani, sanitari e sociali enormi.
La mancanza di prevenzione, promozione e tutela della salute in campo psicologico determina questa situazione ed è uno fattori che penalizza il Paese. Non a caso gli studi internazionali ci dicono una cosa chiara: ogni euro speso per interventi psicologici produce due euro di risparmi.
Se il “Sistema Italia” non capisce che anche questa è economia, oltre che etica e diritti, non andiamo lontano.
Chiedo al Governo, al Ministro della Salute, ai Presidenti delle Regioni: quanto di tutto questo ci sarà nella indispensabile revisione del sistema pubblico per la Salute ed il Welfare?
David Lazzari
Presidente CNOP
08 marzo 2021
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