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Calabria. Ci risiamo?

di Domenico Minniti

05 FEB - Gentile Direttore,
non vorrei dovermi parzialmente ricredere sulla sensazione, precedentemente avuta, che la Calabria stesse imboccando la giusta via. A distanza di oltre venti giorni dall’incontro con Commissario ad acta e Dirigente del Dipartimento Tutela della Salute, caratterizzato da toni propositivi e collaborativi, nulla, a tutt’oggi, si è ancora concretizzato.

Sembra che l’ansia dovuta alla spasmodica ricerca delle soluzioni, quasi una corsa contro il tempo per salvare l’agonizzante sanità calabrese, sia stata sedata dall’individuazione del Commissario ad acta, come fosse questo il punto di arrivo e non già quello di partenza.

Avevamo chiesto un crono-programma di intervento, offrendo la nostra disponibilità ad individuare le priorità nell’offerta sanitaria, anche e soprattutto per comprendere quale fosse la direttrice che avrebbero intrapreso i decisori ma il silenzio che ancora si percepisce è tombale.

Ribadiamo allora, ancora una volta, la necessità di intervenire perentoriamente sull’offerta sanitaria relativa all’Emergenza-Urgenza. La pandemia ha evidenziato criticità che, nonostante siano state da noi più e più volte denunciate sugli organi di stampa e prim’ancora che la stessa scoppiasse, per anni in regione si è scientemente fatto finta di non vedere.

Ed ogni volta, quando si è stati costretti ad aprire gli occhi, sono stati addotti a giustificazione chiarimenti normativi ed i relativi dinieghi di ordine economico finanziario. Scusanti irricevibili perché in palese contrasto con la garanzia del diritto alla salute dei cittadini calabresi.

Diritto ormai costantemente e cronicamente calpestato.

E così, tanto la rete dell’Emergenza, quanto quella Ospedaliera, quest’ultima soprattutto la dove si interfaccia con la prima, hanno camminato per anni spinte dall’inerzia. Fin troppo spesso, inoltre, senza una precisa guida, titolata a gestirne le unità operative maggiormente nevralgiche.

Così, mentre per le patologie per le quali c’è la possibilità, duole dirlo, di migrare per farsi curare e dunque, in qualche modo, di trovare una più o meno adeguata risposta, per le patologie tempo-dipendenti, quelle cioè che afferiscono al settore dell’emergenza urgenza, non esistono alternative: o il sistema è portato a regime in tutte le sue componenti, o è inevitabile doversi piegare ad errori ed eventi avversi nonché, purtroppo, alle loro conseguenze.

Buona parte delle Strutture Complesse afferenti al sistema dell’Emergenza Urgenza, sono prive dei loro Direttori. Alcune addirittura risultano colpevolmente e scandalosamente acefale da decenni.

Terapie intensive orfane di “primari” e soprattutto del loro governo clinico. Dipartimenti nei quali la scelta del Direttore è fortemente condizionata dall’assenza dei Responsabili delle Unità Operative che vi afferiscono. Grave carenza di personale medico ed infermieristico. E la drammaticità del quadro non si limita, purtroppo, alle sole terapie intensive; investe infatti anche i Pronto Soccorso, il Sistema 118, le Cardiologie.

E la logistica? Ricorderà certamente, gentile Direttore, la querelle relativa al reale numero di posti letto di terapia intensiva in Calabria. Ricorderà anche, sicuramente, che ai sensi del Decreto Legge 34 dello scorso anno, la Calabria avrebbe dovuto incrementare in breve tempo i propri posti letto per raggiungere, dai 113 esistenti, i 280 posti letto strutturali di terapia intensiva previsti dalla norma.

Un traguardo francamente irraggiungibile a causa dell’obbiettiva impossibilità di reclutare un congruo numero di Anestesisti Rianimatori, per la cui formazione servono, com’è ormai noto a tutti, dopo i sei anni di laurea in Medicina, ben altri cinque anni di Specializzazione.

Ma la Calabria, che attualmente conta poco più di 140 posti letto (e che a termine pandemia tornerà, ahi noi, a poco più del suo numero ex ante, essendo stato, l’incremento, solo parzialmente strutturale), non raggiunge ancora nemmeno lo standard nazionale pre-pandemico. Nel frattempo le altre regioni si sono attrezzate; come ad esempio la Sicilia che, nei giorni scorsi, ha bandito un concorso per 247 Medici Anestesisti Rianimatori.

E che dire poi, sempre a proposito di logistica, della parcellizzazione dei posti letto? Abbiamo Unità Operative di Rianimazione, in Calabria, con soli due, altre con quattro posti letto che sono decisamente sottodimensionate rispetto ai propri bacini di utenza. Unità Operative che, alla luce del Decreto Legge 34 devono essere potenziate.

Restiamo dunque in attesa di un segnale forte da parte di Struttura commissariale e Dipartimento Tutela della Salute. Segnale che però a tutt’oggi è totalmente assente.

E la Calabria ha sempre più la necessità di colmare in fretta un ritardo che è divenuto ormai inaccettabile.

Dr. Domenico Minniti
Presidente AAROI EMAC sez. Calabria
Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica


05 febbraio 2021
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