I costi pubblici occulti delle professioni sanitarie emergenti
di Alessandro Vergallo
21 MAG -
Gentile Direttore,
finalmente, nelle ultime dichiarazioni delle Istituzioni a proposito delle nuove competenze delle professioni sanitarie non mediche si inizia ad ammettere che la strategia di percorso finora seguita con la
bozza di accordo Ministero-Regioni è nata viziata dalla mancanza di una “chiave di lettura” (si leggano le dichiarazioni di
Santina Amicone, direttore generale vicario delle professioni sanitarie al Ministero della Salute).
E tardivamente, le aperture delle stesse Istituzioni alle modifiche appaiono più palesi (tra altri, si legga la
lettera di Saverio Proia).
In realtà è facile comprendere come la postuma apertura al confronto non sia stata così spontanea come vuol farsi credere, ma sia stata “incoraggiata” dalle reazioni alla prevaricante unilateralità iniziale (che nella sostanza ancora non è mutata) del progetto di riforma.
Sono pronto a ricredermi, anche se al momento mi riesce difficile, se penso che i lavori preliminari dei tre tavoli tecnici ministeriali in ordine a precariato, cure primarie, responsabilità professionale in ambito medico sono di fatto resi vani dal progetto di riforma in questione.
Ecco perché a mio avviso è pienamente condivisibile il pensiero di
Ivan Cavicchi.
Del resto, mentre il web ha dato spazio ai punti di vista delle diverse figure professionali sanitarie, altrettanto non può dirsi per la massiccia campagna informativa deliberatamente monòcola dei mass-media tradizionali (in primis quella televisiva pubblica, con tutte le implicazioni in ordine alla mancanza di par condicio), tutta a carico dei conti pubblici.
A riprova, basti considerare le numerose edizioni del programma televisivo “Ippocrate” (
tra i molti altri...).
Altrettanta possibilità di esposizione dei propri punti di vista non è mai stata data dai mass-media tradizionali ai medici, né ad altri profili professionali non medici (professione ostetrica in primis, che pure ha peculiarità di primaria importanza nel panorama sanitario non medico, senza trascurare gli altri profili sanitari, che pur non essendo professionalmente subordinati a quello infermieristico sono di fatto resi tali nelle organizzazioni ospedaliere).
E a proposito di conti pubblici, forse non tutti sono a conoscenza del fatto che a partire dall’istituzione delle lauree infermieristiche alcuni costi delle aziende sanitarie sono aumentati di conseguenza, mentre la ripartizione di altri costi viene del tutto squilibrata tra i diversi profili professionali.
In che modo?
In primo luogo con lo spostamento di risorse infermieristiche dalle corsie agli uffici, dove si lavora seduti ad una scrivania e non certo a contatto con il Paziente: qualcuno ha a disposizione i dati relativi a quanti infermieri laureati siedono oggi negli “uffici infermieristici” variamente denominati?
La percezione è che siano tanti, in continuo e incontrollato aumento, e in un momento storico in cui viene parallelamente lamentata una carenza numerica di infermieri destinati all’assistenza vera e propria.
In secondo luogo con la progressiva attribuzione ad altri infermieri laureati della gestione aziendale delle risorse destinate alla formazione professionale (aggiornamento professionale) di tutte le professioni sanitarie: in che modo queste risorse sono destinate alle diverse figure professionali? La percezione, negli ospedali pubblici, è che siano preponderantemente finalizzate sempre di più alla formazione degli infermieri, a scapito di altri profili professionali, mentre di recente sono state istituite norme estremamente rigide sulla formazione medica obbligatoria, peraltro con previsione di penalizzazioni per il medico che non si aggiorna, e che troppo spesso è impedito dal poterlo fare dalle sempre più stringenti e reali (e molto meno lamentate) carenze di personale medico.
Le situazioni sopra esemplate sono solo brevi flash su un sistema sanitario che viene di volta in volta rimaneggiato senza un progetto organico complessivo, sotto la spinta di chi… si dichiara “
contro tutte le lobby”.
Cordiali saluti.
Alessandro Vergallo
Dottore in Medicina e Chirurgia
Specialista in Anestesia e Rianimazione
Presidente AAROI-EMAC Lombardia
21 maggio 2012
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