Gli osteopati e il rischio di una ‘guerra fra poveri’
di Federico Claudio Franscini
03 NOV -
Gentile direttore,
sul riconoscimento degli osteopati la richiesta di uscire dall’attuale precarietà è condivisibile se non addirittura ovvia. Il problema attuale, tuttavia, non è solo quando ma soprattutto come. Riteniamo che il dibattito non possa basarsi esclusivamente su presupposti giuridici, liberamente interpretati da alcune associazioni di fisioterapisti, da un lato, e di osteopati dall’altro, alimentando così quella che appare una “una guerra fra poveri”. In assenza di regolamenti, la discussione dovrebbe riacquisire dignità politica e deontologica, come accaduto durante l’iter istruttorio della legge identificativa delle nuove professioni sanitarie.
Lo stesso art. 7 della legge 3/2018 ha escluso compromessi atti a favorire sanatorie indistinte, fornendo chiara indicazione per la definizione del profilo professionale, del percorso di studi e per l’identificazione dei requisiti tracciabili dell’esperienza per entrambe le professioni di osteopata e chiropratico, prevedendo in particolare la possibilità di completamento delle competenze in caso di assenza di requisiti. Da qui deriva il nostro timore per cui il riaccendersi del fumus persecutionis, non a caso nei confronti dei soli osteopati, potrebbe derivare dal tentativo di compromesso di alcuni di loro volto a depotenziare le mansioni della professione allo scopo di legittimare immediatamente e senza criteri selettivi l’esercizio di migliaia di operatori sedicenti.
Tentativo per altro in contraddizione con quanto stabilito della norma di standardizzazione europea sottoscritta in Italia dagli stessi rappresentanti della categoria. Analogo rilievo di assoluta incoerenza è stato segnalato in sede terza persino dalla Conferenza delle Regioni che ha considerato inaccettabile in prima istanza la Bozza di accordo loro proposta. E se non affrontiamo queste contraddizioni, non può stupire che si affermi che solo medici e fisioterapisti possano comprendere e applicare i metodi e le tecniche del trattamento manuale. Nonostante questa sia una visione anacronistica, superata dalle evidenze e dalle prassi mondiali, a partire da quei Paesi in cui la medesima disciplina sanitaria si è affermata e diffusa con maggior efficacia.
Ritenendo che l’obiettivo primario sia quello di integrare in termini di sicurezza e qualità le nuove professioni, noi chiediamo alle Autorità competenti e ai rappresentanti delle professioni sanitarie, fisioterapisti in primiis, di agire nel riferimento alle prassi nazionali e alle norme internazionali per affermare la legalità della formazione e il controllo dell'esercizio dell'osteopatia come criteri principali per abilitare alle nuove funzioni di assistenza.
Nel rispetto di tutti gli osteopati e chiropratici qualificati e senza compromessi svilenti entrambe le attività. Ovvero, come definito dalle legislazioni europee ed extraeuropee e riferito reiteratamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo sostenemmo durante l’iter per la legge identificativa della stessa attività e questo la nostra Associazione continua a sostenere anche allo scopo di consentire un accesso graduale e controllato dei nuovi professionisti nel SSN.
Federico Claudio Franscini
Segretario/Tesoriere Associazione tecnico scientifica degli Osteopati Esclusivi (Adoe)
03 novembre 2020
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001
Sede legale e operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari
Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013
Riproduzione riservata.
Policy privacy