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Fondi integrativi e Covid

di Alessio Scopa

03 NOV - Gentile Direttore,
il sistema sanitario italiano sarà investito da un profondo cambiamento nei prossimi 10 anni, di cui il Covid è chiaramente il detonatore. Il pilastro complementare costituito dai Fondi sanitari integrativi ha davanti un’occasione storica per rafforzare il suo ruolo nel finanziamento della spesa sanitaria dei cittadini italiani. Nei prossimi 5 anni, saremo “osservati speciali” tanto dagli stakeholders istituzionali che dai nostri iscritti /clienti.
 
La prima questione chiave è: come gestiremo le risorse finanziarie che derivano dalle contribuzioni annuali.
Il primo banco di prova riguarderà l’erogazione dei rimborsi sanitari, per la quale è facilmente prevedibile un andamento “a U ”: una contrazione pesante nel 2020 causa la riduzione degli accessi ai servizi sanitari indotta dal Covid, una stabilizzazione nel 2021 e una progressiva crescita del fabbisogno negli anni successivi quando la coperta del sistema sanitario pubblico si rivelerà presumibilmente ancora più corta di fronte alle “code” generate dalle riorganizzazioni Covid. Concretamente: nel 2020 avremo per molti Fondi significativi avanzi di gestione.
 
In Sanifonds Trentino abbiamo istituito il Premio Digitale - un meccanismo di reward che prevede la retrocessione di un rimborso maggiore sulle spese sostenute agli iscritti che usino esclusivamente l’area riservata web per le richieste rimborsuali. Si tratta di un modo per rimettere in circolo parte dell’avanzo di gestione, collegandolo però a comportamenti virtuosi dell’iscritto.
 
Nel medio lungo periodo, viceversa, ritengo che la crescita delle aspettative degli iscritti spingerà verso una profonda revisione dei Piani sanitari, verso una maggiore selettività e il superamento di architetture “generaliste”: meglio intervenire solo in alcuni ambiti (odontoiatria, cure fisiche) , ma con contributi significativi, investimenti nella qualità delle strutture convenzionate e procedure di accesso rapide e trasparenti.
 
La seconda questione chiave è: come migliorare l’esperienza dell’iscritto nella relazione con il proprio Fondo sanitario e, in concreto, la sua soddisfazione.
 
Questo obiettivo passa necessariamente attraverso strategie di digital transformation.
 
L’obiettivo deve essere quello di creare un ecosistema digitale basato su tre pilastri:
• Un primo gate di accesso - il sito internet - “lean&clean”, ossia facilmente navigabile e trasparente. Sembra banale: ma in alcuni casi un iscritto deve spesso fare lunghi slalom on line tra Statuti, Regolamenti e circolari amministrativi dei Fondi per atterrare sulle poche informazioni che gli occorrono davvero: come presentare richiesta; come accedere alle strutture convenzionate; 8-10 faq chiave per non incorrere nel respingimento. Solo investendo nella facilità d’uso del sito si può realizzare l’effettiva transizione degli iscritti “resistenti” verso i canali digitali: una recente survey condotta presso i nostri iscritti Sanifonds ha evidenziato come ad una crescita del livello di soddisfazione per la fruibilità del sito - arrivata oggi al 98% - è corrisposta una crescita costante - dal 67% al 90% nell’ultimo triennio - nell’utilizzo del sito stesso per la gestione rimborsuale.
 
• Una integrazione efficace tra touch points digitali (area riservata del sito, mail, assistenti virtuali) e analogici (call center, sportelli fisici), dove questi ultimi devono integrare i primi negli snodi più delicati del rapporto con gli iscritti (la prenotazione di ricoveri o interventi chirurgici; la gestione dei reclami).
 
• Un uso sistematico degli strumenti di Data Analysis per monitorare i bisogni degli iscritti e la loro “esperienza” on e off line.
 
La terza questione chiave è se riusciremo a orientare una parte degli investimenti verso obiettivi di sviluppo territoriale e di sostenibilità.
 
Mi si obietterà che il nostro mestiere – diversamente dai “cugini” della previdenza complementare – è quello di erogare prestazioni, non di produrre rendimenti finanziari. Ma con i tassi di mercato a zero, anche i fondi sanitari sono chiamati ad adottare modelli strutturati di Asset Allocation Strategica, che preservino nel tempo l’integrità del patrimonio accumulato con le contribuzioni. Inoltre, spingendo il “cuore oltre l’ostacolo”, perché non pensare a destinare una quota anche piccola del patrimonio a investimenti pubblici sul territorio, esattamente come fanno alcuni Fondi Pensione? E perché non introdurre nelle scelte di investimento i criteri di sostenibilità ESG (Environmental, Social & Governance) , dato che il perseguimento di finalità sociali è iscritto nel DNA stesso dei fondi sanitari?
 
Ecco, credo che se abbiamo l’ambizione di essere attori centrali nella sanità italiana “post Covid” – e di essere percepiti come tali – dobbiamo con convinzione raccogliere queste sfide.
 
Alessio Scopa
Direttore Generale Sanifonds Trentino
 

03 novembre 2020
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