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La differenza tra Osteopati sanitari e non sanitari non esiste

di Antonio Mento

04 NOV - Gentile Direttore,
oggi mi corre l'obbligo di scrivere queste righe a seguito di fatti incresciosi che negli ultimi mesi continuano a susseguirsi colpendo un gruppo di Colleghi che sembra appartengano ad una setta di appestati: "gli Osteopati non sanitari".

Per tanti anni l'Osteopatia, a torto direi, è stata una professione appartenente a quelle "non regolamentate" e praticata  da Colleghi formatisi, come me, in Accademie private di ogni genere (e qui sì ci sarebbe da dissertare, tra quelle di diversa qualità formativa), con percorsi formativi non omogenei e, purtroppo, con piani di studio e monte ore spesso assolutamente diversi da scuola a scuola.

Finalmente nel dicembre 2017, con la Legge 3 Lorenzin, l'Osteopatia è divenuta Professione Sanitaria, innescando un iter legislativo che avrebbe dovuto portare nell’arco di pochi mesi alla scrittura dei Decreti Attuativi per la definizione delle competenze dell'Osteopata ed in seguito alle Equipollenze che avrebbero dovuto decretare chi ha i titoli sufficienti a professare l'Osteopatia e chi no.

Tutto ciò, a causa di cambi di governi , di emergenze pandemiche e ritardi vari, si è bloccato alla prima fase, ovvero a definire Sanitaria la nostra professione.
In questo vuoto legislativo, ovviamente, si sono buttati a capofitto coloro che non hanno interesse, anzi, che gli Osteopati vengano riconosciuti, e da alcuni di questi, certuni con "curriculum studiorum" da far rabbrividire, sono partite segnalazioni verso Ministeri, ASL, e quant'altro che, sulla base della discrasia tra Ostepatia sanitaria e ritardo dell'equipollenza, hanno fatto scattare una sorta di vera e propria caccia alle streghe, in particolare nella nostra regione nella provincia di Catania.

Ora non sto qui a dilungarmi sulla moltitudine di sentenze a favore degli Osteopati che già esistono e che renderanno inevitabilmente nulle le diffide esercitate nei confronti di questi Colleghi "Appestati non Sanitari", sarà materia degli avvocati farlo, ma le difficoltà ad esercitare ed il contraccolpo mediatico che essi stanno subendo, meritano queste righe di solidarietà e non solo.
Tra gli Osteopati non vi è alcuna differenza tra chi ha un pregresso sanitario e chi non lo ha!

Ve lo dice (vedremo se un giorno la Legge e non certamente qualche commento "disinteressato" mi smentirà, ma non credo proprio...) uno che è Medico da 30 anni che, ovviamente, differisce nell'opera da questi Colleghi solamente quando, all'interno del proprio studio e nell'ambito delle proprie visite, aggiunge e non sostituisce valutazioni di carattere medico e non osteopatico.

Per il resto io sono osteopata e pratico l'Osteopatia allo stesso modo degli “appestati”.
Provengo da una scuola nella quale tanti tra i miei Docenti non erano sanitari. Docenti dai quali, assieme e senza differenze con coloro che erano sanitari, ho appreso gran parte delle competenze che mi hanno reso l'Osteopata che sono oggi. Anzi posso dire, in aggiunta, che proprio L'Osteopatia mi ha reso, oltre che Osteopata, anche un Medico migliore, ammesso che nel mio caso le due cose si possano scindere.

La differenza tra Osteopati sanitari e non sanitari non esiste. È solo una "Vacatio legis" ad evidenziarla e mettere in ambasce intere famiglie per responsabilità di altri è una profonda e triste ingiustizia.

La differenza, giusto per sottolineare che un "buonista" certamente io non sono, andrebbe fatta, e spero che le equipollenze a loro tempo andranno in questo senso, tra chi ha frequentato scuole di 5 o 6 anni, con sufficienti numeri di monte orario, con tirocini clinici adeguati, con piani di studio idonei, da coloro che Osteopati sono venuti fuori dopo essersi formati in corsi "sui generis" o fantomatici Masters accreditati secondo criteri che non mi va di commentare.
Ma per questo tempo al tempo...

Antonio Mento
Osteopata D.O. mROI
Medico Chirurgo
Specialista in Medicina dello Sport


04 novembre 2020
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