Mes? Sì, grazie. Anche per il benessere psicologico
di David Lazzari
12 OTT -
Gentile Direttore,
la tragica vicenda della pandemia COVID-19 non è stata per nulla superata e visto il quadro degli altri Paesi si sta palesando l’enorme valore e la straordinaria forza e vitalità del nostro Servizio Sanitario Nazionale e soprattutto delle centinaia di migliaia di professionisti ed operatori, veri produttori di salute, che hanno dimostrato di essere la migliore risorsa umana e professionale.
Infatti, stati che non hanno questo sistema pubblico universale e solidaristico di tutela della salute hanno pagato e stanno pagando un tributo enorme di vite umane al virus: la legge 833/78 è stata ed è la più innovativa e profonda riforma mai realizzata nel nostro Paese.
Certamente, se i contenuti e la visione strategica della legge 833/78 fossero stati integralmente attuati in questi decenni l’impatto con questa pandemia avrebbe avuto minore vittime e minori conseguenze sullo stato di salute ma anche sulla nostra economia.
Purtroppo, in questi anni la sanità è stata considerato non quello che è, cioè il più grande investimento produttivo di uno Stato e di una società, bensì una spesa quasi improduttiva da tagliare periodicamente sottraendo servizi, presidi e personale alla tutela della salute individuale e collettiva.
In questa riduzione di organico, di prestazioni, di finanziamenti, la Psicologia -e quindi i servizi e presidi per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della salute e del benessere psicologici - è stato uno dei settori che sono stati maggiormente interessati.
Ora dai nuovi Lea, che hanno indicato nuovi interventi della Psicologia, che vanno molto al di là dei tradizionali settori della salute mentale e delle dipendenze, ma soprattutto dalla nuova consapevolezza corale che la tragedia dell’attuale pandemia ha reso visibile, emerge una domanda a crescita esponenziale di interventi per ristabilire il benessere psicologico per gli operatori ed i loro familiari ma anche per strati sempre più larghi di cittadini.
I fondi che l’Unione Europea sta mettendo a disposizione con il Recovery Fund non sono né saranno sufficienti per ricostruire e potenziare una sanità veramente di prossimità e multiprofessionale, nella quale abbia la giusta ed opportuna collocazione la componente professionale degli psicologi.
Sono 37 i miliardi tolti in questi anni al SSN e 37 miliardi sono quelli che il MES, con diverse condizioni e modalità l’Europa metterebbe a disposizione per investimenti finalizzati solo alla sanità italiana.
Perciò, quello che è stato erroneamente, ed è un eufemismo, tolto al SSN, con i fondi che potranno essere messi a disposizione dal MES, potrebbero essere restituiti, per attuare, finalmente, quello che la legge 833/78 di riforma sanitaria aveva indicato e del quale nel cammino successivo è stata persa in buona parte la memoria.
E’ auspicabile che lo Stato italiano utilizzi i fondi del MES, necessari peri passare da un “Servizio Sanitario” ad un “Sistema Salute” nel senso più pieno ed attuale dei termini: “sistema” perché a rete ed orientato ad obiettivi comuni, “Salute” perché è questo l’orizzonte.
Ad iniziare dalla reale edificazione di una diffusa e capillare rete territoriale sanitaria e sociosanitaria di tutela della salute con l’attivazione di risorse umane interprofessionali, in grado di fare reali attività di prevenzione, cura e riabilitazione per lo stato di salute sia fisico che psicologico.
David Lazzari
Presidente CNOP
12 ottobre 2020
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