Covid. La nebulizzazione dell’aria non serve a nulla
di Mario Lizza
18 SET -
Gentile Direttore,
voglio fare mie le opinioni di alcuni tra i più grandi epidemiologi italiani, come il dott. Donato Greco che da 40 anni segue le epidemie e pandemie di tutto il mondo: gli ambienti realmente a rischio di infezioni, sono gli ambienti sanitari (cioè gli ambienti ospedalieri, gli studi medici o la casa in cui soggiorna un malato della covid-19), ed è solo lì che si deve fare la sanificazione cioè una pulizia con disinfettanti.
In altri ambienti diversi da quelli sanitari, la sanificazione non va fatta, perché è sufficiente una pulizia di fondo fatta bene con acqua, detersivi e … gomito.
Il coronavirus è un virus del respiro che si trasmette da persona a persona se ravvicinate (a meno di un metro) attraverso le famose goccioline di saliva, i droplet, Il discorso acquista particolare valenza in occasione delle prossime elezioni: sia per questo virus, che per altri virus respiratori o batteri come i meningococchi termolabili e assolutamente non resistenti in ambiente libero, la pulizia con normali detersivi, è più che sufficiente. Anzi, sarebbe sufficiente anche solo lasciare aperte le finestre dei vari locali in cui si è votato.
Infine, fumigare in aria sostanze come amuchina, amuchina concentrata, ozono e simili è da pazzi, è una procedura obsoleta che non si usa più da anni nemmeno per le sale operatorie.
La nebulizzazione dell’aria al fine di ridurre cariche microbiche batteriche o virali è ritenuta una procedura pericolosa a seconda della sostanza usata (irritante, sensibilizzante, corrosiva, tossica) e ancor di più inutile: finita questa irragionevole e assurda operazione, la prima persona che rientra in questi ambienti riporterà la qualità dell’aria alla condizione precedente.
Affaroni per le suddette aziende e costi e più costi per tutte le aziende, private o pubbliche, come le scuole.
Mario Lizza
Presidente sezione Abruzzo della Società Italiana di Sanità Pubblica e Digitale (SIPeD)
18 settembre 2020
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