Ostetriche. I concorsi “beffa” e l’occupazione infermieristica
di Gianfranco Sfregola
04 MAG -
Gentile Direttore,
sono l’Ostetrico Gianfranco Sfregola, lavoro nell’U.O. di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico G. Rossi di Verona e sono docente universitario all’interno dell’Università della medesima città. Le scrivo questa lettera per portare alla Sua attenzione l’indegna situazione venutasi a creare in Italia sulla questione occupazione per il profilo di Collaboratore Professionale Sanitario Ostetrica/o.
E' da un paio di anni che sto seguendo l’inesorabile declino della professione Ostetrica, sempre più bistrattata ed esclusa da quegli ambiti che, come accade nella maggior parte delle realtà estere, dovrebbero essere di esclusiva pertinenza ostetrica.
L’Ostetrica/o è il Professionista Sanitario formato e abilitato a svolgere la propria attività professionale nell’ambito della prevenzione e della cura della sfera ginecologica, quindi nel reparto degenze e nelle sale operatorie di Ginecologia e Ostetricia, nei consultori ed è l’esperta per antonomasia della gravidanza fisiologica e dell’accompagnamento della diade Madre/Bambino al parto e nel post partum. Scritto così, sono veramente tante belle parole, ma sa realmente cosa succede in Italia?
Paradossalmente, in gran parte di questi ambiti, la figura professionale dell’Ostetrica è sostituita da Infermieri, i quali in primo luogo non hanno una formazione approfondita e specifica in ambito Ostetrico e Ginecologico, proprio perché tale formazione è propriamente ostetrica, e in secondo luogo creano una carenza di posti di lavoro per le ostetriche nei reparti di loro competenza, a fronte di una carenza generale di infermieri negli ospedali, infermieri che, tolti dai reparti di Ostetricia e Ginecologia, potrebbero andare a coprire le carenze negli altri reparti!
Le università, dal canto loro, continuano a formare ostetriche per coprire tutti questi posti, che in realtà sono attualmente ricoperti da altre figure professionali creando un sovraffollamento di ostetriche che si ritrovano a 3 anni dalla laurea a far volantinaggio, a lavorare come cameriere nei pub e a spendere il denaro guadagnato per partecipare a concorsi, palesemente “ritoccati” in cui si sa già il vincitore.
E' emblematica la partecipazione di oltre 700 colleghe a concorsi per 1 solo posto di ruolo, e ancora più ridicolo è vedere che a vincerlo è chi già lavorava a tempo determinato o come volontaria nell’azienda sede di concorso. E' brutto pensare che sia tutta una farsa anche perché il denaro per partecipare ad un concorso è veramente tanto; da una stima fatta infatti, una ragazza siciliana per partecipare ad un concorso nel nord Italia, spende circa 350 € a prova, tra treno, alloggio etc, spesso inoltre le prove vengono fissate in giorni prefestivi, in cui i biglietti aerei e dei treni sono di gran lunga superiori alla media annuale e, considerando che le prove da svolgere dovrebbero essere 3, la “povera” ostetrica si trova a spendere 1000 euro in tre giorni per un concorso già “ ritoccato”
Per concludere in bellezza la beffa è che per aggiornare le proprie competenze, le ostetriche, come altri professionisti sanitari,anche se disoccupate da anni, devono perseguire una quota prefissata di crediti ECM, frequentando dei corsi, ma ovviamente a pagamento.
A voi le conclusioni.
Gianfranco Sfregola
04 maggio 2012
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