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Il futuro della prevenzione e delle cure oncologiche post Covid-19

di Stefania Gori

16 MAG - Gentile Direttore,
in occasione della XV Giornata Nazionale del paziente oncologico che si svolgerà domani, domenica 17 maggio, la Fondazione Aiom, in rappresentanza di 234 associazioni di pazienti, ha deciso di accendere i riflettori sul diritto dei malati e delle persone a riprendere in sicurezza controlli e screening interrotti durante il lockdown.
 
COVID-19 si è infatti dimostrato, purtroppo, un ottimo alleato del cancro. Si sta vivendo infatti una situazione di allarme per il ritardo nelle diagnosi che rischia di vanificare gli importanti risultati ottenuti finora grazie alla prevenzione, primaria e secondaria, con il pericolo concreto nel lungo periodo di un aumento della mortalità soprattutto per alcune neoplasie come il cancro al seno che, se individuate precocemente, consentono nel 90 per cento dei casi la sopravvivenza a 5 anni senza segni della malattia.
 
Durante questo bimestre vi è stata una diminuzione sensibile, di 20 mila nuove diagnosi, sul 2019. Non è un buon dato, se considerato in relazione alle 370 mila di tutto il 2019. Una diminuzione preoccupante e in linea con quanto già registrato in alcuni paesi europei, come ad esempio l’Olanda, e da poco pubblicato su Lancet Oncology, che nel lungo termine rischia di compromettere la sopravvivenza, perché la diagnosi preventiva cambia il destino delle persone.
 
C’è bisogno, dunque, di correre subito ai ripari e recuperare il tempo perduto per non aggiungere al peso della malattia la minaccia del contagio e un ulteriore impegno delle famiglie già in difficoltà.
 
Per questo la Fondazione Aiom chiede alle Istituzioni di adottare provvedimenti concreti a partire dalle 10 regole messe a punto insieme a molte associazioni pazienti, per garantire la ripresa in sicurezza di visite ed esami anche durante la fase 2.
 
Innanzitutto il mantenimento delle regole e delle procedure adottate nella Fase 1 deve rappresentare il caposaldo della nuova assistenza oncologica in Italia, che deve prevedere alla sua base, tra l’altro, percorsi differenziati rispetto agli spazi riservati ai malati COVID-19, l’esecuzione di tamponi a tutti i pazienti prima della visita, il monitoraggio costante degli operatori sanitari mediante test e tamponi e triage per i pazienti ambulatoriali e il personale sanitario.
 
Personale cui deve sempre essere garantita la disponibilità dei DPI (dispositivi di protezione individuale). Inoltre, in assenza di particolari necessità, dovrà essere mantenuto il divieto di visite ai pazienti ricoverati nelle degenze oncologiche. Se non strettamente necessario per motivi assistenziali, va vietata anche la presenza di familiari o accompagnatori nelle sale di attesa dei DH/ambulatori oncologici. Infine, andrà attivato in modo strutturato il sostegno psicologico attraverso modalità telefoniche o telematiche.
 
Garantire strutture oncologiche COVID-free è un modo per evitare ai pazienti con cancro di poter essere contagiati in ambiente ospedaliero, l’ambiente in cui ogni giorno si recano per curare il loro tumore. Il nostro impegno sarà rivolto a far sì che queste procedure e regole siano applicate in modo uniforme e omogeneo su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud. Per evitare disparità e necessario prevedere un investimento concreto per i pazienti oncologici che consenta un più alto livello di prevenzione e assistenza, per tutelare i pazienti e le loro famiglie.
 
Stefania Gori

Presidente Fondazione AIOM e Direttore Dipartimento Oncologico IRCCS Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar
 

16 maggio 2020
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