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Coronavirus. Regione convochi tutti i sindacati per parlare di sicurezza e premialità

di Massimo Ferrucci

10 APR - Gentile Direttore,
esponiamo le nostre contestazioni all’accordo, per il riconoscimento della premialità aggiuntiva per il personale impegnato nella gestione dell’emergenza connessa alla diffusione del COVID 19, sottoscritto tra il Presidente della Regione Toscana e CGIL CISL UIL e avanziamo le nostre proposte.
 
Il FIALS Regionale Toscana si è fatto promotore di una iniziativa verso i Sindacati Autonomi e Confederali di Base per contestare nel metodo e nel merito l’Accordo.
 
Rispetto al metodo, riteniamo inaccettabile e discriminatoria la decisione assunta di escludere una parte rilevante del mondo del lavoro della sanità rappresentata dai sindacati autonomi dalla contrattazione sulle misure di sicurezza da adottare per gli operatori e sulla materia del trattamento economico. Questo comportamento è funzionale ad assegnare arbitrariamente a CGIL CISL UIL la rappresentanza esclusiva dei lavoratori del Comparto Sanità.
 
Siamo convinti che tale reiterato comportamento divisivo non solo sia sbagliato ma anche dannoso in un momento di emergenza che richiede uno sforzo comune, pur nel rispetto dei ruoli, finalizzato a realizzare il massimo di coesione sociale e di coinvolgimento degli operatori e delle loro rappresentanze sindacali.
 
In ordine al merito siamo convinti che al centro della contrattazione deve essere posto il tema della misure di sicurezza idonee a garantire ai lavoratori al massimo livello. Le Ordinanze del Presidente della Giunta Regionale Toscana presentano aspetti che sollevano perplessità e incertezze rispetto all’obiettivo.
 
Occorre evidenziare che sono stati rilevanti ritardi che si sono verificati tra il momento di proclamazione dello stato di emergenza gennaio 2020 e le prime misure adottate dalla Regione Toscana. Un spazio temporale notevole che ha prodotto ripercussioni sui lavoratori impegnati nell’emergenza per la carenza di D.P.I. e di disposizioni che si sono succedute nel tempo che hanno creato una situazione che non ha fornito stabilità e solidi ancoraggi gestionali. Come possiamo dimenticare le accuse di creare allarmismo sociale rivolte agli operatori che chiedevano o indossavano le mascherine per svolgere le attività nelle aree di degenza e ai check point?
 
Nel presente viene disposto uno screening attraverso esami ematici, peraltro per un numero limitato di operatori, per verificare la presenza asintomatica del contagio o la presenza di anticorpi per il contatto avvenuto. Questi test, come affermato dalle competenti autorità scientifiche non bastano per fornire le necessarie certezze sulla condizione di contagiato che possono essere accertate solo dal un tampone faringeo. Per questo sarebbe necessario per permettere al personale di curarsi e per prevenire la diffusione del contagio estendere a tutti gli operatori sanitari dipendenti del servizio sanitario l’esame diagnostico molecolare (tampone orofaringeo) e a seguire il test sierologico rapido e non come previsto nell’ultima Ordinanza Regionale n.23 del 3 aprile c.a..
 
Il numero di tamponi praticati al personale sono quantità insufficienti che fornisce un riscontro di contagiati con percentuali rilevanti (in alcune USL circa il 10% ). In via ulteriore rileviamo che la fornitura dei D.P.I. nel territorio Toscano, presenta situazioni diversificate, ma risultano ancora insufficienti per quantità e qualità. Le caratteristiche delle mascherine cosiddette chirurgiche prodotte dalla Regione Toscana ,che non offrono una piena aderenza al volto, non risultano, a nostro avviso, adeguate per le attività da svolgere. Abbiamo contestato il criterio individuato per il loro uso, in tal senso, ci appare del tutto incoerente con l’obiettivo della massima protezione del lavoratore la assegnazione di mascherine chirurgiche o simili in aree di contatto con probabili COVID 19 esempio Pronto Soccorso, U.O. o Servizi.
 
Per quanto concerne l’aspetto economico del citato Accordo definito “compenso temporaneo e straordinario” erogabile dal 17 marzo e con termine il 30 aprile, il periodo individuato non corrisponde a quello dello svolgimento delle prestazioni che è da ritenere più ampio. Altri aspetti che destano la nostra contrarietà che citiamo a titolo esemplificativo sono: trattandosi di una indennità giornaliera ne vengono penalizzati i turnisti ed esclusi coloro che avendo contratto il virus sono a casa in quarantena, la quantità economica erogata, inoltre, corrisponde ad un importo orario inferiore esempio alla maggiorazione orario riconosciuta per attività di straordinario o per prestazioni aggiuntive.
 
Il FIALS chiede alla Giunta Regionale modalità di confronto/contrattazione che veda partecipi tutti i soggetti sindacali per sviluppare un impegno su un pacchetto complessivo di misure ad iniziare in via prioritaria dal tema della sicurezza degli operatori con espresso riferimento ai D.P.I. e da scelte rispetto agli istituti contrattuali quali es. dall’aumento del tempo di vestizione e svestizione della divisa per tutti gli operatori impegnati nell’emergenza per la necessità di svolgere le operazioni di protezione individuale e dall’ incremento dei fondi contrattuali per aumentare il valore economico della indennità per il lavoro notturno e della pronta disponibilità notturna e festiva.
 
Per il FIALS occorre riconoscere il lavoro prestato con una indennità di “rischio biologico” erogata su base mensile che non gravi sui fondi contrattuali ma sui Bilanci Regionali e/o Aziendali finalizzato a riconoscere la quantità e la qualità del lavoro svolto per tutto il periodo dell’emergenza le ipotesi subordinate di indennità giornaliere possono essere in considerazione solo nell’ottica di una puntuale identificazione dei destinatari e di una loro maggiore valorizzazione economica.
 
Dott. Massimo Ferrucci
Segretario Regionale FIALS Toscana


10 aprile 2020
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