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La Medicina non usi un linguaggio di guerra

di Pierpaolo Brovedani

09 APR - Gentile Direttore,
di fronte alla pandemia da Covid19 le parole usate dai mass-media, ma anche dai politici e dagli stessi dirigenti sanitari, fanno sempre più riferimento ad una terminologia di guerra. Medici e infermiere diventano “soldati” e addirittura “eroi”; le misure di contrasto al virus, una “battaglia”; la guarigione, una “vittoria contro il nemico”; le medicine sono “armi”; le terapie intensive si trasformano in “trincee”; i dispositivi di protezione, vere e proprie “corazze”. E così via, in un crescendo di linguaggio bellico sempre più delirante.
 
Smettiamola di usare termini impropri per descrivere l’assistenza sanitaria. Il linguaggio della Medicina parla di difesa della salute fisica e psichica, di terapie appropriate, di farmaci efficaci, di tecnologie accessibili, di ricerca scientifica, di cura alla persona, di sollievo della sofferenza, di rispetto della dignità umana, di comunicazione e di sostegno. Il vocabolario della Medicina esprime parole di cura e di pace, non di guerra.
 
Ma forse a qualcuno fa comodo usare un linguaggio bellico per convincerci che le migliaia di morti da Covid19 sono da intendersi come vittime di guerra e quindi, in fondo in fondo, sono inevitabili. No, i decessi da Covid19 sono invece da imputare in gran parte al definanziamento della sanità pubblica, alla riduzione del personale sanitario, all’assenza di piani di emergenza e di prevenzione territoriale, ai ritardi nella fornitura di materiale sanitari, dai ventilatori alle mascherine.
 
Purtroppo la nostra classe politica, responsabile di tutto ciò, continua imperterrita a finanziare la guerra, quella vera. Il governo passivamente dice di sì all’aumento delle spese militari chiesto dalla Nato; non riduce, come promesso, l’acquisto degli inutili bombardieri F35 (equipaggiabili con le micidiali bombe atomiche B61-12); in piena epidemia costringe gli operai a lavorare nell’industria bellica; partecipa a tutte le manovre militari ancora oggi presenti in Europa (che tra l’altro allargano il contagio).
 
Invano Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, ha dichiarato: “La furia del virus mostra la follia della guerra. Per questo chiedo un cessate il fuoco mondiale”. Parole inascoltate da tutti i governi, compreso il nostro.
 
Pierpaolo Brovedani
Pediatra ospedaliero, Trieste

09 aprile 2020
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