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Coronavirus. Quale ruolo per l’ecografia toracica?

di Vito Cantisani

09 APR - Gentile Direttore,
sempre più in quest’ultimo periodo, diventa clinicamente importante, ed è per questo un motivo di dibattito, la necessità di diagnosticare e quindi curare precocemente i pazienti affetti da COVID-19 prima della loro ospedalizzazione. Esperti e Istituzioni si interrogano su come e se effettuare tamponi o sull’utilizzo della diagnosi laboratoristica.
 
Ci si è per questo interrogati sul ruolo che l’Imaging in generale e in particolare l’ecografia, che fra tutte è la metodica meno costosa e più capillarmente diffusa, da effettuarsi, contestualmente alla diagnosi sierologica, a domicilio o, comunque, preventivamente ad un eventuale ricovero ospedaliero da parte di specifiche unità speciali di continuità assistenziale. L’ecografia del torace, eseguita da personale medico esperto, può rappresentare un utile strumento di diagnosi e di monitoraggio?
 
In questo senso l'applicazione sistematica della LUS (Lung UltraSound) può ridurre l'utilizzo delle altre risorse dell’Imaging diagnostico, riducendo anche il personale esposto al pericolo di contagio ed aiutare ad ottimizzare le terapie soprattutto nei pazienti precritici.
 
Partendo da queste premesse, in alcune città italiane sono state proposte e in alcuni casi, vedi Piacenza, sono già attive le Unità speciali di assistenza domiciliare USCA che effettuano contestualmente visita, tampone ed ecografia domiciliare.
 
In varie regioni , quali l’Emilia-Romagna e l’Abruzzo, si sta procedendo in questi giorni ad implementare il protocollo delle USCA con la LUS.
È doveroso, tuttavia, in qualità di Presidente SIUMB (Società Italiana di Ultrasonografia in Medicina e Biologia), effettuare alcune precisazioni. 
 
L’ecografia è, fra le tecniche di Imaging, quella che comporta la maggiore interazione fra medico e paziente. Da sempre questo è stato uno dei punti di forza e di maggiore impatto sulla diagnostica permettendo una continua interazione ed un proficuo scambio di informazioni fra medico e paziente.
 
Purtroppo, in questo momento di emergenza per il diffondersi della infezione da COVID-19, quello che da sempre è l’elemento positivo dell’ecografia diventa un importante elemento potenzialmente negativo determinando, se eseguito non in sicurezza, un aumentato rischio di contagio fra medico e paziente. Questo è tanto più pericoloso quanto più avviene a domicilio, nelle aree di emergenza, dove il paziente non è ancora completamente inquadrato e pertanto si determinano condizioni favorenti la diffusione se il personale che la esegue non è dotato di tutti i DPI necessari e se non viene effettuata la sanificazione in maniera corretta al fine di proteggere se stesso e i pazienti.
 
Inoltre, ad oggi, sono pochi i dati riconosciuti scientificamente che ne dimostrino l’efficacia nella diagnosi iniziale soprattutto in assenza di positività al tampone o in quadro sintomatologico non ancora chiaro.
 
Il dato scientifico è controverso e gli studi effettuati su un campione di popolazione non significativo.
Uno studio cinese in pubblicazione su Ultraschall, rivista ufficiale di EFSUMB (Società Europea di Ultrasonologia in Medicina e Biologia) riferisce di una sensibilità del 60 e 80% nei casi lievi e moderati.
 
In attesa di conoscere i risultati di queste importanti esperienze “pilota” e ben sapendo che si dovrà decidere dove allocare le risorse mi è impossibile definire “ora” il ruolo dell’ecografia toracica se non come promettente ma non certo come assolutamente definitivo.
 
Vito Cantisani
Presidente SIUMB


09 aprile 2020
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