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Sovradiagnosi, sovratrattamenti e incertezze diagnostiche. Come salvaguardare l’accesso a cure efficaci ed evitare gli sprechi?

di Giulio Formoso, Silvia Minozzi

30 OTT - Gentile Direttore,
un recente articolo pubblicato sul British Medical Journal discute di come un'ampia disponibilità di dati clinici e amministrativi (dei cosiddetti “big data”, per usare un termine sempre più utilizzato) possa impattare sulle decisioni relative agli approfondimenti diagnostici e alle terapie da mettere in atto. La preoccupazione espressa dagli autori è che questa messe di dati possa favorire un eccesso di diagnosi e di trattamenti.
 
Come Associazione Alessandro Liberati (AssociALI)-Network Italiano Cochrane ci siamo recentemente occupati di real world evidence e big data. Nella Riunione Annuale di AssociALI-NIC che si svolgerà l'8 novembre a Milano tratteremo poi proprio di sovradiagnosi e sovratrattamenti (“Screening, diagnosi e terapie: quando è troppo?”, Istituto Mario Negri, via Mario Negri 2, Milano – qui le informazioni per iscriversi).
 
Parleremo di diagnosi e terapie inutili, del corretto utilizzo dei risultati degli esami diagnostici per impostare la terapia e definire la prognosi, completando idealmente il ragionamento partito con le discussioni sull'uso degli ampi database e orientato, più in generale, a discutere sull'uso delle informazioni dalla clinica e dalla ricerca per favorire l'appropriatezza degli interventi sanitari.
 
Come l'articolo sul BMJ ha ben messo in evidenza, e come discusso qualche giorno fa a Catania con l’Associazione Italiana di Epidemiologia, tutti questi temi sono legati in modo molto stretto: la disponibilità e l'analisi di dati dovrebbe essere fatta cum grano salis, con un approccio di valutazione critica orientato alla singola persona malata e al miglioramento della salute pubblica - anche attraverso una migliore distribuzione delle risorse disponibili - piuttosto che a promuovere un aumento potenzialmente inutile e dannoso delle prestazioni sanitarie.
 
Naturalmente tutto ciò non riguarda solo clinici e amministratori: il coinvolgimento dei cittadini e dei pazienti, prima di tutto in termini culturali e poi nelle singole scelte da adottare per la propria salute, è fondamentale. Mantenere un atteggiamento “razionale” rispetto al tema salute, in particolare quando si tratta della propria salute, non è semplice: si è facilmente preda di paure non giustificate da elementi oggettivi (si pensi alla recentissima presa di posizione di molte associazioni di pazienti sulla sostituibilità dei farmaci biologici con i biosimilari).
 
Gli operatori della salute hanno un ruolo molto importante nel favorire una progressiva consapevolezza sulla relativa utilità dei vari interventi, sulle potenzialità come sui limiti della medicina, e sul fatto che esistono sempre dei margini più o meno ampi di incertezza su quale sia il percorso migliore da adottare in ciascuna situazione e su quali siano gli esiti attesi.
 
A Milano discuteremo anche di comunicazione delle incertezze diagnostiche e terapeutiche e della relativa gestione. Specialisti, generalisti, pazienti e psicologi tratteranno il problema da diversi punti di vista non tanto con l’obbiettivo di proporre soluzioni quanto di aprire il dibattito e di fornire strumenti per poter meglio gestire la comunicazione e aiutare a convivere con l’incertezza. Verrà inoltre affrontato il tema della gestione dell’incertezza da parte degli stessi medici: da un efficiente utilizzo degli errori, alla costruzione del lavoro in equipe, alla gestione dell’ansia dello stesso medico di fronte alla consapevolezza della propria incertezza. 
 
Un uso accorto delle prove e una migliore comunicazione su efficacia e sicurezza degli interventi e delle relative incertezze, da sempre tra i nostri cavalli di battaglia come AssociALI-Network Italiano Cochrane, sono fondamentali per facilitare la disponibilità degli interventi potenzialmente utili per tutti coloro che ne possono trarre giovamento, evitando sprechi di risorse che inevitabilmente rendono più difficile mantenere un sistema sanitario universalistico, favorendo le diseguaglianze. È significativo che proprio le diseguaglianze siano alla base di recenti proteste popolari in diversi paesi del mondo, tra i quali il Cile.
 
Ed è significativo che il convegno annuale della Cochrane, in programma a Santiago del Cile la scorsa settimana, sia stato cancellato proprio a causa della situazione di instabilità politica e sociale che si è creata. Sembra un richiamo ancora più forte a tutti coloro che si occupano di evidence-based health care di usare gli strumenti di valutazione critica e la implementazione delle informazioni con sempre maggiore convinzione per favorire l’universalità delle cure e per ridurre le diseguaglianze.
 
Giulio Formoso*, Silvia Minozzi**
Associazione Alessandro Liberati-Network Italiano Cochrane
 
*Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia
**Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio

30 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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