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Che fine ha fatto il Piano sulle liste d’attesa?

di Mauro Ponzo

23 OTT - Gentile Direttore,
da mesi non sento più parlare delle liste d'attesa (LdA), soprattutto nel centro-sud: se ne è parlato anche sui media quando fu pubblicato il nuovo PNGLA per il triennio in corso (naturalmente tutti entusiasti pensando che avrebbe finalmente e magicamente risolto il problema), poi è calato il silenzio.
Il problema, invece, esiste e, a mio parere si è anche acuito. Quello che fa più rabbia è che, come quasi sempre in Italia, esistono leggi, norme e regolamenti (come il PNGLA o la L. 388/00) che vengono regolarmente disattesi dai Direttori delle ASL senza neanche una lettera di scuse con motivazioni e senza che nessuno (in primis il MinSalute o la Regione) dica nulla o faccia qualcosa.
 
Nessuno, per esempio, che si chieda perchè le LdA per esami endoscopici (quasi tutti di rapidissima esecuzione, salvo rare complicazioni) siano praticamente infinite solo nel pubblico e non nel privato, convenzionato e non convenzionato (io un'idea me la sono fatta e l'ho anche espressa più volte in più sedi: nel pubblico, in Sanità come altrove, non si lavora in modo efficiente ed efficace e nessuno controlla e sanziona).
 
Nessuno che risponda ad una richiesta ben precisa al DG della ASL di accesso all'intramoenia o al privato quando la prenotazione nel pubblico va molto al di là dei limiti del PNGLA o, spessissimo (come accaduto anche a me), non viene proprio data per assenza di posto disponibile (sic!); anche il MinSalute e la Regione, da me allertati più volte del fatto con PEC, nel migliore dei casi si limitano a fare i passacarte, chiedendo alla ASL di riferimento spiegazioni che non arrivano mai.
 
Nessuno che, come previsto anche dal PNGLA e come sbandierato dai tanti media, mandi a casa il DG che non raggiunga gli obiettivi (e che è non solo un ignorante in materia sanitaria, ma che mai scende tra il pubblico e il personale a sincerarsi della situazione reale: il DG della mia ASL mi ha risposto che i tempi medi per una EGDS e per una RSCS sono rispettivamente di 30-45 e 45-90 minuti!), il quale, anzi, spesso viene addirittura encomiato e promosso. Nessuno che controlli realmente e non solo sulla carta la situazione delle LdA e intervenga per regolarizzare o, ove, necessario, a sanzionare.
 
E' vero che il cittadino potrebbe ricorrere alla giustizia ordinaria, che, probabilmente, dopo qualche anno e a fronte di una spesa più o meno importante, gli darebbe ragione, ma, ovviamente, viste le condizioni della Giustizia italiana (tra Sanità e Giustizia non so chi stia nelle condizioni peggiori), nessuno penserebbe minimamente a farlo.
 
A mio parere, questo è uno degli aspetti del fatto che in Italia non solo ci sono troppe leggi (per ognuna delle quali ce n'è sempre una che, opportunamente "interpretata", dice il contrario), ma, soprattutto, non c'è nessuno che le faccia rispettare, salvo quando si debba colpire qualcuno in modo specifico o quando ci si debbano scrollare di dosso delle responsabilità (vedi l'ampio e sempre più diffuso ricorso al c.d. "terzo responsabile": basta avere il "pezzo di carta a pagamento" e sei a posto, perchè nessun organo governativo ti controlla, salvo che non accada qualcosa, in quanto non è più in grado di farlo. Io non ho mai visto un vigile multare per le deiezioni del cane o perchè qualcuno sputa o getta il mozzicone a terra, nè ho mai visto controllare in strada le emissioni reali dei tubi di scappamento delle auto o l'orientamento dei fari o l'efficienza dei freni, come ho visto fare in Austria, indipendentemente dal "pezzo di carta" che certifica l'avvenuta revisione regolare).
Che tristezza!

Dr. Mauro Ponzo
ex dirigente medico ospedaliero
Libero professionista a Roma

 

23 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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