Il triplice attacco alla medicina generale
di Roberto Bellacicco
16 LUG -
Gentile direttore,
lo stato di agitazione dichiarato dalle sigle sindacali ha intensificato il dibattito sui rapporti tra medici di medicina generale e SSN. La medicina generale ha subito, e sta subendo, un attacco su più fronti che ne ha progressivamente ridotto il margine di intervento e autorevolezza. I fronti aperti sono almeno tre: contrattuale, culturale e formativo
Piano contrattuale: il contratto è fermo dal 2005 (con poche modifiche successive) e delinea una organizzazione dell’assistenza primaria non più adatta ai tempi che cambiano e alla evoluzione della richiesta sanitaria. Le tre funzioni principali dell’assistenza primaria ovvero prevenzione, domiciliarità e cronicità non possono essere espletate in assenza di un nuovo assetto organizzativo che le regioni continuano a negare insistendo su rigide logiche contrattuali (tipiche della organizzazione ospedaliera) che non possono funzionare per la medicina del territorio la quale per sua stessa natura deve essere elastica e performante alle richieste dei cittadini.
Piano culturale: la perdita di autorevolezza culturale del medico di famiglia è di una entità tale da non poter essere considerata casuale bensì un vero e proprio atto politico. Burocratizzazione, limitazione prescrittiva e medicina amministrata, fino ad arrivare a bufale e fake news come gli evergreen “il medico di famiglia guadagna tanto e lavora poco” oppure “il medico di famiglia causa l’iperaffluenza nei PS”. Tutte affermazioni smentite dai fatti e negate dagli studi effettuati ma che sono riuscite a farsi strada tra molti cittadini e operatori sanitari poco pratici di medicina territoriale. La politica attuale non bada alla realtà dei fatti bensì alla percezione. E’ necessaria cominciare a lavorare sulla immagine della professione perché se passa il messaggio culturale che il medico di famiglia sia una figura in declino sarà inevitabile subire condizioni contrattuali sfavorevoli e una progressiva perdita di funzioni.
Piano formativo: la L. Calabria con la sua sanatoria ha segnato una battuta di arresto della lenta ma progressiva maturazione della disciplina della medicina generale. Nel momento in cui si concede di frequentare senza borsa, in sovrannumero e in part time una specializzazione (CFSMG) di fatto si accetta implicitamente che sia inutile. La L. Calabria ha introdotto una sanatoria senza porre rimedio alla contraddizione esistente ovvero che un medico privo di titolo di MMG possa esercitare nell’ambito dell’assistenza primaria. Tale contraddizione esiste soltanto in Italia che agisce da decenni in deroga alle norme UE. A cosa serve dunque migliorare la qualità formativa se dobbiamo tornare al medico della mutua del passato? Che senso ha continuare a dire che mancheranno i MMG se poi non si incentiva questa professione e la sua formazione con una borsa di studio parificata a quella delle altre specialità? Non è un caso se la medicina generale sia tra le specialità con i più alti numeri di borse abbandonate.
Il futuro medico specialista in medicina generale dovrà operare in un ambito professionale diverso con competenze e professionalità nuove che vanno acquisite attraverso un percorso formativo a tempo pieno e certificato. Tutto questo viene ribadito da OCSE e OMS che sottolineano l’importanza dell’assistenza primaria nei sistemi sanitari pubblici. Tra borse abbandonate, ritardi di pubblicazione dei bandi e disparità di trattamento economico le future sanatorie sono sempre più probabili e porteranno alla definitiva inutilità dell’acquisizione del titolo tramite CFSMG. Lo specialista in medicina generale non servirà più, si tornerà al medico generico degli anni ’70 con buona pace della presunta evoluzione dell’assistenza territoriale.
I medici di famiglia non sono attaccati perché antipatici, brutti e cattivi. Sono attaccati perché la medicina generale rappresenta un pilastro fondamentale di un sistema universalistico come il nostro che una parte della politica vuole abbattere. La definitiva sostituzione del SSN si realizza anche attraverso la sostituzione del medico di famiglia con un impiegato sanitario privo di funzioni assistenziali e di autorevolezza culturale.
La battaglia che andrà portata avanti nei prossimi mesi dovrà essere condotta con tutti i mezzi necessari e dovrà coinvolgere i cittadini afferenti agli ambulatori. L’obiettivo non sarà solo quello di difendere una figura professionale che per la prima volta dopo decenni si trova a lottare per la sua stessa sopravvivenza.
In questa fase storica difendere l’assistenza primaria, la sua più diretta disciplina scientifica, ovvero la medicina generale, e la formazione in medicina generale vuol dire difendere il SSN e l’assistenza sanitaria universale e indistinta per tutti i cittadini.
Ed è bene che i cittadini lo capiscano subito perché il giorno in cui scopriranno che per avere il proprio medico ed il proprio antipertensivo dovranno rivolgersi a cooperative private a pagamento sarà troppo tardi.
Roberto Bellacicco
Medico in formazione spec. in Medicina Generale
16 luglio 2019
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