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La sanità nelle “aree interne”, un problema ancora attuale

di Corrado Catalani

25 GIU - Gentile Direttore,
le caratteristiche geografiche  e la dotazione infrastrutturale del nostro paese concorrono a rendere disomogeneo l'accesso ai servizi primari per  larga parte dei cittadini residenti in molte regioni (se non in tutte). In particolare, gli svantaggi maggiori gravano sulle zone disagiate, montane, di confine ed insulari. Manlio Rossi Doria, all'inizio degli anni '50, parlò di “aree interne” facendo riferimento a zone prevalentemente rurali, caratterizzate da bassa densità abitativa e lontane dai grandi centri urbani erogatori di “public services” come l'istruzione, la sanità ed il sociale, la mobilità.
 
Su molte di queste aree hanno inciso negativamente  e tuttora insistono sinergicamente elementi critici di carattere economico, sociale e demografico che hanno innescato persistenti trend depressivi.
 
In tema di assistenza sanitaria, in molti di questi territori sono stati effettuati interventi di contrazione o di riconversione di strutture ospedaliere, anche contestuali a processi di macro-riorganizzazione, che spesso non sono stati adeguatamente compensati da un potenziamento del territorio.
 
Di conseguenza, si sono aperti scenari problematici che collocano in posizione centrale il tema dell'equità, da sempre  elemento connotante della cultura e della pratica sindacale confederale ma non sempre realmente presente nell'agenda dei sindacati di categoria o di mestiere.
In Toscana circa 200 Comuni su 276 complessivi stanno in territori che hanno le caratteristiche proprie  delle aree interne ed occupano  una superficie pari al 72% di tutto l'ambito  regionale con una popolazione residente corrispondente al solo 30% del totale.
 
Prendendo spunto da una piena coincidenza di interessi per questa tematica fra l'organizzazione che rappresento ed il  presidente Enrico Rossi, emersa quasi casualmente nel corso dei lavori di un tavolo sindacale di categoria impegnato ad affrontare altre problematiche, abbiamo elaborato la proposta di progetto “Superare il gap”.
 
Il lavoro che si caratterizza sul piano metodologico per una valenza esemplificativa-sperimentale e sul piano pratico per  un intento applicativo ha preso  a riferimento specifico il comprensorio della montagna pistoiese. Un ambito territoriale abitato da circa 15.000 persone, con una densità di popolazione compresa fra 20,1 e 75,2/kmq, un indice di vecchiaia quasi doppio rispetto alla restante area della provincia ed amministrativamente organizzato in quattro comuni.
 
Nella fase di sviluppo della proposta progettuale sono emersi con  evidenza  alcuni “effetti collaterali” a mio parere significativi: l'integrazione intercategoriale e confederale all'interno della nostra organizzazione sindacale e non solo; l'attivazione di un piano di confronto diretto (anche pubblico) con le rappresentanze amministrative locali, dei pensionati e coni cittadini; uno spostamento del piano di confronto con gli organismi regionali da troppo tempo confinato, nella migliore delle ipotesi e per quanto riguarda le categorie afferenti al comparto, esclusivamente in tematiche contrattuali.
 
Il tutto, poggiando su di un'ipotesi di lavoro concreta, nel suo piccolo ha  prodotto un vero e proprio effetto di “public involvement” - spesso evocato  ma poco praticato -  capace di concorrere  ad agire positivamente sull'interlocuzione fra politica, cittadini e loro rappresentanze da troppo tempo compressa (se non azzerata) dalla dilagante disintermediazione. 
 
L'obiettivo del progetto è quello di delineare interventi finalizzati a rispondere  alle esigenze specifiche degli abitanti del territorio preso in esame.
 
In estrema sintesi, il documento, partendo da un'analisi dei profili demografici e dei bisogni di salute  basata su alcuni indicatori relativi ad ognuno dei quattro comuni (Tassi standardizzati: di mortalità totale e causa-specifica; di prevalenza di patologie croniche; di ospedalizzazione; di accesso alla specialistica.
 
Prevalenza di uso e volume prescrittivo nella farmaceutica territoriale), nonché sull'analisi dell'offerta assistenziale pubblica in un periodo campione, traccia una linea di intervento articolata su due pilastri principali. Da una parte il potenziamento del territorio, dall'altra interventi mirati sulle patologie gravate da tassi che si discostano per  eccesso da quelli del territorio della provincia di appartenenza (Pistoia), o dell'ambito aziendale di riferimento (A.S.L. Toscana Centro, risultato dell'aggregazione delle ex AA.SS.LL. di Firenze, Prato, Empoli e Pistoia) e regionale unitamente al riesame della   casistica afferente all'emergenza-urgenza.
 
Relativamente al primo punto si ipotizzano: il potenziamento dell'assistenza infermieristica territoriale;  l'impiego di procedure terapeutiche farmacologiche ospedaliere opportunamente selezionate (esempio: “Outpatient Parenteral Antimicrobial Therapy” - OPAT) in ambito  domiciliare ed extradomiciliare (residenze assistite, strutture intermedie ecc.); l'impiego di tecnologie leggere per la rilevazione ed il monitoraggio di alcuni parametri in remoto e per l'attivazione di una rete di teleconsulto fra medici di medicina generale e specialisti ospedalieri; interventi di prevenzione primaria e secondaria su patologie-indice anche attraverso attività di sensibilizzazione e supporto multimediale (telefono, social media ecc.) individuali.
 
Relativamente al secondo punto, e con particolare riferimento alla patologia oncologica, si ipotizza un miglioramento dell'approccio e della gestione terapeutica per le pazienti affette da neoplasie della mammella ed una maggiore penetranza delle attività di screening dei tumori del colon-retto.
In merito all'emergenza-urgenza viene proposta un'ampia revisione di casistica per valutarne la corrispondenza sul piano operativo con i più aggiornati protocolli con lo scopo di individuare modifiche  organizzative ed operative dei flussi di intervento.
 
In una recente intervista al quotidiano “La Nazione” (15 giugno), Stefania Saccardi, assessore al Diritto alla salute della Toscana, ha dichiarato di condividere a pieno la proposta progettuale che ora  con le opportune verifiche, correzioni ed approfondimenti deve diventare risposta concreta ai cittadini che restano in attesa di conoscerne il cronogramma programmato.
 
Per un fatto di coerenza  e per  sostanziare  un modo di fare politica alternativo a certa irresponsabile  demagogia non potrà che essere  così. Anche perché la problematica delle disuguaglianze, da sempre tema ineludibile per la CGIL, ripetutamente indicato come priorità anche nei documenti di programma  della  Regione Toscana, oggi rappresenta il nodo cruciale per riaffermare la centralità della democrazia. 
 
Corrado Catalani
Segr. Regionale FP-CGIL Medici
e Dirigenza S.S.N. della Toscana

25 giugno 2019
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