Medicina di Genere: la formazione all’Università è già iniziata
di Tiziana Bellini
10 GIU -
Gentile Direttore,
in questi giorni, mentre si sta per approvare uno dei due Decreti attuativi della Legge 3 del 2018 (che all’art.3 norma l’«
Applicazione e diffusione della medicina di genere nel Servizio Sanitario nazionale»), nonostante non sia ancora avvenuto il passaggio ultimo ma necessario, cioè la firma del Ministro della Salute, si stanno diffondendo alcune notizie inesatte.
Non risponde infatti al vero che tale Decreto (“Piano volto alla diffusione della medicina di genere mediante divulgazione, formazione e indicazioni di pratiche sanitarie”, comma 1) disciplinerà il comportamento delle Università in materia di insegnamento della medicina di genere. Occorrerà infatti un secondo Decreto (“Piano Formativo nazionale per la medicina di genere”, comma 4) sul quale si stanno avviando adesso i lavori.
Ma non sempre nel nostro Paese le innovazioni seguono a ruota le leggi; a volte, nei casi più fortunati, le anticipano.
Si era già capito da anni che l’istituzione di cattedre di Medicina di genere, oltre che un percorso lungo e macchinoso, portava in sé una contraddizione in termini: la medicina di genere non è una ulteriore branca della medicina, ma una nuova prospettiva di conoscenza che tiene conto delle differenze di sesso, quindi biologiche, e di genere, di uomini e donne e attiva azioni che si possono ascrivere alla prima fase della personalizzazione della cura.
Nel 2016 il Corso di Laurea di Medicina di Ferrara, ha predisposto un metodo (approvato dal Consiglio del Corso di Studi) per inserire nella programmazione didattica e negli obiettivi formativi del Corso di Laurea, in modo strutturato e riconosciuto, il nuovo approccio di formazione alla medicina di genere, così che risultasse trasversale ai diversi insegnamenti.
Nello stesso anno ho presentato l’esperienza di Medicina di Ferrara alla Conferenza Permanente dei Presidenti di Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia (presieduta allora da Andrea Lenzi e ora da Stefania Basili); tale organismo coordina i Corsi di laurea di Medicina Italiani e collabora al rinnovamento della formazione medica, ed essendo sempre attento alle innovazioni pedagogiche, da tempo aveva mostrato grande sensibilità anche proprio per il tema della medicina di genere.
Contestualmente a questo intervento, la Conferenza ha raccomandato, con una Mozione approvata all’unanimità, questo approccio, suggerendone l’applicazione in almeno un insegnamento per anno di corso.
Ad oggi circa l'80% dei Corsi di Medicina Italiani ha inserito o sta inserendo l’approccio sesso/genere negli obiettivi e negli insegnamenti della propria offerta formativa e l’esperienza nazionale può essere monitorata.
Non è questo il tempo di protagonismi individuali ma ora è molto importante che la vasta rivoluzione culturale, implicita in questo nuovo approccio metodologico della medicina, ovvero la medicina di genere, riesca a diffondersi con l’aiuto di tutte e di tutti, nel più breve tempo possibile, nel rispetto dell’appropriatezza e dell’equità delle cure, permeando le differenti fasi della ricerca, della formazione e dell’assistenza: le tre mission dell’area Medica Accademica.
Prof.ssa Tiziana Bellini
Presidente del Corso di Laurea di Medicina e Chirurgia
Direttrice del Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere
Università di Ferrara
10 giugno 2019
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