Aspettando l’Autonomia, quella che tutti i mali porta via
di Michele Valente
14 APR -
Gentile Direttore,
“Il morbo infuria/ il pan ci manca/ sul ponte sventola/ bandiera bianca!”, sono versi di Arnaldo Fusinato, poeta vicentino morto nel 1888, ne “L’ultima ora di Venezia”, dedicata alla caduta della Serenissima ma che si adattano tristemente a descrivere l’attualità della sanità del Veneto, soprattutto quando il poeta implora
Su tanti guai/sole d’Italia/non splender mai!/E sulla veneta/spenta fortuna/sia eterno il gemito/della Laguna!
Non ci resta che piangere o gettarla in burla di fronte alla sorda e colpevole chiusura di un ceto politico che si dimostra ogni giorno di più cieco e sordo di fronte alla drammatica realtà di una Sanità pubblica, per anni un esempio di efficienza non solo in Italia, che da troppo tempo sta scendendo la china di un declino inarrestabile.
Zaia sarà anche il “Governatore più amato degli italiani” ma deve capire che a forza di tirarla, la corda si sta spezzando e che presto la questione della sanità gli si potrebbe ritorcere contro.
Ora il suo mantra è “
l’Autonomia”, quella
“che tutti i mali si porta via”! Un’Autonomia che è al di là da venire, che doveva essere approvata prima delle Europee ma adesso va bene anche entro l’anno, che doveva passare come era stata concordata, “senza se e senza ma”, però adesso è giusto che faccia un giro in Parlamento per eventuali emendamenti “migliorativi”. Campa cavallo.
Autonomia! Se chi ha avuto, fino ad oggi, il compito di programmare la Sanità ci ha ridotti in questo stato, siamo sicuri che quando avrà le mani più libere non ci ridurrà ancora peggio?
Manca il personale, le liste d’attesa si allungano, i medici scappano nella Sanità privata o anticipano la pensione, i concorsi non trovano partecipanti a sufficienza, i giovani laureati cercano fortuna all’estero, e le trovate della Regione come gli steward ai Pronto Soccorso o i reparti affidati agli infermieri, non fanno neanche più ridere.
Fino a quando i cittadini subiranno senza ribellarsi? A Vicenza la gente forse non freme per la Tav si o no ma certo si indigna a sapere che un macchinario dall’elevato valore tecnologico e dal costo milionario, come uno dei due CyberKnife dell’Ospedale cittadino, giace inutilizzato nella Radiochirurgia del Nosocomio.
Un allarme è già partito da Venezia, dove il presidente dell’Ordine, Giovanni Leoni, non ha usato mezzi termini quando ha detto che “i cittadini dovrebbero arrabbiarsi”.
Arrabbiati lo sono già e la Politica ne prenda atto. Anche perché nella società del disagio e dove abbondano i “leoni da tastiera”, i malpancisti cronici, i rivoluzionari da hashtag, il passaparola è velocissimo e basta una scintilla per scatenare l’incendio.
Autonomia o no, in questi tempi difficili per la nostra Sanità, non tutti sono disposti a sventolare la bandiera bianca.
Michele Valente
Presidente Omceo Vicenza
14 aprile 2019
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