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Il ruolo importante del podologo nella cura del Piede reumatoide

di Mauro Montesi (Aip)

01 APR - Gentile Direttore,
lo scorso 20 marzo è stata presentata al Senato dalla senatrice Binetti l’interrogazione a risposta scritta n. 4-01448, che riguarda le Cure per l’artrite reumatoide. “L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica, sistemica ed invalidante, ad eziologia multifattoriale, verosimilmente di origine autoimmune; si riconosce una predisposizione genetica e un possibile ruolo giocato da alcune infezioni virali nell'insorgenza e nell'evoluzione della patologia; i sintomi comunemente associati all'artrite reumatoide interessano le sedi articolari e comprendono gonfiore, sensazione di calore, dolore alla palpazione e limitazione nei movimenti; è da due a tre volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini e, in generale, insorge a un'età compresa tra i 40 ed i 60 anni; con una frequenza che va dall'1 al 2% della popolazione e con livelli di gravità che possono anche essere fortemente invalidanti; allo stato attuale, non esiste una cura universale e definitiva in grado di debellare l'artrite reumatoide; è comunque possibile mantenere una buona qualità di vita con un trattamento appropriato, mirato alla riduzione del dolore e alla prevenzione delle lesioni articolari”.
 
Così si legge nel testo dell’Interrogazione. Nella parte finale dell’interrogazione ci si rivolge al Ministro della Salute, Giulia Grillo per chiedere tra l’altro come quest’ultimo intenda intervenire per garantire cure necessarie per le persone affette da tale malattia che riduce la qualità di vita, fino a rendere difficile la stessa autonomia della persona, ma, nessun riferimento viene fatto alla figura del Podologo e al trattamento podologico.
 
Pertanto, l’Associazione italiana podologi (Aip) ci tiene a ricordare che il Podologo può svolgere fin dagli esordi della malattia un ruolo molto importante nella prevenzione, nella cura e nell’educazione del piede reumatoide. I momenti portanti del trattamento podologico sono, oltre all’educazione del paziente, il trattamento delle manifestazioni cutanee; il trattamento ortesico, plantare e digitale; le scarpe correttive.
 
Oggi, però, l’attuale situazione del nostro Sistema sanitario nazionale non prevede né l’impiego in pianta stabile del Podologo come specialista vero del piede negli ospedali o nelle Asl né una medicina radicata sul territorio determinando così una carenza terapeutica, un aumento dei costi sostenuti dai pazienti ed un notevole disservizio per i cittadini. Un possibile protocollo assistenziale terapeutico dovrebbe essere strutturato in modo da comprendere necessariamente l’impiego attivo e continuo del Podologo ed è da rilevare che questo protocollo potrebbe essere utilizzato in regime ospedaliero oppure creando sul territorio una capillare rete di assistenza.
 
Attualmente molti specialisti curano, ognuno dal proprio punto di vista, le patologie reumatiche ma ancora non esiste un vero e proprio protocollo terapeutico/assistenziale che comprenda il podologo e dove si possa lavorare sinergicamente con lo scopo comune di mantenere qualitativamente soddisfacente lo standard di vita dei pazienti. La cooperazione biunivoca tra gli specialisti del settore (se si vuole migliorare quanto fino ad oggi raggiunto) è una tappa obbligata, creare un team multidisciplinare è un’opportunità terapeutica che non può essere tralasciata, è un bene prezioso e un obiettivo da raggiungere in un futuro molto prossimo.
 
Prof. Mauro Montesi
Presidente Onorario Aip

01 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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