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In sanità si litiga come non mai. Ma se fosse segno di una maggiore consapevolezza della “base”?

di Ivan Favarin

26 DIC - Gentile Direttore,
quest’anno si chiude con un marcato inasprimento delle tensioni per la sanità. Partendo dal generale al particolare, leggiamo di tensioni sul finanziamento del nostro SSN, sulle scelte in materia di Sanità Pubblica (vaccini), sulla s-composizione dell’ISS (e relative dimissioni anticipate), sull’attuabilità o meno delle DAT, sull’accesso alla formazione in medicina e alla specializzazione, sui contratti, sul trattamento economico, sul mal-trattamento dei sanitari (aggressioni), sugli scontri fra professioni, sulle sanzioni ordinistiche e il loro riflesso in materia amministrativa, sui neonati ordini e relativi obblighi d’iscrizione, sull’inasprimento delle carenze di personale conseguenti al prepensionamento...
 
Insomma, sembra che a fine anno moltissimi nodi siano venuti al pettine. Io credo che sia una segno di maturazione. È triste veder arrivare una tale valanga per chi vive queste tensioni, sia come sanitario sia come paziente/utente, ma è ormai chiaro che la precedente “pace” relativa era solo una quiete prima della tempesta. I prodromi c’erano tutti: ora i problemi emergono.
 
Partendo dagli studi di Lee Smolin, abbiamo notato tutti che l’esplosione della condivisione tramite internet è stata un acceleratore del processo di dibattito a livello quotidiano, con tutte le derive del caso.
 
Di certo, le questioni non sono rimaste appannaggio dei super-dirigenti o dei super-tecnici addetti ai lavori. Le questioni sono divenute oggetto di riflessione di molti - più democraticamente, direi -coinvolgendo anche soggetti che non avrebbero per titoli o per peso politico la proverbiale “voce in capitolo”. Si obietterà che le decisioni piovono comunque dall’alto. Tuttavia, un fruitore consapevole che interagisce (senza il filtro di delega, sindacale o altro) è già un passo avanti.
 
Merito di internet e di siti dedicati (quale è Quotidiano Sanità). Volenti o nolenti, le questioni ormai sono sul tavolo. Il dibattito è chiaramente aperto. Ma in modo costruttivo, senza violenza.
 
E poi, non è forse il caduceo stesso a ricordarci che il veleno in giuste dosi può divenire terapeutico?
 
Ivan Favarin
Infermiere

26 dicembre 2018
© Riproduzione riservata

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