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Formazione a “doppio binario”, ecco perché è inutile

di Paolo Bechi

13 GIU - Gentile Direttore,
in relazione all’articolo pubblicato lo scorso 9 giugno ed ai due successivi inviati dall’ANAAO e pubblicati in data 12 e 13 concernenti le specializzazioni mediche, vorrei fare alcune precisazioni:
1) La proposta dell’introduzione del “doppio binario” per le scuole di specializzazione, come nuovamente suggerito dal documento del Coordinamento Interregionale in Sanità, che verrà portato in discussione il 18 Giugno, è del tutto inutile a valle dell’entrata in vigore del Decreto Interministeriale 402/2017. Infatti, attualmente, la rete formativa delle Scuole, ai fini del rispetto dei requisiti di accreditamento, comprende anche i reparti delle Aziende USL nei quali obbligatoriamente si formano gli specializzandi ed i cui dirigenti medici partecipano, col titolo di “Professore a contratto”, attivamente alla formazione ed ai Consigli delle Scuole (quindi anche alla loro governance che per legge resta precipuamente in capo all’Università). Di fatto, l’ospedale d’insegnamento, in virtù del D.I., già esiste. Pertanto, oggi  il “doppio binario” introdurrebbe, in aggiunta ad un probabile aggravio economico, solo ulteriore confusione nel già confuso iter della formazione medica.
 
2) E’ necessario e sufficiente, quindi, l’incremento della numerosità dei posti nelle Scuole di Specializzazione, reso possibile dall’ampliamento delle reti formative, come configurate dal D.I., per evitare lo scostamento in negativo tra fabbisogno di medici specialisti e disponibilità delle Scuole stesse. Per inciso, lo stesso sarebbe opportuno accadesse per la formazione del medico di medicina generale. Per il raggiungimento di questo obiettivo, come detto, rileva soltanto l’incremento del relativo finanziamento, che, in difetto di quello ministeriale, può essere operato dalle Regioni o dalle Aziende Unità Sanitarie Locali stesse. Perché gli specializzandi ruotino su tutta l’ampiezza delle reti formative e, quindi, anche nelle Aziende USL è necessario e sufficiente che il D.I. che lo dispone venga fatto rispettare con rigore su tutto il territorio nazionale.
 
3) E’ evidente che quanto sopra suggerito non è in grado di risolvere tutti i problemi della formazione medica (numero “chiuso”, calcolo dei fabbisogni, imbuto formativo, adeguamento della qualità oltreché della numerosità dei formati, etc.), che sono invece da affrontare in modo organico secondo, a nostro avviso, il manifesto in 8 punti presentato in conferenza-stampa il 24/5/2018 a Firenze dai Rettori delle Università Toscane e che mi permetto di allegare. A questo proposito faccio notare che in questa nostra proposta, in pieno accordo con quanto sostenuto da ANAAO in uno dei suddetti articoli, al punto 8 è richiesta l’istituzione di un Tavolo tecnico con la partecipazione di tutti i portatori di interesse in materia per le rispettive competenze e prerogative.
 
Giungere ad una rivisitazione della formazione medica è essenziale per garantire sbocchi professionali ed un lavoro gratificante e di eccellenza ai nostri giovani colleghi, come sostenuto dal Sindacato ANAAO. E’ essenziale anche, e da formatore istituzionale mi permetto di dire soprattutto,  per un Sistema Sanitario sostenibile e sempre migliore qualitativamente.
 
Prof. Paolo Bechi
Prorettore all’area medico sanitaria dell’Università di Firenze


13 giugno 2018
© Riproduzione riservata

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