Smi con Serafina Strano. Dirigenti Asp Catania dovrebbero dmettersi
di Rosalba Muratori
17 MAG -
Gentile Direttore,
se non ora quando. Ora basta con le violenze sui medici e le donne, in particolare. Tutte siamo e potremmo essere Serafina Strano, la drammatica aggressione subita poteva accadere anche a noi, le sue denunce sono le nostre. Grave, invece, l’indifferenza di alcuni dirigenti sanitari locali e, purtroppo, spesso, anche delle stesse istituzioni.
In questi anni come SMI abbiamo chiesto in modo direi quasi ossessivo il rispetto delle normative in termini di sicurezza sui luoghi di lavoro perché è la prima certezza che le Asp devono assicurare.
E se questo datore di lavoro è l’azienda sanitaria di turno, il posto che per antonomasia dovrebbe rappresentare sanità, rispetto delle condizioni igienico sanitarie e della sicurezza a tutto tondo non solo per i sanitari che vi operano ma ovviamente anche per i cittadini che accedono ai suoi servizi, non possiamo che gridare il nostro disagio per chi non è stato in grado di tutelare questi minimi sacrosanti principi.
A gridare e a denunciare questa realtà è stata Serafina Strano, medico di guardia in un ambulatorio che garantisce l’assistenza h24, vittima di gravi violenze fisiche prima, e psicologiche poi, per l’assenza di garanzie e tutele fondamentali di sicurezza.
Una donna e una professionista che con grandissima forza, coraggio, ha raccontato quanto le è accaduto sul posto di lavoro, non nascondendo nulla della sua drammatica esperienza e mettendoci la faccia.
Ha cercato di trasformare una tragedia in un simbolo di riscatto, facendo in modo che quanto le è accaduto possa essere un’arma, la più potente, quella della dignità di chi, anche se attaccato, si rialza e ricomincia come in un ring a colpire sempre più forte l’avversario per vincere, perché non si ripetano mai più episodi del genere.
Una battaglia che Serafina Strano già, da anni, portava avanti, perché come medico di continuità assistenziale e responsabile del proprio presidio ha richiesto più volte che il suo luogo di lavoro fosse dignitoso e adeguato a garantire servizi e salute.
Ma attenzione, perché in questo meccanismo di abbandono della sanità pubblica l’avversario non è stato solo chi in una notte ha usato violenza contro il corpo di una donna, di un medico, ma anche chi, come spesso avviene anche in altre realtà e non solo in Sicilia, non ha tutelato i propri operatori, i propri professionisti e non ha garantito le norme nazionali di sicurezza sui posti di lavoro.
Come Smi siamo indignati anche per ciò che è stato fatto dopo la violenza fisica subita dalla collega: maldestri atti di mettere la “spazzatura sotto il tappetino”. Ma anche nessun piano serio di riorganizzare i servizi, per esempio con un vigilantes o con un’autista soccorritore che supporti non solo il sanitario ma migliori anche la qualità degli interventi; e soprattutto la mancata e doverosa ricollocazione della Strano in un altro servizio distrettuale (prevista oltretutto dall’ACN), come sarebbe stato giusto e sensato, invece di essere stata costretta per mesi a una malattia forzata.
Mettere in evidenza più volte davanti a tutti, con decisione e determinazione le conseguenze della violenza subita, è conseguenza proprio dell’abbandono di molte istituzioni che non hanno fatto quadrato intorno a una vittima.
Questa situazione ci spinge a ribadire come lo SMI sia al fianco di Serafina Strano e che questi amministratori a cominciare dal Direttore Generale dell’ASP di Catania Dr. Giammanco fino al Direttore di Distretto, devono dimettersi immediatamente perché incapaci di applicare le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
E in analogia tutti i Direttori di Aziende Sanitarie che non garantiscano tali norme di sicurezza sui luoghi di lavoro devono essere destituiti perché non solo non garantiscono i sanitari che vi operano ma anche i diritti dei cittadini che usufruiscono di questi servizi.
Ancora più grave è invece dire che i presidi di continuità assistenziale sono per allocazione dei presidi che non possono essere tutelati e che quindi si potrebbe chiuderli, organizzando una reperibilità telefonica notturna. Con la stessa logica perversa, e arrendevole, potreste proporre la stessa soluzione per i pronto soccorsi presi d’assalto e luoghi dove negli ultimi mesi in Sicilia le aggressioni sono giornaliere. Strada impraticabile!
È necessario che i presidi di continuità, punti di primo intervento e presidi territoriali di emergenza siano, come da norma, luoghi dignitosi ed in grado oltre che per logistica, ma anche per strumentazione ed organizzazione, dei luoghi dove i medici che vi operano possano essere nelle condizioni di erogare salute nelle urgenze e fornire quel filtro territoriale indispensabile per decongestionare i pronto soccorsi deputati ad interventi tempestivi nelle emergenze.
In conclusione, non servono battute ad effetto, anche di cattivo gusto, per prendere un titolo sui giornali, come quella del presidente dell’Ordine di Napoli, Scotti, che ha confrontato Napoli alla città siriana di Raqqa, dove sono morte migliaia di persone, serve serietà. Dagli ordini territoriali chiediamo atti concreti. Invece di proporre corsi di auto difesa, per alimentare il business degli Ecm, costruiamo una proposta seria di messa in sicurezza della sanità pubblica.
Avviamo un cantiere sociale di iniziative, azioni e pratiche positive per garantire il Diritto alla Salute h24 nei luoghi di lavoro a tutti i professionisti che vi operano, medici e contestualmente ai cittadini . Da qui si riparte, e come Smi continueremo su questa strada, a fianco di Serafina Strano in Sicilia, e degli altri colleghi in tutto il Paese.
La Tutela dei Professionisti sui luoghi di lavoro e quindi della salute dei cittadini è e sarà la nostra battaglia, è la battaglia dello SMI.
Rosalba Muratori
Presidente Smi Sicilia
17 maggio 2018
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