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Medici. Cosa fare prima di arrivare agli Stati Generali della professione

di Giancarlo Pizza

16 APR - Gentile Direttore,
“Sei fuori dalla realtà” è stato il commento Facebook lanciato, il 24 marzo scorso, su Quotidiano Sanità, da parte dott. Pier Luigi Sozzi, “Responsabile ostetrico ginecologo presso Ospedale di Ostuni”, seguito da quattro faccine tristi con occhi chiusi (emoticon), alla relazione presentata in Consiglio Nazionale (CN) da Filippo Anelli, qualche giorno prima, nella sua qualità di Presidente del Comitato Centrale (CC). Direi un commento molto sintetico, destruente e tombale, che comunque non condivido. Proverò a dire perché.

Condivido, per contro, la Relazione di Filippo Anelli, come d’altronde avevo sottolineato nel mio intervento in CN allorquando la relazione è stata presentata. Ne condivido i contenuti, che riprendono quanto suggerito dalla “Mozione di Impegno per il Comitato Centrale” votata dal CN l’11 gennaio scorso, a ridosso delle elezioni per il rinnovo dello stesso CC avvenuto due settimane più tardi. E ne apprezzo la coerenza poiché quella mozione, sebbene approntata da me, è stata condivisa e presentata da dieci presidenti di Ordine, tra cui Filippo Anelli, nella sua veste di presidente dell’Ordine di Bari. Dunque coerenza da parte di Anelli mostrata sin dalla prima uscita. Molto bene.

Non da oggi si discute della cosiddetta “questione medica” che trova in Ivan Cavicchi, notevole editorialista di QS oltre che notevole in molte altre cose, il più puntuale esegeta dei problemi della professione medica suggerendo soluzioni che dovranno impegnare medici, politici ed “esigenti” (così definisce Cavicchi i cittadini che si rivolgono al medico) a contestualizzare il rapporto medico-paziente alla luce degli incredibili (fino a pochi anni fa) progressi (in positivo) della ricerca in campo medico, sia clinico che di biologia di base. Progressi accompagnati dalla altrettanto incredibile evoluzione e diffusione del sapere tramite la rete internet per cui l’esigente ormai si presenta dal medico per chiedere conferma di quanto suggerito dal dott. Google: qualche medico, spiritosamente, ha affisso nel suo studio un cartello in cui invita l’esigente a sentire anche cosa consiglia il dott. Yahoo prima di rivolgersi a lui.

L’enorme evoluzione della ricerca in campo radiologico (Tac, Rnm, Ecografia), che svela quanto riposto nell’organismo, almeno in volumi e dinamiche degli organi, ha inoltre ridotto di molto il contatto “fisico” tra medico e paziente. Un tempo il cuore veniva auscultato con un buon fonendoscopio, così i “rumori” dei polmoni, e la palpazione addominale permetteva di ricercare “masse”: insomma il contatto fisico della visita permetteva una buona relazione con il paziente.

Adesso molto è cambiato e, a mio avviso, in senso positivo se si è in grado di gestire umilmente (da parte del medico) la novità del rapporto. Ho sempre creduto che un paziente molto ferrato sui suoi problemi clinici fosse un buon alleato con cui condividere la responsabilità delle decisioni da prendere. Direi l’alleato migliore. Questa politica mi ha portato a non avere mai una rimostranza nei miei 40 anni di professione. Forse sono stato anche fortunato.
 
Un vantaggio lo avevo anche nel non esercitare attività privata, neanche all’interno della struttura pubblica in cui operavo, per cui il paziente sapeva che mi facevo “gli affari suoi e non i miei” come qualcuno di questi mi aveva detto, rafforzando il rapporto di fiducia. Non mi si fraintenda, non sono assolutamente contrario all’attività privata: ritengo che questa sia più complicata e che richieda molta più prudenza ed attenzione, di qui il mio profondo rispetto per chi la esercita e forse, anche la mia poca voglia di esercitarla.

Quindi la prima cosa da rivedere è come rapportarsi con il paziente. Questa problematica deve essere affrontata nel corso degli studi di medicina e quindi cominciamo a suggerire come modificarli, o meglio, come integrarli. E i doveri del medico sanciti nel Codice Deontologico debbono fare parte integrante del corso degli studi. Anche uno stage dello studente degli ultimi anni del corso degli studi in un Ordine potrà essere di utilità per comprenderne funzioni e necessità. Suggeriamo queste modifiche agli studi. Sono certo che i colleghi universitari non avranno nulla in contrario anche se qualche docente dovrà cedere qualche credito.

Dobbiamo uscire dalla morsa dell’impostazione prettamente economicistica che ci viene imposta dagli amministratori nell’esercizio professionale e far comprendere ai decisori politici che altri parametri vanno utilizzati per valutare l’efficacia dell’opera del medico. Più tempo deve essere concesso al medico nella sua relazione con il paziente e questo può accadere incrementando gli organici o riducendo, nel caso dei MMG, il numero di assistiti. Solo recentemente una legge ha riconosciuto che il tempo di dialogo è tempo di cura. Abbiamo parlato nel deserto a lungo ma qualcosa si è mosso.
 
Certo può darsi che i politici abbiano realizzato che la crescita esponenziale del contenzioso medico-legale sia in parte legato alla frettolosità del contatto medico-paziente (motivato dalla pressione assistenziale nelle carenze di organico) e quindi nei costi indotti sulla cosiddetta medicina difensiva, e lo ha fatto ragionare. Poco importa, ciò che conta è che si sia statuita questa necessità: tempo di dialogo è tempo di cura.

Autonomia: l’organizzazione delle attività di cura e assistenziali debbono vedere il medico coinvolto in prima persona nelle progettazioni ed evitare così di vedersi imporre nuove organizzazioni calate dall’alto ed immaginate da funzionari invitati a ragionare (per risparmiare) come operare il task-shifting il cui risultato finale non può che essere quello di porre in difficoltà il paziente ed il cittadino che vengono posti dinanzi a competenze inadeguate ad affrontare le loro problematiche di salute.

Ci sono noti gli enormi problemi di natura economica per il SSN provocati dall’incremento di sopravvivenza della popolazione con il derivato di cronicizzazioni importanti patologie e la necessità di monitoraggio territoriale e nulla osta nel ricercare nuove forme di collaborazione per il loro contenimento utilizzando al meglio anche altre competenze in ambito sanitario. Ma queste vanno sempre articolate con un decisore medico in grado di impostare il quadro generale dei controlli ed allarmi che possono essere affidati a personale infermieristico. Nulla osta anche immaginare altre forme di organizzazione del controllo della cronicità con nuovi soggetti per offrire ai pazienti una maggiore offerta di specialisti decisori: ma ancora una volta non si può non partire dal medico.

Per quanto concerne i profili professionali qualcosa può essere implementato sin d’ora dalla FNOMCEO che ha poteri di stimolo e coordinamento delle attività degli Ordini. Basti ricordare come la vicenda del 118 sul task-shifting, ovvero sulla delega di atti medici a personale non medico, sia stata confermata recentemente anche dalla CCEPS che ha espressamente giudicato anti-deontologica tale pratica, confermando sanzioni a medici che avevano approntato istruzioni operative in tal senso per gli infermieri operanti a distanza.

Perché solo pochi Ordini sinora hanno preso coscienza di tale necessità? Qui un’azione conoscitiva da parte della Federazione potrà essere di utilità nell’affrontare questa problematica. Recentemente gli Ordini del Friuli Venezia Giulia hanno agito in tal senso e costretto la regione a trattare il rientro nel codice deontologico.

Come si vede prima di arrivare agli Stati Generali si può dare qualche il buon esempio cominciando a fare quanto già possibile e presentare il conto agli Ordini. Presto andrà presentato anche il conto a quei politici-medici che hanno promosso e fatto approvare provvedimenti contrari al Codice deontologico in ciò promuovendo un magnifico autogol.

Come vede dott. Fassari, cose da fare ce ne sarebbero per cominciare a tornare alla “realtà” per modificarla a favore del paziente e dell’esercizio professionale del medico. E l’invito del prof. Cavicchi a collaborare con Filippo Anelli in questo sforzo non può essere lasciato cadere. Intanto questo Ordine, abituato ad agire, ha promosso per il prossimo 19 maggio a Bologna un dibattito sulla “Questione Medica al Femminile” invitando tutte le presidenti di Ordine e di CAO. Avanti così.

Dott. Giancarlo Pizza
Presidente OMCeO Provincia di Bologna 


16 aprile 2018
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