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Machiavelli e la legge Lorenzin

di Mauro Gugliucciello

12 GEN - Gentile direttore,
il buon Niccolò Machiavelli ne “Il Principe”, comprendendo che la realtà era cambiata, già ai suoi tempi, scriveva come un uomo venuto dal futuro: “Non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più periculosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre ordini nuovi; perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che degli ordini vecchi fanno bene, e ha tepidi defensori tutti quelli che degli ordini nuovi farebbero bene”.
 
Concetti e “parole” ancora attuali con le vicende legate al Ddl Lorenzin. Con la Legge si conclude, infatti, il riscatto sociale di una vasta platea di figure, “una volta ausiliarie”, che conquistano ora, definitivamente, il rango di professionisti sanitari a tutto tondo. Ci sono voluti ben 25 anni di impegno per raggiungere questo obiettivo. Senza sconti, a viso aperto, con norme approvate dopo lunghi percorsi parlamentari, con larghe e trasversali intese. Le scorciatoie, vedi comma 566 non sono ammesse.
 
Per tutte le Professioni viene finalmente garantita piena libertà, indipendenza ed autonomia. Si chiude il cerchio. Se, nel 2008, la delega per l'istituzione degli Ordini fu fatta cadere per l'intervento del blocco conservatore che fermò il Ministro Turco, ora, nel 2017, il tentativo, reiterato dalle medesime Organizzazioni di allora, di far saltare il tavolo è stato respinto e l'ostacolo superato.
 
Tutte le Professioni sono finalmente equiparate e collocate sulla circonferenza del cerchio. Nel centro si aprono ulteriori spazi per la Persona, unica titolare di quell'area. Nel 2008 il pretesto, per far saltare il tavolo, fu la declinazione delle “attività riservate” ad ogni Professione che, per altro, sono già identificabili nella normativa vigente. Ricordo, a tal proposito, la reazione della Professione medica per la nascita della figura dell'Odontoiatra. Sembrava allora impossibile e sconcertante che il Medico non potesse più fare il Dentista. Ora si aprono nuovi scenari di condivisione e reciproco rispetto delle competenze nonché di rinnovata collaborazione professionale.
 
Nell’ articolo ”Cari colleghi, il medico del tempo che fu, non tornerà più”, Antonio Panti sollecita il superamento di una visione nostalgico-paternalistica cara a chi mal sopporta “la centralità del Paziente al posto di quella del Medico”, che ne svilisce il ruolo professionale. Sullo stesso argomento Marcella Gostinelli, nell'articolo ”Riforma Ordini. Gli infermieri in corsia hanno poco da gioire”, scrive che: “La retorica.....del malato al centro serve solo a placare alcune coscienze”, e ancora: ”Sarò entusiasta soltanto quando le prassi ci consentiranno di prendere atto che siamo, tutti, anche per la politica pratica, dei professionisti”.
 
Cara Marcella, adesso tocca a noi costruire assieme, come dici tu, con “sobrietà” e determinazione, un “nuovo ordine” con un lucido e condiviso progetto politico, sociale e professionale. Ricordiamoci sempre della nostra doppia veste, Professionisti sì, ma, anche, prima o poi, Persone assistite. Machiavelli docet.
 
Mauro Gugliucciello
Già Responsabile stesura e revisione del Codice Deontologico Fisioterapisti

12 gennaio 2018
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