Ecco perché investire in sanità pubblica significa guadagnare salute per tutti
di Francesca Anna Perri
18 OTT -
Gentile Direttore,
non più tardi di 2 settimane fa si è concluso a Roma il Congresso Nazionale della Società Scientifica SIS 118, di cui mi onoro far parte come membro del Direttivo Nazionale, e da quel Congresso è emersa l'esigenza di uniformare il Servizio 118 in tutta Italia, perché al momento, nonostante decorra il 25 anniversario dall'istituzione del 118 e nonostante i progressi fatti, c'è una frammentazione e una disparità di erogazione del Servizio stesso, fra Nord, Centro e Sud, fra una Regione e l'altra e addirittura fra una città e l'altra.
Come per tutti gli altri Servizi del SSN, anche il 118 ha subìto dei tagli in questi anni, e quello che era il progetto iniziale non si è mai realizzato appieno, producendo nei fatti la disparità di erogazione di cui sopra, che riguarda milioni di italiani in un momento particolarmente delicato e a rischio della loro vita. Perché questo dovrebbe fare il 118 : intervenire in condizioni di Emergenza per cercare di salvare vite umane e/o per ridurre i danni di un eventuale infarto, ictus, incidente stradale/lavorativo grave, arresto cardio-circolatorio, cioè intervenire in tutte le cosiddette patologie Tempo-dipendenti. Ebbene, così non è, il 118 essendo un numero attivo in h 24, senza possibilità di filtro, viene utilizzato, proprio come il Pronto Soccorso, impropriamente e impropriamente viene inviato su ogni tipo di patologia vera o presunta.
Certo io conosco bene la realtà di Roma e del Lazio, e noi come Regione, ci dovremmo dire fortunati visto che abbiamo un'Azienda Regionale tutta dedicata al 118, con personale formato! Peccato che questo personale via via sia andato in quiescenza, senza essere reintegrato e senza possibilità di trasmettere il proprio sapere alle generazioni più giovani.
Dell'originaria pianta organica di 4.293 dipendenti, fra medici, infermieri, autisti-soccorritori, barellieri, amministrativi, oggi se ne contano 1.763! In particolare per i medici, la pianta organica prevedeva 270 medici d'urgenza e 90 Anestesisti, numero mai raggiunto.
Attualmente si contano solo 120 Medici fra Urgentisti e Rianimatori, con l'aggiunta di 14 medici precari, cosiddetti giubilari, rinnovati il Dicembre scorso per un altro anno e prossimi alla scadenza, così come sono prossimi alla scadenza 40 infermieri e 65 autisti-barellieri, tutti definiti giubilari, il cui eventuale rinnovo verrà comunicato come sempre all'ultimo minuto e nel frattempo il rischio è quello di perdere professionisti che hanno acquisito competenze specifiche. Nel complesso i medici operativi sul territorio regionale sono 74 (inclusi i giubilari), perché l'altra metà o è stato dichiarato inidoneo allo svolgimento di servizio attivo senza possibilità di essere spostato in altro servizio magari ambulatoriale, o ricopre ruoli apicali.
Nell'arco di 11 anni di lavoro in questa Azienda ho visto da una parte depauperare il servizio, di uomini e mezzi e dall'altra crescere a dismisura il territorio da coprire come medico d'emergenza! Non sono più rispettati i criteri iniziali di 1 macchina medicalizzata ogni 30.000 abitanti, poi rettificati, col D.M. 70 del 2015 a 1 ogni 60.000 abitanti. Adesso il territorio da coprire è di ben oltre 300.000 abitanti e spesso ci viene detto dalla Centrale Operativa, che ormai non c'è più territorio e bisogna andare dove ci mandano, nonostante si faccia notare che il raggiungimento del target sia impossibile prima di 20- 30 minuti, e per la distanza, e per il traffico! Ed ecco che a sirene spiegate si parte e si va da Ponte Milvio, a Casal Selce, sulla Cassia la Storta, al bivio di Cesano, a Massimina, insomma, per chi non conoscesse Roma si va dalla XII Circoscrizione alla 20ma o se preferite dal XII al XVI Municipio dopo l'accorpamento, e ogni Municipio conta oltre 100.000 residenti, pari ad una città di provincia! Non solo, a volte la macchina medicalizzata viene mandata anche su Codici Verdi, perché non hanno macchine libere ci viene risposto, con uno spreco di energie e risorse indicibile, non previsto affatto da protocolli Nazionali e Internazionali! Da noi anche per i codici verdi mandiamo una macchina prontamente e che importa se è quella col medico, tanto poi dovesse servire per un codice rosso vero, si manda la BLS, mettendo in difficoltà l'equipaggio stesso.
Questo per far capire che esiste nei fatti una disparità di trattamento per i pazienti, alcuni più fortunati forse si vedranno arrivare a casa un equipaggio completo col medico, altri no. Alcuni saranno portati all'Ospedale più idoneo per la patologia del momento, altri no. Alcuni si vedranno trattati e stabilizzati adeguatamente, altri no. Alcuni si vedranno trattati a casa per una patologia che proprio emergenza non è, altri no.
Per sopperire a questa cronica carenza di organico e di ambulanze, che ci porta a lavorare in condizioni non proprio uniformi e idonee, l'Azienda Ares 118, col placet della Regione, ha incominciato dal 2007 a introdurre le ambulanze private convenzionate, prima solo BLS, cioè con infermiere a bordo, adesso anche ALS, con medico a bordo, prima con le cosiddette ambulanze a spot, chiamate cioè all'occorrenza, adesso in pianta pressoché stabile, il tutto giustificato dal blocco del turn-over e dalla mancanza di fondi. In altre Regioni, va ancora peggio, nel senso che il personale non è dipendente, a volte addirittura sostituito da volontari, che per carità ben vengano, ma di supporto e non già come erogatori di un servizio sanitario pubblico. In altre Regioni è il medico di Guardia Medica a salire sull'ambulanza, magari riconoscendogli un'indennità di rischio, che a distanza di 10 anni la Corte dei Conti rivuole indietro, notizia fresca di questi giorni! Insomma in questo marasma a rimetterci non sono solo i pazienti, ma tutti, operatori compresi. Come se ne esce? La proposta è semplice, esiste già sulla carta, attenendosi ai Decreti Ministeriali e agli Standards Qualitativi che noi come SIS 118 abbiamo pubblicato nel 2011, in cui si evidenziava la necessità di uniformare il Servizio su base Nazionale.
Personalmente vado oltre, ritenendo che investire in Sanità Pubblica significa guadagnare Salute per tutti, che si traduce in beneficio per la collettività, mentre il privato che investe in sanità lo fa con un scopo molto meno nobile e non può essere diversamente, per le leggi di mercato. Rimane il fatto che la Salute non è una merce, è un bene inalienabile che va tutelato quanto più uniformemente possibile, alla portata di tutti i cittadini, senza ovviamente impedire la facoltà di rivolgersi al privato qualora se abbiano le possibilità economiche.
Ma nell'Emergenza no, non si possono avere due pesi e due misure, tutti i pazienti hanno diritto allo stesso tipo di tutela, così come tutti gli operatori, che nel privato, anche convenzionato, vengono sottopagati, sfruttati, gli si fa un contratto apparentemente legale, ma che legale non è, trattandosi il più delle volte di un contratto dichiarato part-time, ma che ruota a tempo pieno sulle 24 ore. Questo peraltro è successo anche agli operatori dell'Ospedale San Filippo Neri, che si sono visti trasformare il contratto di lavoro, passando da un'Agenzia interinale ad una subentrata cooperativa di servizi, con una decurtazione dello stipendio del 28%! Inaccettabile in ogni senso, sia per i lavoratori, sia per i pazienti che spesso non conoscono queste dinamiche, ma che contano sugli operatori per stare meglio, senza sapere che quel lavoratore non è sereno, e che a volte pur mantenendo la professionalità, può perdere un po' di umanità, anch'essa indispensabile per fare questo "mestiere", che si tratti di un medico, di un infermiere, di un OSA o di quanti ruotano intorno alla salute.
Francesca Anna Perri
Dirigente Medico Ares 118, membro di Segreteria Aziendale ANAAO ARES 118, membro Direttivo Nazionale SIS118
18 ottobre 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore