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Quel ragazzo morto di razzismo sanitario

di Manlio Converti

14 LUG - Gentile direttore,
quante volte ho dovuto ascoltare i sanitari infastiditi dalla presenza dei Rom nel mio pronto soccorso, ma anche quanta umanità per curare loro o i loro congiunti nonostante il fastidio palesato. Fa quindi veramente male leggere la triste storia di razzismo sanitario subita da Ibrahim Manneh morto forse di Appendicite Perforata Acuta come ci hanno raccontato i ragazzi dell’exOpg occupato di Napoli dalla loro pagina di Facebook.

 
 
Il fatto è complesso. E' capitato anche a me assistere in strada per due ore insieme a dieci persone per bloccare il traffico una signora con il braccio spezzato da una caduta perché le ambulanze chiamate e sollecitate, promesse e giurate, arrivassero finalmente a prenderla.
 
Il fatto è difficile da spiegare. Se è stata un'appendicite perforata acuta alla prima visita potrebbe essere stata confusa con una semplice colite e allo stesso modo i farmacisti e le ambulanze chiamate per il vomito possono avere sottovalutato il caso e possono avere pensato a qualcosa di molto fastidioso, ma innocuo.
 
Va lodato assolutamente il Medico di Guardia Medica che è riuscito a fare la diagnosi ed allertare il 118 anche se troppo tardi, forse perché solo lui ha cercato il segno specifico ma incostante di Blumberg nell'ipocondrio destro.
 
Va invece capito l'eventuale ritardo di questa ultima ambulanza del 118, se colpevole in generale o proprio solo perché il paziente era africano.
Va soprattutto capito come sia possibile ignorare i pazienti per decine di ore dopo il reale decesso del giovane congiunto e chiederci se il fatto che nessuno fosse parente diretto, come spesso capita alle famiglie allargate o alle coppie omogenitoriali, abbia impedito a qualche medico legalista o zelante di compiere il gesto umano di una comunicazione luttuosa.
 
Va soprattutto distinto il comportamento feroce e razzista ma assolutamente non sanitario di tutti gli altri attori della terribile Odissea di Ibrahim Manneh, ragazzo ivoriano morto a 24 anni, perché la responsabilità non ricada solo sui medici, né su tutti i medici, laddove pure esistono seri sospetti di razzismo sanitario, ma anche sui cittadini italiani, ormai indifferenti e resi violenti dalle campagne dei politici in cerca di voti.
 
Manlio Converti
Psichiatra

14 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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