Per l’Eutanasia in Italia. Il convegno a Roma
di Maurizio Mori
23 GIU -
Gentile direttore,
all’interno della Consulta di Bioetica l’idea di un Convegno per ribadire l’eticità dell’eutanasia o del suicidio assistito era nell’aria da molto tempo, più di un anno. Anche per sollecitazione di Mariella Immacolato e di qualche altro componente del Direttivo che con maggiore fermezza sottolineavano l’indilazionabilità di una riflessione alta sul tema, nell’autunno 2016 l’Associazione ha deciso di dare corso all’iniziativa, che avrebbe dovuto svolgersi in un luogo autorevole e avere un respiro anche internazionale.
Con grande senso di servizio unito a altrettanta discrezione l’onorevole
Pia Locatelli (Psi) ci ha prenotato la sede presso la Camera dei Deputati e in collaborazione con l’onorevole
Beatrice Brignone (Possibile) si è pensato al panel del parlamentari di vario orientamento da coinvolgere nel progetto che sta alla base del Convegno: portare nel cuore della politica un’elaborazione culturale di livello alto e esperienze associative concrete che potessero offrire al Parlamento la sollecitazione a tradurre in termini normativi e pratici le nuove istanze culturali in tema di morte volontaria.
Mario Riccio, diventato noto come il “medico di Welby”, è stato uno dei motori dell’iniziativa e ha dato un contributo decisivo al programma, che prevede una sintesi tra una riflessione strettamente filosofica, medica e giuridica coniugata con uno sguardo a quanto viene offerto nel mondo e proposto in Italia dall’associazionismo.
Se in campo internazionale abbiamo dovuto limitare (anche per ovvie ragioni di budget) l’attenzione a alcuni esempi rappresentativi come l’Olanda, il Belgio, la Svizzera e la Gran Bretagna rinunciando all’aspirazione alla completezza, in ambito nazionale abbiamo cercato di coordinare le voci più significative, tra cui spiccano ovviamente
Beppino Englaro e
Mina Welby assieme a tutta l’
Associazione Coscioni che da ormai più di un decennio è impegnata a promuovere azioni di liberazione concreta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in ossequio al motto “dal corpo del malato al cuore della politica”.
La data del Convegno è stata decisa molti mesi fa e non si poteva proprio prevedere che proprio in questi giorni il Parlamento fosse impegnato a approvare un disegno di legge su un altro tema di fine-vita, quello delle disposizioni anticipate. Qualcuno ha osservato che il sovraccarico di riflessione sulla tematica è inopportuno perché può distrarre il manovratore politico che a volte preferisce non essere disturbato da proposte impreviste.
Tuttavia, è chiaro che l’elaborazione culturale ha una sua indipendenza dal resto e soprattutto che l’agenda di proposte sul piano intellettuale è diversa dall’agenda politica: la strumentalizzazione di chi vuole mettere il bastone nelle ruote al progresso è sempre possibile, ma resta che altro è normare su una questione ormai assodata e su cui l’Italia è in ritardo come quella sul testamento biologico, e altro è lanciare nuove tesi culturali su un tema ancora abbastanza nuovo come quello dell’eutanasia. Anche se se ne parla da anni, a ben vedere la tematica è stata come isolata con varie strategie, tanto che in tutto il mondo si rileva una certa resistenza ai cambiamenti sul piano legislativo.
Da noi in Italia, poi, soprattutto in ambito medico sembra che il tema sia diventato tabù, e che la parola stessa sia diventata quasi impronunciabile. Di fatto numerosi medici rappresentanti di settori specifici hanno declinato l’invito a intervenire sul tema. Questa refrattarietà rende ancora più urgente l’esigenza di parlarne per rompere il tabù e superare il pregiudizio. In questa prospettiva la Consulta di Bioetica Onlus ha elaborato un breve “Manifesto per l’eutanasia” che riprende alcuni degli argomenti a favore della morte volontaria e che verrà presentato al Convegno come base di riflessione.
Si deve riconoscere che per varie ragioni, alcune connesse anche ai progressi medici o dipendenti da questi, sono sempre più frequenti le situazioni in cui ci si imbatte nella “condizione infernale”, ossia la condizione di sofferenza senza prospettiva di uscita e di ritorno alla normalità. A fronte di queste tragiche condizioni, la morte assistita sembra la soluzione più umana e eticamente migliore.
Solo chi è aggrappato a una concezione sacrale della vita può continuare a sostenere che la morte sia il peggiore dei mali e negare le richieste di chi si trova in condizioni tanto problematiche: non è vero né che la vita sia sempre buona né che la morte sia sempre il peggiore dei mali. A volte, purtroppo, la malattia porta a condizioni che sono peggiori della morte, e in questi casi è compassione umana ci porta a dire che è giusto chiudere una vita che non offrirebbe altro che dolori e sofferenze. Questo afflato etico devo trovare adeguate normative giuridiche atte a evitare eventuali abusi.
È da questo tipo di prospettiva che nasce l’idea ispiratrice del Convegno, il cui programma è definito: con esso la Consulta di Bioetica vuole ricordare al paese che la richiesta pratica circa l’eutanasia è sostenuta da ragioni etiche profonde e da una riflessione culturale elevata.
L’entusiastica risposta data da autorevoli relatori come
John Harris (Gran Bretagna),
Eduard Verhagen (Olanda) o
Jacinta De Roeck (Belgio) provenienti da centri di ricerca al massimo livello europeo è una prima conferma al riguardo, che ha trovato riscontro nella risposta data dal pubblico che in pochi giorni ha riempito gli spazi disponibili. Lanciare il Convegno è stato come sollevare un tappo che libera energie nuove, fatto che lascia credere che la proposta culturale avanzata dia voce a esigenze profonde e sentite che sono rimaste sinora inascoltate. Di fatto, sia pure con grande rammarico abbiamo dovuto respingere decine di richieste di iscrizione che stanno comunque a testimoniare il grande interesse per il tema.
L’auspicio è che il Convegno segni l’inizio di una nuova stagione in cui si possa dibattere di eutanasia e suicidio assistito in modo che la pratica corrispondente possa essere opportunamente regolata. Un altro passo nell’allargamento della libertà, che è giusto venga anche a prevedere quella di libera uscita dalla vita ove questa sia diventata un fardello troppo pesante.
Ps: posti esauriti. Diretta streaming su Radio Radicale
Maurizio Mori
Presidente della Consulta di Bioetica Onlus
Professore ordinario di bioetica, Dipartimento di filosofia e scienze dell’educazione, Università di Torino,
Direttore di Bioetica. Rivista interdisciplinare
23 giugno 2017
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