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Vaccini e cultura medica

di Antonio Panti

03 APR - Gentile Direttore,
Quotidiano Sanità ha dato notizia di un'indagine della Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie, SIMPIOS, che mette in luce il pessimo stato delle conoscenze dei medici sui vaccini, spiegando così la contraddizione della scarsa vaccinazione dei professionisti della sanità che dovrebbero essere i primi a dare il buon esempio ai cittadini.
 
Appena approvato il documento sui vaccini un rappresentante della Federazione Nazionale degli Ordini dichiarò che d'ora in poi gli Ordini avrebbero aperto procedimenti disciplinari avverso i medici antivaccinisti che rischiavano perfino la radiazione.
 
Una posizione forte che spinse i mass media a chiedere agli Ordini se stessero già perseguendo chi si dichiarava ostile alle vaccinazioni, enfatizzandone i presunti rischi tra cui il tristemente celebre autismo.
 
Proprio allora tornò all'attenzione della Fnomceo la lettera di un gruppo di medici che, pur dichiarandosi a favore dei vaccini, introducevano alcuni distinguo, ai quali la letteratura medica ha già risposto, ponendo inoltre le consuete domande la cui spiegazione si trova su tutti i siti da quello del Ministero a quelli delle società scientifiche. Una lettera che, trasmessa agli Ordini perché intervenissero, tuttavia non va al di là del diritto di opinione, anche se può sottendere interessi meno nobili.
 
Esiste qualche magistrato (pochi) disposto a sostenere l'ignoranza scientifica dominante o qualche giornalista (pochissimi) che cerca la rissa. Ma non è il problema principale. Il vero problema è l'atteggiamento antiscientifico diffuso. Pensiamo al caso Di Bella e al caso Stamina; le forze dell'antiscientismo enfatizzano la loro visibilità sui mass media.
 
Altresì la scelta tra autonomia dell'individuo e richiesta di norme a tutela della collettività viene gabellata come espressione di un principio proprio delle costituzioni personalistiche come la nostra. Non è così e la tutela della salute è, dice la Costituzione, un diritto dell'individuo e un interesse della collettività. Norme che, nel caso dei vaccini, mostrano la loro inscindibilità: un diritto e un interesse sovrapposti, uno non vive senza l'altro. Su  questo dibattito il Parlamento dovrebbe esprimersi e non lo farà, in altre faccende affaccendato.
 
Anche il documento della FNOMCeO richiama l'attenzione sulla "scarsa formazione alla scienza nel nostro paese, cioè alla valutazione dei dati e dei fatti rispetto alle opinioni indimostrate, da cui una diffusa adesione a credenze nate da una scarsa conoscenza della metodologia scientifica".
 
La triste realtà, lo sottolinea l'indagine della SIMPIOS, è che questa annotazione può esser riferita ai medici stessi, i quali si dedicano alacremente alla raccolta dei punti, pardon, crediti ECM. Ma quanto partecipano al dibattito sul valore della scienza nel mondo moderno, sul fatto che i valori che sostanziano la medicina fondano anche la stessa democrazia? E come si declina "il diritto dell'individuo e l'interesse della collettività" voluto dalla Costituzione? E se la tutela del paziente dal rischio è imperativo deontologico come si può non essere vaccinati lavorando in ospedale?
Sembra che ognuno segua i propri interessi disciplinari specifici mentre le riflessioni sul futuro della medicina, sul significato della sanità pubblica, sulle conoscenze frutto della ricerca avanzata, non raggiungano la platea dei medici. In una  medicina anch'essa globalizzata la cultura nostrale sembra chiusa. Inoltre l'idea stessa di scienza medica si fonda sul progresso, anche se l'idea di evoluzione della storia è oggi sottoposta a critiche severe.
 
Ma se sconfiggere il morbillo rappresenta un progresso per l'umanità,  ne consegue che la ricomparsa del morbillo è un regresso. E se il contagio, come è avvenuto a Firenze, parte da un medico potremmo chiamarci corresponsabili di un regresso della medicina?
I medici debbono rendersi conto che la battaglia per i vaccini ha un valore sociale e simbolico che va ben al di là del mero fatto epidemiologico. E allora mi preoccupo non di qualche decina di medici antivaccinisti ma di un assai maggior numero di medici che non sono pronti a rispondere alle domande della gente o lo considerano una perdita di tempo.
 
Viviamo la crisi del concetto di esperto, quando chiunque pensa di autoproclamarsi docente. Spetta ai medici attivare il confronto pubblico sui problemi della scienza moderna. Non possiamo lamentarci della scarsa formazione scientifica dei cittadini e dimenticare la scarsa propensione dei medici  alla difesa dei valori della scienza. I problemi della sanità sono enormi ma non li risolveremo se non affrontiamo prima quelli della cultura scientifica.
 
Antonio Panti 
Presidente Omceo di Firenze
  
 
 

03 aprile 2017
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