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Vaccinazioni: consenso si, costrizione no

di Andrea Quartini

28 GEN - Gentile Direttore,
le scrivo in qualità di portavoce consigliere regionale per il Movimento 5 stelle e di medico, formato, tra le altre cose, ad un attento rigore in termini di metodologia della ricerca, anche grazie ad una mia esperienza maturata presso l’Istituto Mario Negri, proprio in epidemiologia descrittiva e clinica. Potrà ben capire come questo bagaglio di esperienza abbia condizionato il mio percorso clinico di medico dirigente nei servizi di farmacotossicologia della Toscana per oltre 21 anni, promuovendo percorsi di cura basati sulle evidenze, evidenze che, ormai in ogni dove, mostrano quanto sia importante condividere le scelte terapeutiche con gli utenti.
 
Ivan Cavicchi, in una straordinaria relazione all’Accademia della Medicina di Torino, propone la sostituzione semantica, almeno concettuale, del termine paziente, con la parola “esigente” (capace cioè di esigere la condivisione delle scelte terapeutiche, perché, giustamente, sempre meno subalterno all’asimmetria informativa). Oggi più che di compliance, nel rapporto medico-paziente, sarebbe davvero opportuno parlare di concordance!
 
Certo è che non aiuta a superare una certa diffidenza sulla credibilità della scienza medica, sapere che circa il 50% degli studi scientifici (e relative banche dati) non viene pubblicato per decisione unilaterale di Big Pharma, la quale nega finanziamenti senza il vincolo di proprietà dei dati raccolti. Questo, peraltro, amplifica notevolmente l’asimmetria informativa, anche nelle relazioni tra professioni sanitarie.
Mi pare che negli ultimi tempi, purtroppo, si corra sempre di più il rischio di riproporre una relazione con i cittadini basata su una asimmetria informativa che potrebbe non lasciare spazio alla libera scelta, consapevole, partecipata basata sul consenso attivo. Mi riferisco, nello specifico, al tema della tendenza diffusa sia tra i politici, sia tra i medici, ad imporre a senso unico, in modo assertivi, direttivo, decisionista e paternalistico l’obbligo vaccinale.
 
Sia chiaro che la premessa è tutta, senza se senza ma, a favore della pratica vaccinale! Nessun dubbio sulla straordinaria utilità dei vaccini, capaci di debellare o ridurre al minimo gravi patologie infettive e contagiose! Nessun dubbio sulla utilità di tale pratica secondo un principio di precauzione in corso di rischio epidemiologico, anche senza evidenza di epidemia in atto (come nel caso del rischi di meningite C, dove in regione Toscana come M5S abbiamo votato a favore di tutte le iniziative a diffondere la pratica vaccinale, anche alle categorie non oggetto di raccomandazione); certo è che questa pratica, negli anni, si è purtroppo ridotta ad una sorta di percorso meccanico-burocratico, non capace di cogliere il bisogno crescente di rendere il cittadino consapevole e competente rispetto alla scelta vaccinale; certo è che campagne di promozione della vaccinazione si sono fermate al suggerimento di aver fiducia nelle istituzioni e nella classe medica; in una scienza non esatta, ma probabilistica, l’informazione dettagliata (declinata per specificità individuale e vaccinale, rischi, benefici, etc) sulla base delle evidenze scientifiche confermate, associata alla certezza della comprensione di ciò che si afferma è quantomeno doverosa, specie se il paziente, giustamente, diventa un esigente.
 
Oggi ci troviamo di fronte ad un calo vaccinale (solo mediaticamente preoccupante), per fortuna ancora lontani da emergenze epidemiche! Perciò le attuali tendenze ad introdurre l’obbligo vaccinale, per l’accesso alle comunità infantili, rappresentano non l’ultima ratio di fronte ad un’emergenza che per fortuna non c’è, ma l’ammaina bandiera di uno Stato che ha smesso di optare per il rispetto delle scelte individuali e per l’autonomia di tali scelte, in contrasto con l’art. 32 della Costituzione, e la sconfitta degli operatori sanitari, che invece di optare per la promozione della cultura sanitaria e mantenere la credibilità (unici eroi in un servizio sanitario allo sbando!), rischiano di trovarsi meri esecutori di atti amministrativo-burocratici, rinunciando a due delle più importanti conquiste della medicina: quella della autonomia e indipendenza delle scelte terapeutiche, basata sulle evidenze scientifiche e rigorose senza condizionamenti (prevista dallo stesso codice deontologico), e quella della condivisione delle procedure terapeutiche e preventive attraverso il consenso informato, secondo la correttezza scientifica dei dati in nostro possesso.
 
Abbiamo una buona proposta condivisa tra istituzioni, professionisti e cittadini che è rappresentata dalla Carta italiana per la promozione delle vaccinazioni, redatta da TeamVaxItalia, ad aprile 2016 e sposata dalla ministra Lorenzin il 13 maggio scorso. All’articolo 3 della Carta leggiamo:“La decisione di vaccinare deve essere consapevole e informata. L’informazione sui vaccini deve essere trasparente, accessibile, accurata, completa e di facile comprensione, nonché fare riferimento alle migliori evidenze scientifiche. L’informazione deve essere acquisita responsabilmente e deve essere diffusa responsabilmente“. Nessun obbligo viene suggerito.
 
Noi riteniamo che sia questa la strada maestra da seguire: in uno stato di diritto, la spinta verso azioni coercitive sulla libertà di scelta dei cittadini, potrebbe esitare in un’ulteriore radicalizzazione del rapporto di sfiducia tra società civile e istituzioni.
 
Andrea Quartini
Consigliere Portavoce Movimento 5 Stelle - Regione Toscana

28 gennaio 2017
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