L’elezione di Trump e i medici italiani
di Danilo Perri
09 NOV -
Gentile direttore,
credo che la vittoria di Trump sia un spunto utile per una riflessione sulla attuale condizione medica in Italia in considerazione del fatto che ciò che accade in America normalmente anticipa di diversi anni gli eventi nella nostra nazione.
Sondaggisti, analisti e per finire opinionisti dovrebbero cambiare mestiere. I primi due perché hanno dimostrato ampiamente di non saper fare il loro mestiere (vedi il flop dei sondaggi per la Brexit) i terzi perché sembrano degli avvoltoi pronti a gettarsi sulle carcasse degli avvenimenti con i loro "l'avevo ampiamente previsto" portando avanti delle tesi ben lontane dalla realtà.
Con la vittoria di Trump ho sentito sedicenti esperti (di che cosa?) che hanno parlato di voto di pancia, voto contro le donne, voto contro la casta, voto razzista etc..
Nessuno dei soloni dell’opinione pubblica si è soffermato a pensare un attimo.
Prima di Obama una famiglia americana del ceto medio spendeva circa 1800 dollari mensili per la propria assistenza medica. La meritoria riforma sanitaria voluta dall’ultimo presidente ha esteso la possibilità di curarsi a diverse decine di milioni di americani che prima non potevano ricorrere alle cure mediche in quanto non abbienti.
Chi credono gli opinionisti di cui sopra abbia finanziato tale grande riforma (copiata tra l’altro da quella italiana)? E’ stata proprio la famiglia su citata che ha visto impennare le proprie tasse sanitarie da 1800 a 2400 dollari.
Uno dei cavalli di battaglia nella campagna elettorale di Trump è stato l’abolizione della riforma sanitaria di Obama. Ciò evidentemente ha attirato il numeroso ceto medio che le politiche democratiche degli ultimi otto anni hanno in qualche modo impoverito.
E in Italia? Pensate un attimo alla nostra professione.
Blocco dei contratti dal 2010 e quasi nulle risorse per il rinnovo degli stessi. Ma possiamo andare ancora più indietro negli anni.
Con la lira la nostra classe sociale apparteneva a un livello medio alto. Con l’avvento dell’euro i nostri stipendi sono rimasti inchiodati a quel disgraziato cambio lira/euro di circa 1900 lire mentre tutto ciò che riguarda i fattori a noi necessari per produrre reddito (affitti, utenze, apparecchiature, dipendenti, partecipazioni a congressi e corsi di aggiornamento, etc.) ha avuto l’impennata dovuta alla arbitraria equazione 1000 lire = 1 euro.
Ciò ha comportato per tutti noi una drammatica perdita del potere di acquisto spingendo la nostra classe sociale verso il basso con la complicità, ahimè, di tutti i governi che si sono succeduti.
E così ci siamo ritrovati a finanziare di tasca nostra i famosi 80 euro del governo Renzi, l’abolizione dell’IMU, il bonus bebè, l’accoglienza ai migranti, la ricostruzione post-terremoto, e cosi via senza avere i ringraziamenti di alcuno e soprattutto senza quasi poter protestare perché ancora oggi per l'opinione pubblica siamo dei privilegiati.
Danilo Perri
Pediatra di libera scelta
09 novembre 2016
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