Troise (Anaao): “C’è ancora speranza per la sanità pubblica e per i suoi Medici?”
di Costantino Troise
12 OTT -
Gentile direttore,
nei giorni scorsi il clamore mediatico sollevato da quanto accaduto al Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Camillo di Roma ha fatto da velo a quello che le Organizzazioni sindacali dei Medici e dei Dirigenti sanitari si attendono dalla legge di stabilità, per la sanità pubblica e per i propri destini professionali.
Le due notizie sono collegate più di quanto non appaia, perché è di tutta evidenza come la crisi dei PS, ridotti a “luoghi simbolo della negazione di diritti costituzionali che famiglie e medici subiscono insieme, pur costretti su fronti opposti dai tagli”, sia un epifenomeno della crisi di sistema del SSN. Che sta, nel silenzio dei media e nell’indifferenza dei Partiti, morendo per asfissia di posti letto, di medici, di infermieri, di spazi fisici, di risorse in conto capitale, di formazione, di sicurezza. Siamo in coda alla Europa come numero di posti letto per mille abitanti, sotto la media UE per le risorse destinate alla Sanità, ma primi per invecchiamento della popolazione medica. Che sarà pure un fattore neutro per “i posti di prestigio” ma non certo per il lavoro “sporco” dei turni notturni e festivi.
Lo diciamo e scriviamo da anni, lo abbiamo gridato nelle manifestazioni di piazza, nelle assemblee e negli scioperi, senza che i grandi editorialisti ed i grandi giornali ci dedicassero una frase, un rigo appena. Dalla politica, poi, silenzio tombale, una espulsione del tema dalla agenda e dal linguaggio, salvo che negli ultimi giorni.
La Commissione Sanità del Senato chiede, nel suo parere alla nota di aggiornamento del DEF, un finanziamento pubblico di parte corrente del SSN per il 2017 coerente “al pieno conseguimento degli obiettivi di sanità pubblica,con particolare riferimento alla erogazione dei nuovi LEA, alla stabile copertura degli oneri connessi ai farmaci innovativi, allo sviluppo delle risorse umane e alla realizzazione delle innovazioni organizzative previste dal Patto della salute 2014/16”. Eppure, pare che il FSN si fermi per il 2017 a 112 miliardi, quanto basta per smentire ancora una volta la Ministra della Salute e continuare la narrazione di una sua crescita continua che, però, come nel gioco dell’ oca, lo riporta al livello del 2010. Per inciso, la Francia ha fissato il suo livello di spesa per la sanità a 194 miliardi.
Insomma, il Governo continua a non investire sul sistema sanitario pubblico, che pure è il volano di una filiera produttiva che vale 11 punti di PIL, il settore al primo posto per competitività secondo l’ISTAT. E la politica continua a non dire ai cittadini se la loro salute è ancora un diritto previsto dalla Costituzione, riformata o meno che sia.
Dopo che il Presidente del Consiglio ha riconosciuto il valore simbolico delle risorse stanziate per il contratto del publico impiego, e quindi per la sanità pubblica, ed annunciato, con l’ aria di essere il primo a dirlo, di volere valorizzare il merito, ci aspettavamo la #svoltabuona. Sembra, però, che le risorse per il contratto del pubblico impiego ammontino a 900mln in tre (o quattro?) anni, così che medici, veterinari e dirigenti sanitari dipendenti del SSN avrebbero a disposizione, dopo 7 anni di blocco, un finanziamento pro capite di poco superiore alla attuale indennità di vacanza contrattuale, e risorse accessorie, proprio quelle deputate a valorizzare il merito ed incentivare la produttività, inferiori a quelle concordate nel 2010, taglieggiate dalle ultime leggi finanziarie. Come dire rimanere nel simbolismo.
Senza risorse adeguate, avremo, di fatto, un ulteriore triennio di blocco contrattuale, a dispetto della sentenza della Corte Costituzionale. Per evitare che i grandi assenti dalla legge di bilancio 2017 siano i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari, ed il loro lavoro, il Governo dovrebbe ricordare che, per usare ancora le parole dei Senatori, “il rinnovo dei contratti e delle convenzioni, richiamato in più contesti dai documenti, necessita di finanziamenti specifici idonei a frenare il progressivo impoverimento delle retribuzioni e la demotivazione professionale del personale, accompagnandosi a misure che rendano disponibili risorse già presenti nelle realtà aziendali per premiare ulteriormente il merito, la produttività e le innovazioni organizzative e gestionali indispensabili a reggere la sfida di garantire in sicurezza e qualità i vecchi e, finalmente, i nuovi LEA”. Anche perché parliamo del personale che oggi regge il sistema sanitario, impedendo che l’accesso alle cure sia regolato dalla carta di credito, quel capitale umano che in una organizzazione complessa come la sanità è risorsa preziosa ed insostituibile.
Ma queste devono apparire quisquilie ai protagonisti di una guerra di religione sulle riforme costituzionali che sta attraversando il Paese. C’è, infatti, da stupirsi che manchi, nei discorsi dei duellanti, ogni capacità o volontà di confrontarsi con lo stato in cui versa una infrastruttura del valore del SSN e nel vociare dei contendenti ogni richiamo ai rispetto dei diritti fondamentali tutelati dalla Carta Costituzionale.
Vorremmo capire, come cittadini e come operatori, qui ed ora, cosa di questo quadro è destinato a cambiare, con la vittoria del si o del no, a partire dalla legge di stabilità. Per lo stato dei PS, per il rispetto della persona, per la tutela della salute, per il tasso di precarizzazione ed occupazione giovanile, per il lavoro notturno oltre 65 anni, per le condizioni di lavoro, per i livelli retributivi, per il sistema contrattuale, per l’art. 32 della Costituzione e per le risorse umane chiamate a renderlo esigibile.
Il paese è al bivio di una riforma certo rilevante, ma ci sono altre scelte importanti che ne segneranno il futuro. C’é ancora speranza per la sanità pubblica e per i suoi Medici? E, soprattutto, interessa a qualcuno oppure i Partiti hanno definitivamente perso la salute?
Senza risorse per la sanità ed i contratti, mobilitazione e scioperi saranno inevitabili figli delle scelte politiche riguardanti il SSN ed i destini dei suoi Medici. Senza risposte al suo futuro, alla sanità toccherà votare al buio, con il rischio che a decidere sia la pancia più che la testa.
Costantino Troise
Segretario Nazionale Anaao Assomed
12 ottobre 2016
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