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Dagli Usa all’Italia, le donne medico oggetto di violenza

di Maria Ludovica Genna

02 GIU - Gentile Direttore,
vorrei segnalarle che l’autorevole rivista americana Jama ha pubblicato nel maggio 2016  il risultato di un sondaggio effettuato su un campione di  circa mille medici americani ambosessi di età media 43 anni dal quale si evince che le dottoresse americane  hanno nel 30% dei casi  denunciato episodi di molestie sessuali sul lavoro.
 
L’autore dello studio, Reshma Jagsi, professore associato dell'Università del Michigan sottolinea che, alle soglie del terzo millennio esistono ancora pregiudizi e disparità di genere difficili da eradicare.
 
Dai dati Istat  del 2015 in Italia le donne che subiscono ricatti e abusi sessuali sul lavoro sono circa un milione e 224 mila e da un’indagine su  1.597 donne medico è stato evidenziato nel 2011, dall’Ordine dei Medici della Provincia di Roma, che  la percentuale  delle professioniste che  dichiarava di aver subito molestie sessuale sui luoghi di lavoro era pari al 46%.
 
All’inizio di maggio  2016  la ministra Boschi ha assunto la delega per le pari opportunità, da tempo scoperta, e allora  mi chiedo  perché non si faccia da subito promotrice della costituzione, ove non fossero ancora istituiti, e in alternativa di  rendere funzionanti a pieno regime i CUG nella Pubblica Amministrazione, ovvero i comitati Unici di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, organismi istituiti nel giugno del 2011 per  prevenire e combattere le discriminazioni dovute non soltanto al genere, ma anche all’età, alla disabilità, all’origine etnica, alla lingua, alla razza, e all’orientamento sessuale?
 
E da aggiungere, ancora, che nel  gennaio 2016, CGIL CISL  Uil e Confindustria hanno stipulato  un’intesa  che recepisce l’Accordo Quadro  raggiunto il 26 aprile 2007 dalle rispettive rappresentanze a livello europeo sulla violenza sui luoghi di lavoro sottolineando che le imprese e i lavoratori hanno l’obbligo di collaborare perché l’ambiente lavorativo sia rispettoso della dignità di ognuno favorendo le relazioni interpersonali. ww.cisl.it/attachments/article/1440/Accordo_Violenza_LuoghiLavoro.pdf
 
La collaborazione a più livelli tra datori di lavoro e lavoratori, le parti sociali e gli organismi politici  e  soprattutto la costruzione di una rete di informazione può nel tempo fare  non solo  emergere le situazioni di disagio ma essere utile  strumento per un ambiente di lavoro che salvaguardi la dignità lavorativa di uomini e donne nel rispetto dell’equilibrio di genere.
 
Maria Ludovica  Genna
Medico chirurgo

02 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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