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Medici dell’emergenza. Riconoscere il lavoro “usurante”

di Lamberto Laurenzi

05 APR - Gentile Direttore,
le scrivo a proposito dell'articolo “Se lavorare di notte uccide” anche alla luce delle recenti proposte di modifica della riforma pensionistica e di revisione dei lavori usuranti. A proposito di quest'ultimi si parla molto, e giustamente, da parte di politici e sindacalisti dell'impossibilità per i lavoratori di alcuni comparti, vedi gli edili, di continuare quella attività lavorativa all'età di 60-62 anni.
 
Nulla viene invece riportato per chi lavora per alcuni settori del Servizio Sanitario, mi riferisco ai servizi di urgenza - emergenza, pronto soccorso, rianimazione, terapie intensive che, senza nulla togliere ai lavoratori edili, svolgono una attività a dir poco altrettanto usurante.
 
Ci sono colleghi che dopo aver svolto tutta o gran parte della loro vita lavorativa in questi reparti continuano all'età di 60-62 anni a svolgere una attività di turnista, diurna, notturna e festiva, in condizioni di stress non più tollerabili.
 
Non è altrettanto giusto che, come per i lavoratori edili, a chi abbia lavorato come turnista in maniera continuativa per 25-30 anni nei servizi di urgenza - emergenza della sanità gli venga riconosciuto il diritto di aver svolto un lavoro usurante a prescindere dal numero di notti annue lavorate?
 
Probabilmente questa categoria di medici è figlia di un Dio minore anche per i nostri sindacati.
 
Lamberto Laurenzi
Dirigente Medico, Anestesia e Rianimazione - Istituto Nazionale dei Tumori "Regina Elena", Roma

05 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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