Caro Benci, il medico è sotto attacco. Norme o non norme
di Giuseppe Riccardo Spampinato e Giuseppe Bonsignore
04 APR -
Gentile Direttore,
da fine giurista qual è, il Prof. Benci si è lanciato in una
dissertazione tecnicamente corretta, esaminando però soltanto una parte
di quanto da noi affermato e finendo col perdere di vista il quadro generale, che è quello da noi segnalato e condiviso da tanti colleghi, dell’inarrestabile processo di svalutazione della figura del medico e della sua professione. Inoltre, alcuni riferimenti presenti nel nostro articolo erano chiaramente provocatori e andrebbero analizzati, non facendo l’analisi logica o andando alla ricerca di una verità storica, ma nella loro appropriata collocazione e con la giusta misura.
Nel suo scritto Benci dice giustamente che già nel Decreto Balduzzi del 2012 era presente all’art. 3 la locuzione “esercente la professione sanitaria”, omettendo però di rilevare che all’art. 1 del medesimo decreto legge si fa riferimento espressamente ai medici, agli infermieri, alle professionalità ostetriche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e del sociale. Quindi si riconoscono le specificità di tutte le figure coinvolte nel complesso processo dell’assistenza sanitaria. Nel ddl Gelli no.
Anche il riferimento di Benci al Testo Unico delle Leggi Sanitarie del 1934 è parziale, dal momento che ripetutamente si trovano citati medici, infermieri, ostetriche e tecnici. Semmai in quel testo si ritrova la frase “esercente la professione di medico-chirurgo” ben diversa da quella da noi criticata e, in ogni caso, vengono citati tutti i soggetti a pieno titolo coinvolti nelle varie discipline sanitarie. Nel ddl Gelli no.
Ma l’elemento centrale non è andare a cercare frasi simili in normative o documenti più o meno datati (ad un tratto abbiamo temuto che Benci l’espressione “esercente la professione sanitaria” l’avesse rinvenuta anche su un’antica pergamena egizia), semmai, come si diceva prima, il problema è che le critiche che ci vengono mosse non tengono conto di un contesto più ampio, come abbiamo già avuto modo di esprimere nel precedente articolo e, nello specifico, nel fatto che la Responsabilità Professionale non è materia tale da poter inglobare in una sola categoria figure con livelli di responsabilità assai differenti.
In realtà, pur apprezzando da tempo gli interventi puntuali e calibrati di Luca Benci in materia sanitaria, dobbiamo amaramente constatare, anche in questo caso, che la realtà non è mai una sola e cambia a seconda del diverso punto di osservazione, in questo caso quello del giurista e quello del medico.
Perché alla fine, quando provano ripetutamente a toglierti prerogative e specificità professionali molto più antiche delle norme prima citate, è una cosa che ti brucia sulla pelle. E, con tutto il rispetto, quando a bruciare è la pelle degli altri il dolore non può essere condiviso da chi studia il fenomeno dall’esterno.
Giuseppe Riccardo Spampinato
Segretario Regionale CIMO Sicilia
Giuseppe Bonsignore
Segretario Az. CIMO Villa Sofia – Cervello
04 aprile 2016
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