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La politica infermieristica è in buone mani

di Graziano Lebiu

14 MAR - Gentile Direttore,
che della Federazione Ipasvi siano gestori dirigenti infermieristici piuttosto che governata da iscritti all’Albo democraticamente eletti nei diversi livelli di riferimento, è un ennesimo goffo tentativo di confondere un panorama professionale dove la componente sindacale riesce che incidere marginalmente, parla di altri tranne che di se stessa, e oltre non riesce ad andare nonostante il direttorio coordinato dal tuttologo.
 
La cosa che evidentemente loro disturba è l’esatto contrario del messaggio che si tenta di far passare: la politica professionale è in buone mani, anche al Senato della Repubblica, poiché ha accuratamente evitato di cooptare al suo interno i commedianti di cui trattiamo.
 
E in alcune realtà dove si è sperimentata tale improvvisazione, vedasi Pescara, i risultati sono quelli noti.
 
Che il percorso politico istituzionale e gestionale della professione infermieristica sia possibile con il contributo di iscritti all’Albo ancorchè dirigenti, è di una banalità che solo l’alto rappresentante di una associazione di categoria poteva esprimere non riuscendo a palesare altro tipo di contributo al dibattito se non il congeniale dileggio, diretto o indiretto che sia.
 
E’ un tredici al totocalcio che le cavicchiate restino appannaggio, isolato, di uno sparuto gruppo di suoi fedelissimi, che niente di meglio hanno potuto trovare che farsi propagandare da terzi esterni al mondo professionale di riferimento. Della serie: “vada avanti lei, che a noi ci scappa da ridere”.
 
Questo è il segnale inequivocabile del fatto che questa rappresentanza viva in un mondo immaginario e che evita di voler vedere la conquistata autonomia come un valore aggiunto all’esercizio professionale. E se a dettare le mosse e l’ideologia ci si affida appunto al dr. Cavicchi, sua disinteressata sponte, è un tutto dire.
 
Aggrapparsi ad esso per nascondere propri limiti e pochezza politica, è ormai un marchio di fabbrica: leggi Cavicchi e vedi Bottega, scrive Bottega e si scorge Cavicchi. Firmarsi Cavega o Botticchi farebbe poca differenza. E’ un rincorrersi, un tornaconto circolare.
 
Negli ambiti lavorativi soprattutto decentrati, l’organizzazione risente delle capacità e competenze del ruolo sindacale, mentre le prerogative dell’Ente Ipasvi esulano dal dovervi intervenire. Se vi sono degli ir-responsabili nel persistere di “deficienze organizzative”, questi non possono che essere alcuni degli attori della contrattazione stessa. E quindi, fuori dai giochetti, deve restare la massima istituzione infermieristica. Dalla teoria alla pratica il passo è molto ampio anche per il sindacato.
 
Botticchi scrive che le sentenze di Roma e Frosinone sono così scritte per l’esistenza del 49. Prontamente smentito sulla sentenza di Roma dall’intervento del 17 Febbraio us su Qs a firma avv. Doglio, oggi propongono una nuova teoria, che come la precedente non ha fondamento alcuno: la  pretesa di chiedere una revisione dell’art. 49 del Codice di Deontologia Infermieristica perché la Dirigenza la utilizzerebbe a proprio uso e consumo. Il Codice non è infatti pensato per tale deriva sindacale e nemmeno per la Dirigenza Infermieristica. E all’art. 49 la stragrande maggioranza degli infermieri dedica lo spazio che merita: 1/51mo. Nulla in confronto al complessivo del Codice.
 
Tale sindacalismo, senza averne titolo, si sente in diritto di azioni extraistituzionali per condizionare le linee di sviluppo della professione e non dovrebbe farlo un dirigente infermieristico per il tramite del suo riconosciuto comitato?
 
Concludo con l’evidenza che alla vituperata dirigenza infermieristica che gestisce l’attuale Federazione (e che evidentemente non cede ai ricatti della rinnovata alta strategia sindacale) si pensa e si lavorerebbe ad una surroga, udite udite, con capifila altri dirigenti infermieristici presidenti di Collegi Provinciali Ipasvi, (leggasi atti Milano 15 Ottobre 2015 Comitato Promotore Infermieri Italia). Il massimo della contraddizione, e questo conferma la serietà del ragionamento proposto. Ma Carbocci ci è o ci fa?
 
Graziano Lebiu
Presidente Ipasvi Carbonia Iglesias
 

14 marzo 2016
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