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L’anno che verrà

di Biagio Papotto

19 GEN - Gentile direttore,
in realtà l’anno nuovo è già iniziato da quasi venti giorni, ma ci piaceva citare il titolo della famosa canzone del compianto Lucio Dalla. Senza entrare nel merito delle preferenze musicali di ciascuno, infatti, riteniamo che si possa però convenire su una certezza: “qualcosa ancora qui non va” e su una comune speranza: il 2016 dovrebbe portare finalmente un po’ di risposte. Quali?
 
Definiamone subito il tipo: positive. Una ripresa economica, di pace, di lavoro, di equità. Un senso morale nel gestire la “res publica” che finalmente sia profondo, diffuso e costante.
In poche parole : un’Italia migliore, che presenti alla comunità internazionale i propri indubbi meriti e – al contempo – sappia offrire ai propri cittadini un volto diverso.
 
E proprio qui sta il punto. L’anno vecchio se n’è andato quasi in sordina. Abbiamo atteso con sincero ottimismo che le promesse del governo si concretizzassero. Nessuno può imputare agli italiani la mancanza di pazienza… Ne abbiamo da vendere. E’ un fatto, però, che dal Febbraio 2014, mese in cui si è insediato l’attuale Esecutivo, si stenta ad intravedere qualcosa di concreto e davvero positivo, in mezzo a roboanti annunci e apparizioni televisive con polemiche più o meno gradevoli. Il 2015 è stato quindi l’anno delle occasioni perdute, tanti annunci, tanta buona volontà, ma niente di concreto.
Come CISL Medici, come cittadini e professionisti assieme, NON siamo disposti a concedere al Governo altri “anni sabbatici”.
 
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione”…Parliamoci chiaro: la ripresa, se c’è, è lenta ed asfittica. Non si può parlare con enfasi di decimali se una vera e propria svolta positiva per l’economia, in termini di nuova occupazione e crescita del PIL, richiederebbe percentuali positive del 3%, né si possono considerare diversamente da vere e proprie “mance pre-elettorali” gli 80 euro che ogni tanto vengono concessi a questa o quella categoria. Non vogliamo essere critici per forza; no, non è utile ad alcuno. Eppure non possiamo sempre restare tra coloro che credono in modo cieco che arriverà come per miracolo un periodo migliore. Occorre pensare bene e costruire bene.
 
Caro amico”, come scriveva Dalla al proprio interlocutore, qui invece siamo ancora ben lungi dall’aver le idee chiare e quindi si procede a tentoni. Abbiamo pazienza, è vero, ma abbiamo anche memoria, ogni tanto. E allora: dove sono i provvedimenti positivi per la sanità, in Italia?
 
Dove la essenziale inversione di tendenza a proposito dei finanziamenti al SSN, dove l’interruzione dei tagli, la fine del blocco del turn-over? Oppure si tratta di un’astuta manovra per far passare direttamente il personale tra i degenti nei reparti di geriatria?!?!
E – a proposito di reparti – che cosa ne possiamo dire delle astanterie di Pronto Soccorso piene in modo vergognoso?
Senza contare che uno dei motivi inconfessabili che portano alla situazione di “stallo” nei pronto soccorso è anche la diretta conseguenza: non ci sono posti letto. Non ci sono posti letto a sufficienza, con una percentuale degna di una nazione civile. Non ci sono posti letto neppure per concorrere con nazioni che hanno estensione, popolazione e PIL ben inferiori all’Italia.
 
E allora cosa ci rimane? Che il 2016, come nella canzone citata nel titolo, sia l’anno “per continuare a sperare”? No, stavolta pretendiamo risultati. Contratto del lavoro del pubblico e delle convenzioni scaduto da sette anni, un giusto investimento del sistema sanitario nazionale pubblico, adeguato finanziamento sul personale, sbocco sul turn-over, adeguati standard di personale nazionali da applicare a tutte le regioni nelle strutture pubbliche e accreditate, legge sulla responsabilità professionale con depenalizzazione dell’atto medico, patto generazionale con i giovani Medici per immetterli nel mondo del lavoro, nuova formazione post laurea, investire sul Patto della Salute, investimenti  sulle strutture e sull’alta tecnologia, tagli agli sprechi e alla corruzione, scelte oculate e condivise. Basta. Qui non si canta più.
 
Biagio Papotto
Segretario generale Cisl Medici

19 gennaio 2016
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