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Comma 566 e master. Nessuna mercantilizzazione

di Saverio Proia

12 GEN - Gentile Direttore,
non c’è alcuna “faccia nascosta della questione” nell’attuazione delle competenze avanzate e specialistiche delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione di ostetrica esattamente il contrario, intendo, pertanto, tranquillizzare in tal senso la dirigenza sindacale del Settore Giovani del glorioso sindacato Anaao.
 
Le preoccupazioni esternate da questi dirigenti sindacali dell’area medica sono le medesime con le quali si sono mossi i componenti dei due Tavoli tecnici Ministero della Salute-Regioni che hanno ultimato i loro lavori  (quello riguardante le professioni infermieristiche e quello riguardante il tecnico sanitario di radiologia medica) e cioè  evitare che  questa scelta di civiltà e di integrazione europea divenisse oggetto di interessi mercantili da parte di chi organizza master universitari  e che dimostra anche una enorme fantasia creativa molte volte non coincidente con le esigenze reali dell’organizzazione del lavoro.
 
Infatti per quanto riguarda le competenze avanzate, che si stanno estendendo sempre più nelle Aziende Sanitarie, anche senza attendere l’attuazione del mitico comma 566 perché è corretto e legittimo farlo,  cioè la possibilità che un infermiere, ad esempio, per scelte strategiche di programmazione aziendale e/o regionale possa svolgere compiti ulteriori a quanto già di sua competenza, per esempio gestire codici bianchi su determinate patologie o infortuni, sarà  compito della formazione regionale e/o aziendale, sulla base di programmi e protocolli di norma concordati con e dai medici, formarlo, senza alcun costo per il dipendente, anzi prevedendo per lui un trattamento economico o per inquadramento o per salario accessorio.
 
Mentre per quello che riguarda le nuove competenze specialistiche in attuazione dell’art.6 della legge 43/06 che articola, tra l’altro,  le professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione di ostetrica in professionista, professionista specialista, professionista coordinatore e professionista dirigente, le due proposte sinora elaborate rinviano ad un successivo Accordo Stato-Regioni che dovrà ridefinire gli ordinamenti didattici sia delle lauree che della formazione successiva.
 
Ricordando che la legge 43 prevede come requisito d’accesso il possesso del corrispondente master specialistico, in questo nuovo Accordo potranno essere  individuati quei master che per l’infermiere ad esempio sono per solo sei aree di specializzazione,  che il Ministero della Salute, concordando l’ordinamento didattico,  riterrà validi quali requisiti per accedere a questa nuova posizione di professionista specialista sulla base di norme che, ritengo, debbano essere previste o da un nuovo DPCM,  come avvenuto per i professionisti coordinatori e dirigenti o meglio dalla contrattazione collettiva nazionale che  disciplini come accedervi e comunque sarà la contrattazione a prevederne l’inquadramento e la retribuzione.
 
I restanti master rientrano nella sfera del libero arbitrio di chi li programma e di chi li organizza e di chi accetta di iscriversi e partecipare sapendo che rilasciano  esclusivamente un titolo culturale e non abilitano ad alcunché di nuove competenze professionali.
 
Quindi nessuna balcanizzazione, tutt’altro, nessuna alimentazione di illusione: esattamente il contrario un’operazione che uniforma a livello nazionale le competenze ed i curricula delle nuove posizioni di specialisti delle professioni sanitarie e che nulla ha a che vedere con l’attuale offerta formativa dei master universitari in sanità.
 
Saverio Proia

12 gennaio 2016
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