Le mille ragioni per cui i giovani medici dicono “Non ci sto”
di Domenico Montemurro (Annao Giovani)
19 NOV -
Gentile Direttore,
noi giovani medici non vogliamo più aspettare che il nostro sistema sanitario pubblico venga distrutto in nome di logiche economiche. Non vogliamo più aspettare che il Governo si esprima con dolore affinché i giovani restino in Italia. Non vogliamo più aspettare che "qualcuno" ci aiuti perché fiduciosi che qualcosa cambierà.
Oggi decidiamo di "muoverci" uniti, per affermare un NON CI STO! Se è vero che i medici "vivono" tra vita e morte, la nostra (non siamo immuni) e dei nostri pazienti, allora non esiste esitazione o pensiero che distolga le nostre coscienze a voler fare bene il nostro mestiere.
Forse perché non ci basta chiudere gli occhi o essere ombre e perché non ci servono le briciole, che dobbiamo recuperare l'entusiasmo del sorriso.
Oggi decidiamo di sacrificare una parte del nostro tempo, quello magari sottratto alle famiglie e al tempo libero, per abbracciare le motivazioni della manifestazione del 28 novembre e dello sciopero del 16 dicembre, che non possono e non devono lasciarci
indifferenti.
Sono anni in cui assistiamo da spettatori inermi, a decisioni calate dalle Direzioni e che come macigni pesano sulle nostre decisioni cliniche e non. Sembra tutto un gioco di semantica, dove parole tantriche come appropriatezza, confusa con indicazione, pretendono di scaricare colpe sul cittadino e punizioni per i medici; ma questo al governo non importa, noi siamo soldatini da muovere, pedine per lo scacco matto finale. Non è tempo di aspettare.
Non occorre ricordare come decine di provvedimenti continuino ad incastrarsi come un puzzle, spesso stilati ad hoc per limitare la sostenibilità del Ssn (se così si può ancora chiamare). Eppure è la nostra abnegazione che ci pone ancora ai vertici delle classifiche internazionali come professionisti e come erogatori di buona qualità delle cure. Non è tempo di aspettare.
Certo che la soglia di resistenza ormai è superata, adesso non basta più la buona volontà, ci sono i giovani che vorrebbero sostituire i pensionandi e ai quali non ne è concessa la possibilità. Con machiavellici escamotage, tutto deve avvenire ad invarianza di spesa. Si annunciano provvedimenti di sblocco del turnover, ma si rimane fermi alle dotazioni organiche del 2004 - 1.4%, che fa somma zero.
Un Dpcm precari che viaggia a 21 velocità diverse, quanti sono i sistemi sanitari regionali, con il risultato di "interpretarlo" e "piegarlo" ad esigenze di ricatto o di risparmio. Sempre più Regioni, immolate al pareggio di bilancio, licenziano giovani; eppure quei medici garantivano salute e presidiavano una tutela sociale. Non è tempo di aspettare.
Un Sud dove la spesa pro/capite per la Sanità è tra le più basse, la forbice con il Nord per l'accesso alle cure sempre più grande, gli indicatori clinici in caduta e operatori minacciati. Non è tempo di aspettare.
Molti si affannano a trovare soluzioni, anche bizzarre, quasi a voler reclamare con l'annuncio di sonanti cifre in sprechi, una difesa dell'universalismo delle cure e che una dieta "dimagrante" sia la panacea dei mali. Schemi rigidi che ancora una volta sacrificano il capitale umano dei giovani. Non è tempo di aspettare.
Una formazione medica, da anni spinta verso secche e dove a prevaricare sono interessi di bottega. Piccoli orticelli che sanno di vecchio, mentre migliaia di colleghi scappano dal nostro Paese, "catturati" da agenzie che procacciano a suon di quattrini. Ma forse è quello che si vuole. Una vera vittoria: gli ospedali si svuotano con carenza di specialisti non sostituiti, e al grido del diritto allo studio si creano le basi per un flusso dei nuovi disoccupati, quelli del domani. Non è tempo di aspettare.
Non si tratta di una questione di soldi, quelli ci sono nelle casse dello Stato.
Quali sfide allora.Siamo pronti a ripensare la professione medica non più all'interno di un sistema aziendalistico, che ci vede come “macchine” produttive, legate ad un salario?
Siamo pronti ad accettare la sfida di abdicare ad essere "liberi pensatori" e creare una “disciplina” di idee funzionale ai tempi che mutano?
Siamo pronti a traghettare i giovani colleghi verso un presente, che non ha il sapore di passato? Non è tempo di aspettare.
Saremo uniti in queste due date importanti e saremo presenti.
Siamo certi che ci vedranno.
Domenico Montemurro
Responsabile Nazionale Anaao Giovani
19 novembre 2015
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