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Conciliazione tempi famiglia-lavoro. Per le donne medico: opportunità o trappola?

di Maria Ludovica Genna

29 OTT - Gentile Direttore,
in un’epoca di spending-review, permeata dal risparmio ad ogni costo, parlare della problematica legata alla conciliazione famiglia-lavoro in Sanità, risulta un argomento sempre più spinoso e spesso di difficile percorribilità. In Italia la Pubblica Amministrazione impiega più di 1,8 milioni di donne (circa il 55% del totale dei dipendenti del pubblico impiego ), di cui più dell’80% del personale in part-time, sapendo che le donne che si trovano ad affrontare questo problema della conciliazione famiglia-lavoro, versano in un ottica culturale dove la cura familiare è e resta soprattutto un: “affare privato”.

Appare, quindi, di notevole interesse quanto stabilito dalla Legge per la Riforma della Pubblica Amministrazione, approvata in via definitiva in Parlamento il 4 agosto 2015, dove all’articolo 14 “Promozione della conciliazione di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche”, si prevede il rafforzamento del Telelavoro e si promuove la sperimentazione di forme di Smart-working e Co-working:” Le Amministrazioni pubbliche, nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottano misure organizzative volte a fissare obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro e per la sperimentazione, anche al fine di tutelare le cure parentali, di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa che permettano, entro tre anni, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi di tali modalità, garantendo che i dipendenti che se ne avvalgono non subiscano penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera. L’adozione delle misure organizzative e il raggiungimento degli obiettivi di cui al presente comma costituiscono oggetto di valutazione nell’ambito dei percorsi di misurazione della performance organizzativa e individuale all’interno delle amministrazioni pubbliche.”

Il Telelavoro tende a identificarsi sostanzialmente con la possibilità di lavorare al di fuori dell’ufficio, ma in una sede determinata, come ad esempio la casa del lavoratore; lo Smart-working, invece, è una modalità di lavoro più flessibile che mette nelle migliori condizioni di attività il lavoratore, dal punto di vista sia del luogo, degli strumenti che dell’organizzazione. Lo smart-working nasce dalla necessità di superare il concetto di lavoro “a timbratura di cartellino”, per giungere a quello legato ad “obiettivi”, con ampia possibilità di autodeterminazione del lavoratore; il Co-working è la condivisione, invece, di uno stesso luogo da parte di lavoratori singoli e/o appartenenti a organizzazioni diverse.

Dai dati attualmente disponibili appare che tali forme di lavoro flessibile sembrino avere diverso impatto sui lavoratori sia per motivi generazionali che di genere. Nelle aziende che hanno adottato queste forme di lavoro agile è emerso che i lavoratori e/o lavoratrici che hanno scelto di usufruirne sono maggiormente presenti tra quelli più prossimi all’età pensionabile, mentre scarsa rimane l’adesione dei più giovani a tali forme.

Le donne medico, che storicamente sono le maggiormente penalizzate nelle progressioni di carriera, ove mai potessero usufruire di tali modalità lavorative, non risulterebbero a rischio – poi - di ulteriori penalizzazioni in una società ancora permeata da una cultura lavorativa profondamente gerarchica e ancorata in rigidi formalismi burocratici? Lo smart-working rappresenterà un aiuto effettivo alla conciliazione famiglia–lavoro o, viceversa, potrà trasformarsi in un meccanismo perverso di “reperibilità lavorativa” continua?

La conciliazione famiglia-lavoro rimane una tematica dalle notevoli sfaccettature, legate a fattori politici, sociali ed economici che va ulteriormente potenziata nel processo di rinnovamento della Sanità, ma sempre in una visione che, partendo dall’approccio di genere, preveda - in tempi brevi - la realizzazione delle necessarie innovazioni culturali, strutturali e logistiche per il raggiungimento del miglior clima di serenità e benessere lavorativo possibile per tutti.

Maria Ludovica Genna
Osservatorio Sanitario di Napoli 


29 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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