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Stabilità. Ultimo attacco al Ssn

di Alessandra Di Tullio

26 OTT - Gentile direttore,
la legge di stabilità assomiglia sempre più al cappello di un prestigiatore ma, invece di colombe, volano minacciose proposte. Ricordiamo l'indagine del Censis resa pubblica pochi giorni fa. Da quella ricerca è scaturita una immagine desolante del nostro SSN: il 41,7% delle famiglie in Italia rinuncia alle cure per almeno un componente sia per le lunghe liste di attesa, sia per gli alti costi, nonostante già gli italiani paghino, di tasca propria, circa il 18% della spesa sanitaria totale, quasi 500 euro per anno per persona.
 
E ora tra le proposte della legge di stabilità anche la possibilità che le regioni in disavanzo, che sono ben otto, non avrebbero il blocco all'aumento delle imposte locali e comunque i presidenti e le giunte possono anche agire sui ticket. Quest'ultima possibilità è la più subdola e la più iniqua perché colpisce la parte più debole della popolazione: i malati. La possibilità per le Regioni di aumentare ancora il ticket rende un pessimo servizio sia ai cittadini, ma anche alla speranza di sopravvivenza dello stesso Sistema Sanitario. Inoltre l'entità del ticket (ad es.nel Lazio 14 euro per ogni richiesta con non più di otto prestazioni) rende appetibile per i privati proporre ed eseguire le analisi con un costo inferiore alla spesa per ricetta al di fuori della convenzione con il SSR e lasciare ai laboratori pubblici le analisi ad alto costo.
Risultato finale: i laboratori pubblici fanno meno analisi in numero assoluto, ma spendono proporzionalmente di più perché eseguono esami costosi.
 
Altro aspetto preoccupante è il mantenimento dei limiti al turnover. È ben noto che il personale sanitario è insufficiente ( e spesso mal distribuito) e su questa carenza viene ad innestarsi la legge 161/14 che prevede per le ASL l’applicazione della direttiva europea sull’orario di lavoro dei dirigenti: turno di riposo obbligatorio di almeno undici ore ogni 24 ore. Gli organici, già scarsi e con età media superiore ai 50 anni, non potranno mantenere i servizi attivi ed, essendo impedito un corretto turnover, sarà giocoforza ridurre ancora di più l'erogazione dei servizi con buona pace del SSN e della sua universalità.
Insomma piuttosto che cercare di migliorare la sanità italiana che, nonostante tutto, è la migliore d’Europa, si taglia indiscriminatamente giocando con la salute delle persone.
 
Alessandra Di Tullio
Segretario Fassid 


26 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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