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Quando mi beccai una denuncia per aver difeso le vaccinazioni

di Pier Luigi Bartoletti

07 OTT - Gentile direttore,
vedo e leggo con piacere che in questi giorni, con veemenza, è tornato alla ribalta il tema dell’importanza della vaccinazione. Dopo anni di silenzio in cui questo tema è stato lasciato al libero arbitrio, finalmente le Istituzioni sanitarie di questo Paese hanno posto l’accento sull’importanza di vaccinarsi e far vaccinare i bambini da temibili malattie, morbillo, poliomielite, per esempio, che negli anni passati, grazie alla vaccinazione erano divenute delle “rarità”.
 
Negli ultimi anni a parlare delle vaccinazioni erano rimasti i medici ed alcuni Presidenti di Regione, vedi il Lazio, preoccupati per l’evidente calo nel numero dei soggetti vaccinati e per le voci, sempre più presenti, soprattutto sui social networks, circa presunti danni da vaccino.
 
Per carità, come tutte le “pratiche” mediche, un’alea di rischio c’è sempre, ma nel caso delle vaccinazioni in sanità pubblica, il beneficio supera largamente ogni potenziale rischio. Le Istituzioni e chi scrive  sono state sempre stato molto attente sia alla sicurezza che all’utilizzo di conservanti potenzialmente nocivi, vedi mercuriali, nei vaccini utilizzati, soprattutto in quelli antinfluenzali  ed oggi i vaccini che usiamo sono privi di queste sostanze.
 
La tendenza delle vaccinazioni  antinfluenzali negli ultimi anni è sempre stata “al ribasso” con inevitabili conseguenze in termini di aumento dei malati nel periodo influenzale. Bene la levata di scudi a favore della vaccinazione, meno bene, invece, il solito riferimento punitivo nei confronti dei medici. Forse perché ultimamente la figura del medico è più simile ad un piattello cui sparare piuttosto che un professionista da valorizzare.
 
Sul controverso, per alcuni irriducibili iconoclasti, tema della vaccinazione, si sono viste scrivere cose pazzesche, chi accreditava tesi circa presunti “inciuci” della classe medica, con le Industrie Farmaceutiche, colpevoli di produrre vaccini, chi sottolineava come indebito il pagamento  del medico che vaccinava, come se eseguire una vaccinazione, atto medico, fosse quasi una colpa.
 
Così come attaccare i medici che dicevano semplicemente come la vaccinazione fosse una misura di medicina preventiva che evitava di poter contrarre patologie serie, rischiose non solo per la salute, ma in alcuni casi anche per la vita delle persone.  Il sottoscritto, per esempio, si è visto addirittura denunciare penalmente per procurato allarme, solo perché su un quotidiano aveva osato dire che per un soggetto a rischio, affetto da patologie croniche, contrarre l’influenza poteva avere conseguenze negative, finanche al decesso. Procedimento archiviato, ma il tapino, che sarei io, solo per dire l’ovvio, ovvero che di complicanze per l’influenza si può morire, si è “beccato” pure la denuncia penale.
 
Forse sarebbe ora che nel nostro Paese, oltre a coltivare lo sport di tiro sul medico si cominciasse anche a sanzionare ed a prendere posizione su chi fa campagne di comunicazione irresponsabili, che alimentano dubbi ed evocano scenari  che molto hanno di druidico, ma poco di scientifico. Invece, more solito, “pum , pum”  “daje al medico che sconsiglia di vaccinare”, cacciamolo dal servizio sanitario, alla gogna”. Neanche una sillaba, invece, su tutta la corte dei miracoli che da anni suscita allarmismo tra i cittadini.
 
Se tra le riforme in atto in questo Paese ci fosse anche il ritorno alla normalità delle cose, oltre il ricorso al perenne riformismo straordinario, una delle priorità nella lotta all’inappropriatezza sarebbe  investire sul proprio personale medico e sui propri operatori sanitari, sulla corretta informazione, sulla lotta alla disinformazione che, oltre a fare la notizia, fa pure i danni. Perché i vaccini che si fanno oggi li fanno i medici e se lo fanno è perché sanno, da evidenze scientifiche, che stanno facendo gli esclusivi interessi dei propri pazienti. Diciamo questo e con questo salvaguardiamo l’immagine e la dignità di chi tutti i giorni cure ed assiste malati. Le multe e le cacciate non aiutano. Aiuta la serietà e la sobrietà.
 
Pier Luigi Bartoletti
Vice segretario nazionale Fimmg

07 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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