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Dpcm precari. Gli effetti devastanti di una legge scritta male

di Giulio Liberatore

25 LUG - Gentile direttore,
qualche tempo fa, ci siamo occupati di proporre delle soluzioni praticabili per le regioni sottoposte a commissariamento e soggette a piani di rientro. Temevamo che, soprattutto in alcune regioni, si sarebbe potuto assistere ad una specie di assalto alla diligenza, dove, in assenza di regole certe, ed in presenza di commissari in scadenza, Direttori Generali allo sbando e strutture commissariali in evoluzione, al di là delle certezze, a volte relative, sulla proroga dei contratti in essere, in tema di stabilizzazione, avremmo assistito a tutto ed al contrario di tutto.
 
In realtà, quello che temevamo, sta puntualmente accadendo. In assenza di regole certe, ogni regione, anzi ogni ASL ed ogni Azienda Ospedaliera si sta comportando in maniera autonoma, spesso ai limiti dell'arbitrio. Piuttosto che procedere alla ricognizione dei posti da attribuire al personale precario, in attesa di stabilizzazione, e provvedere ai relativi adempimenti, ogni Commissario Straordinario ed ogni Direttore Generale, sottoposto a pressioni di ogni genere e provenienza, si sta attivando in maniera propria, spesso difforme da azienda ad azienda e da regione a regione...
 
Tutto ciò, con il rischio che il governo si opponga e che le giuste aspettative di tanti colleghi, che da anni tengono in piedi le sorti di vari Servizi Sanitari Regionali, siano costrette ad aspettare i lunghi anni della giustizia amministrativa. Se è vero, come è vero, che l'Italia è stata la culla del Diritto, è anche vero che, spesso, le leggi non vengono scritte in modo chiaro, e che ognuno ci trova cavilli da utilizzare a proprio uso e consumo.
 
Facciamo un esempio: si può mai offrire una stabilizzazione ad un collega specialista ambulatoriale con delle ore di Odontoiatria Forense, e negarla ad un collega che, magari con delle procedure non tipicamente definite, e non per colpa sua, comunque tiene in piedi una struttura operativa di emergenza in qualche Pronto Soccorso, in zone dove non esistono strutture sanitarie alternative?
 
La risposta più sensata dovrebbe essere no!!! Eppure il rischio che possa succedere è meno aleatorio di quanto si possa credere... Abbiamo criticato in tutti i modi l'ultima versione del Dpcm sulla stabilizzazione del personale precario in servizio nelle varie articolazioni del SSN e continuiamo a ritenere di averlo fatto a giusta ragione. Scrivere un testo, non del tutto chiaro, e non applicabile, in modo uniforme, su tutto il territorio nazionale e, soprattutto, che non avrebbe tutelato in modo uniforme tuta una serie di contratti atipici, aveva insito il rischio che sarebbe potuto succedere quello che, in queste righe, abbiamo provato a descrivere.
 
È l'effetto, spesso devastante, delle leggi scritte in modo poco chiaro e soggetto ad interpretazioni di ogni tipo e, soprattutto, che queste interpretazioni possono tornare utili ai pochi furbi in danno dei tanti che furbi non hanno neppure il tempo di diventarlo, costretti come sono a mantenere in piedi unità operative carenti di personale e, spesso, di attrezzature.
 
Paradossalmente, sarebbe stata meglio una sanatoria. Come quelle di altri tempi, con poche regole certe, spesso di tipo temporale, e quanto più ampia possibile. Certo, ci sarebbero volute ben altre risorse economiche, ma, comunque, anche con le poche risorse disponibili, un testo migliore si poteva pur scrivere. E, pur in tempi difficili, senza mai dimenticare che, in assenza di risorse, non si costruisce nulla. E noi abbiamo terribilmente bisogno di un punto dal quale ripartire!
 
Giulio Liberatore
Segretario Generale Aggiunto COSMeD

25 luglio 2015
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