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I Medici di Famiglia e quel falso mito delle loro “paghe d’oro”

di Francesco Buono

18 MAG - Gentile Direttore,
duole essere costretti a constatare come la disinformazione ed il pressappochismo spicciolo da tempo regnino sovrani quando si parla delle retribuzioni dei Medici di Medicina Generale (non “medici di base” come tuttora capita di leggere su troppe testate giornalistiche: la “base” presupporrebbe infatti un’ ”altezza” e non mi pare che l’articolazione dei campi di esercizio della Medicina preveda una sorta di “gerarchia” altimetrica in materia…): talvolta capita addirittura di leggere svarioni in campo “amico”, ma il più delle volte si muove la “grande stampa” e ciò avviene solitamente quando sono prossimi elezioni, rinnovi contrattuali od eventi eclatanti come uno sciopero.

Il recente articolo del Corriere della Sera di Bologna ne è a mio avviso un esempio illuminante, e l’indubbia sagacia di chi lo ha redatto appare evidente nell’utilizzo dell’arte del “macchiettare” (anche se il termine più aderente lo troviamo nel vernacolo siculo, ed è “mascariare”: tingere con il carbone in modo che resti il segno) qua e là, anche laddove verrebbe da pensare ai famosi “cavoli a merenda”. E’ interessante infatti apprendere che il Medico di Medicina Generale è “un libero professionista convenzionato con il sistema sanitario nazionale con il quale si interagisce spesso per telefono o per posta elettronica e che si rincorre in studio, cercando di indovinare in quale orario sarà presente”, e dinanzi al turbamento che evidentemente l’articolista ha è pertanto opportuno rincuorarlo, facendogli notare che se c’è chi rincorre qualcuno evidentemente vuol dire che…l’ha trovato, dopodichè se vuole sapere i suoi orari li può trovare affissi in studio, come da Accordo Collettivo Nazionale, oppure presso la ASL di riferimento.

Facile, no? Oppure necessita qualche altro suggerimento?

Riguardo al telefono e/o alla posta elettronica, l’articolista, forse non volendo, non fa che enfatizzare come l’utilizzo di tali mezzi, il secondo soprattutto negli ultimi anni e con tendenza all’aumento esponenziale, dimostra casomai un aumento della disponibilità del medico in favore di un’utenza che spesso, non potendo recarsi per i più disparati motivi presso lo studio del sanitario e non essendo affetto da patologie acute e/o gravi che richiedano una visita a domicilio, desidera lecitamente consultarlo al di fuori degli orari di ricevimento. Ma al di là di tali sbavature, utili forse ad orientare in modo preconcetto l’opinione in materia di chi legge ma fini a se stesse e facilmente confutabili con la forza dei dati di fatto, credo sia opportuno puntualizzare la “vexata quaestio” delle famose “paghe d’oro”.

Innanzitutto, poiché spesso si usano indifferentemente i termini di “incasso”, “guadagno”, “netto” e “lordo” giocando ad indurre semplicistici paragoni con il classico “stipendio” del dipendente pubblico, impiegato o dirigente che sia, è indifferibile l’esigenza di fare chiarezza. Prevenendo un altro “luogo comune”, che vorrebbe il Medico di Medicina Generale impegnato poche ore al giorno (quelle - per intenderci - in cui è presente in studio per l’attività di tipo ambulatoriale), diciamo subito che si tratta di un "bias" originario che inficia il calcolo effettuato per gli emolumenti nonché la rispondenza degli stessi alla quantità del lavoro svolto.

Se assumiamo infatti il concetto che "orario di servizio" = "orario d'ufficio" (presenza in studio) + "impegni di servizio" (visite domiciliari programmate e non, aggiornamento scheda sanitaria obbligatoria, consulti telefonici e telematici, impegni a favore della collettività quali le campagne vaccinali, aggiornamento obbligatorio, ecc. ecc.) entriamo in un campo ove è molto difficile ridurre a quota oraria impegni molto differenti in ragione sia della composizione della popolazione assistita che delle caratteristiche orogeografiche e sociali delle varie realtà del nostro Paese.

Ma per non tirarmi indietro dinanzi a raffronti retributivi che si ritenesse di dover fare, dando perciò l’impressione di voler scansare una puntuale rendicontazione, accantonando il riferimento al "valore dell'ora lavorata" che per quanto detto sopra non è proponibile, posso semplicemente tentare di "omogeneizzare" il reddito totale delle due realtà lavorative (il medico di famiglia ed il lavoratore dipendente, magari il dirigente per analogia di funzioni) in particolare cercando di adattare con l'artificio della simulazione (e quindi con le dovute correzioni) la retribuzione effettiva del primo e del secondo.

Escludendo logicamente indennità aggiuntive su base di impegni volontari nel campo dell'Assistenza Primaria, come del resto credo possa avvenire per gli straordinari dei dipendenti pubblici, e limitandomi ai compensi tabellari desumibili dalla vigente Convenzione, desumo che:
- un Medico di Medicina Generale massimalista (1500 Assistiti), al massimo cioè della propria "carriera", traguardo che non è certo la base d'ingresso nella sua realtà lavorativa ma si raggiunge faticosamente e senza alcuna garanzia di mantenimento dopo vari anni di lavoro, RICAVA (non GUADAGNA) mensilmente per ogni Assistito € 3,33750 (compenso forfettario annuo) + € 0,25670 (quota capitaria di ponderazione) + € 0,25670 (quota finalizzata al governo clinico) + € 100 onnicomprensive (indennità di collaborazione informatica) per un totale quindi di € 5876,35 cui si aggiunge nella migliore delle ipotesi € 686,25 (assegno individuale non riassorbibile, unica voce costante insieme con l'indennità informatica) per un totale di € 6462,60;
- tale somma va, nel tentativo di omogeneizzazione che ho premesso, moltiplicata per 12 (i mesi dell'anno) e poi divisa per 13 (non essendo prevista la tredicesima mensilità per il Medico di Medicina Generale), per cui scenderemo a € 5965,48/mese
- assumendo che il Medico di Medicina Generale non si ammali mai, e limitandomi alla previsione di un godimento di ferie di giorni 30 (parimenti non previste retribuite per il Medico di Medicina Generale, che anzi a differenza del "libero professionista puro" non può limitarsi a "chiudere lo studio" ma deve "provvedere a sue spese alla sostituzione", circa € 100/die), avremo un esborso vivo di € 3000 (quota parte mensile quindi di € 250), ed ecco quindi un ulteriore ritocco che porta il ricavo ad € 5715,48/mese
- l'attuale sistema di tassazione prevede una ritenuta d'acconto del 20% sull'imponibile, pari come noto alla somma lorda erogata sottraendo i contributi previdenziali attualmente pari al 6,125% nella parte a carico del singolo Medico di Medicina Generale (€ 350,07), per cui la somma erogata in busta paga scenderà a € 5365,41 al netto dei contributi, su cui applicare la suddetta ritenuta d'acconto (€ 1073,08) per una somma effettivamente erogata pari a € 4292,33/mese; in sede di calcolo dell'Irpef con il sistema delle aliquote vigente, a fronte di un imposta dovuta pari ad un aliquota media di circa il 34%, ciò porterà ad un'imposta lorda pari ad € 1824,24 che, sottraendo ad essa il valore della ritenuta d'acconto suesposta, aggiungerà un prelievo fiscale di € 751,16/mese e di conseguenza ridurrà l'emolumento percepito a € 3541,17.
 
Saremmo a questo punto portati a considerare tale ultima somma (€ 3541,17) come il guadagno del Medico di Medicina Generale al top della "carriera", senza ulteriori indennità aggiuntive allo stato non obbligatorie; peccato però che sui calcoli fin qui effettuati incida l'IRAP (non prevista per i dipendenti pubblici) per una media di € 350/mese, scendendo quindi ad € 3191,17. Qui devo fermarmi nel tentativo di omogeneizzazione Medico di Medicina Generale/Dipendente-Dirigente pubblico: le ulteriori voci di spesa per il primo, alcune obbligatorie (spese di produzione del reddito tra cui principalmente la sede di lavoro, a suo carico a differenza del Dipendente-Dirigente con cifre variabili tra città e provincia, le spese di telefono ed elettricità, hardware e software dedicato, i rifiuti speciali, ecc. per cifre dell'ordine di un migliaio di euro) e altre facoltative ma oggigiorno a fronte dei numerosi adempimenti amministrativi fortemente consigliate (Segretaria, Fiscalista, a suo carico a differenza del Dipendente-Dirigente), così come - per equità - i vari meccanismi di detrazione/deduzione fiscale (a vantaggio del Medico di Medicina Generale e non del Dipendente-Dirigente) non consentono più una comparazione di accettabile livello tecnico.

Devo però concludere con un accenno al trattamento pensionistico, nettamente favorevole al Dipendente-Dirigente: in questo caso, per arrivare ad una omogeneizzazione con quest'ultimo, il Medico di Medicina Generale deve pensare a secondo e terzo pilastro pensionistico che non possono non prevedere un ulteriore esborso mensile di denaro, anche qui variabile a seconda del piano prescelto ma dell'ordine di € 500/1000 tentando una media grossolana, nonchè al mancato TFR: ce n'è abbastanza, credo, per ridimensionare, e di molto, le cifre di cui nell’articolo del Corriere della Sera si è parlato. Dopodichè, cortesemente, se si ha voglia di replicare e controbattere lo si faccia pure, ma - almeno - argomentando con dati tecnici obiettivabili alla mano e non ragionando per slogan!

Per ultimo, ma non ultimo in quanto ad importanza, constatiamo come dinanzi ad uno sciopero che non ha alcun risvolto di valenza economica (e come è noto comporta la trattenuta sulle competenze mensili), ma ha unicamente lo scopo di tutelare la libera scelta del proprio Medico da parte dell’Assistito, messa in pericolo dall’atteggiamento delle Regioni che nell’ostacolare pervicacemente la stesura del nuovo Accordo Collettivo Nazionale puntano da un lato alla disgregazione di un Sistema Sanitario Nazionale che offra le medesime possibilità al Cittadino da Pantelleria a Trieste, e dall’altro a ridurre furbescamente ad una dipendenza di fatto il Medico di Medicina Generale senza assumersene responsabilità ed oneri, anziché scendere nel dettaglio dello stesso si parli (come visto, a sproposito) delle retribuzioni: sarebbe come esaminare il caso di una censura imposta ad un giornalista che ad essa si ribelli iniziando a parlare - male - di quanto guadagna con la sua professione (qualcuno dei tempi passati direbbe: “Che ci azzecca???”).


Francesco Buono
Medico di Medicina Generale - Roma


18 maggio 2015
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