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Se l’infermiere sa chi è, sa cosa fa

di Davide Trudu

16 APR - Gentile direttore,
sono un infermiere da 12 anni e ora lavoro in Pronto Soccorso. Vorrei esprimere il mio punto di vista sulla questione del “comma 566”. Il discorso che vede al di là delle "competenze", le quali limitano i campi d'azione dell'infermiere, è interessante. Come suggerisce Prof. Cavicchi, lavorare sul concetto di "potere dei soggetti", avendo come cardine il malato e focalizzarsi sulla vera forza di cambiamento che è l'organizzazione del lavoro è una indicazione lungimirante.

Noto, come il, Prof Cavicchi ponga la questione di trovare una definizione di "assistenza" che in sè come accezione assoluta non ha alcun significato. D'altro canto, se trovassimo un significato nuovo troveremo anche la nostra identità. Che cosa meglio della parola “Cura” rappresenta quello che l'infermiere fa? Curare non è meno che Diagnosticare e Prescrivere, anzi! Soffermiamoci sulla metafora della "sintassi", citata dall'autore dell'articolo, perché un cervello non lavora per gerarchie ma per tappe che avanzano attraverso continui feedback. Trovando modi più gratificanti e intellettualmente più evoluti di gestire i feedback professionali ogni soggetto ritroverebbe il proprio posto all'interno del sistema.
 
Se l'infermiere sa chi è, sa cosa fa. Solamente attraverso l'organizzazione del lavoro noi infermieri avremo modo di appropriarci della nostra identità e autonomia, senza tale strumento il sistema di cure sarà destinato entro pochi lustri ad essere smantellato e riportato agli albori; ci sono infermieri pronti a venire dai Paesi in via di sviluppo per curare quelli che saranno i malati di domani, noi stessi cittadini di oggi. Il processo si è già avviato. Per il bene e nell'interesse del nostro valore sociale dobbiamo mobilitarci, esprimendo le idee al riguardo. Vogliamo un sistema sempre più improntato agli affari o che tenga alto il livello e la qualità della cura in Italia?
Essere al contempo infermieri e cittadini ci fornisce un duplice strumento di azione. Da un lato, il cittadino italiano che ancora oggi prende parte alla gestione della res-publica, dall'altro lato, un infermiere-cittadino che ha la consapevolezza della direzione in cui si sta muovendo il mondo della sanità.

Usiamo le piazze per gestire il bene pubblico, correggiamo la rotta in merito alle decisioni che ci riguardano come cittadini, in maniera pacifica, ma facciamolo.

Davide Trudu 
Infermiere

16 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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