Comma 566. Basta con i minuetti
di Antonio Cartisano
13 MAR -
Gentile direttore,
nei minuetti visti finora intorno al comma 566, abbiamo potuto esaminare dubbi, falsità, silenzi, contraddizioni e speranze che sono solo alcune delle diverse facce dei vari mondi che si contrappongono da decenni nel panorama della sanità italiana. Alcune di queste facce, lasciatemelo dire sono proprio delle belle “doppie facce” abituate ad esprimersi con libera scelta secondo l'ambito e gli interlocutori con cui si confrontano. E così di aver parlato a chi non basterebbe neppure quanto tale comma ha già fatto di danni alle professioni sanitarie in Italia mentre ad altri soggetti luccicano gli occhi per un ritorno all'epoca padronale con i soldi pubblici.
Si, tutto ciò accade ora proprio in Italia perché negli altri Paesi Europei tale contenuto forse potrebbe ritrovarsi forse nelle più arcaiche normative dei colleghi delle professioni sanitarie, poiché nessuno ad oggi riceve tali indicazioni squilibrate, nel senso dell'equilibrio dei rapporti, in quanto scatenerebbero rivolte da far bloccare un intero sistema sanitario non senza problemi per i cittadini. Luglio 1994, storico momento di compattezza delle Professioni Sanitarie Italiane, sciopero e manifestazione a Roma, tutti se la ricordano e molti ne sentono di nuovo il bisogno, ma il Governo Renzi non ne ha interesse poiché se vuole realizzare molto, con meno spesa e nuovi costosissimi diritti, ha la convenienza di aumentare la disponibilità e la partecipazione attiva e responsabile dei Professionisti della Salute, anziché renderli succubi di vecchie schiavitù e nascondersi dietro al vecchio: “a me non tocca aspetto indicazioni dall'alto”. Dall'alto di chi poi è tutto da vedersi se pensiamo all'attuale gestione di certi servizi della sanità pubblica in mano a soggetti che non conoscono né produzione e meno che mai qualità dei servizi.
C'è solo una cosa da fare: andare avanti con l'applicazione delle leggi esistenti e non ancora applicate, ricordando che nelle Regioni ci sono delle resistenze utili a fermare anche lo sviluppo dei servizi infermieristici come delle altre aree professionali e previsti e attuati dalla “vecchissima legge 251 del 2000”, dei quali i “distruttori di cui sopra” non sono interessati alla produzione e qualità dei servizi ai cittadini, ma al loro quieto vivere a carico dello Stato. O usciamo dal buco in cui tali conflitti hanno infilato volutamente la Sanità Pubblica in meccanismi “patologici”, oppure lasciamo scivolare, ancora una volta il problema e ognuno farà quello che vuole, ma assumetevi la responsabilità.
Dott. Antonio Cartisano
Presidente SPIF AR - Sindacato professionale italiano fisioterapisti e professioni area riabilitativa
13 marzo 2015
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